Modolo: «Nel ciclismo non ci sarà più posto per i velocisti. Mi sento come Valentino Rossi»

Sacha Modolo in allenamento durante il training camp di inizio stagione della Bardiani (foto: Bardiani-CSF-Faizanè)
Tempo di lettura: 3 minuti

Sacha Modolo ha sempre avuto la capacità di lanciare la bicicletta a velocità folli negli ultimi infiammati metri di gara. Una combinazione di equilibrio, fame e adrenalina, perché lui fa parte di una razza particolare di ciclisti: lui è un velocista. La sua 50esima vittoria è lì, a un passo, che forse non ci sarà mai. Il 2023 è alle porte, la (Green Project) Bardiani-CSF Faizanè ha escluso il suo rinnovo e dopo 13 anni da professionista, la carriera di Modolo potrebbe concludersi così.

Modolo, com’è nata questa situazione?

«Ho 35 anni e 13 di questi li ho vissuti come ciclista professionista. Sapevo di poter smettere, se non quest’anno il prossimo. Ho sempre avuto un bellissimo rapporto con Reverberi, ma bastava un minimo di chiarezza da parte loro. Se l’idea di non rinnovarmi il contratto l’avevano già a metà stagione, bastava che me lo dicessero così potevo annunciare il mio ritiro e finire la mia carriera lì, da loro, nella squadra dove tutto è iniziato. Invece è successo tutto all’improvviso, in maniera anonima».

Hai ricevuto qualche altra offerta?

«Il mio procuratore si sta muovendo, ma i team sembra che abbiano i milioni e poi saltano. Ci sono tanti corridori senza una squadra, però spero di poter fare l’ultimo anno, di raggiungere la 50esima vittoria e di concludere la mia carriera come ho sempre immaginato».

Essere un velocista non aiuta a trovare spazio in questo ciclismo pazzo.

«Quando correvo in Lampre avevo un treno e soprattutto due uomini, Ferrari e Richeze, che mi proteggevano fino agli ultimi metri prima del traguardo. Eravamo in 5/6 velocisti che potevano vincere la gare, supportati da una squadra intera. Oggi, invece, ci sono venti corridori a fare la volata, con massimo un paio di compagni guida: non sempre vince il più forte perché le variabili sono di più».

Secondo te cosa pensano le squadre degli sprinter puri?

«I team puntano a conquistare i grandi Giri e il velocista è lasciato un po’ a se stesso. Il problema è anche questo: se lo scalatore arriva quinto in salita, il risultato viene esaltato. Se invece lo sprinter coglie la stessa posizione, magari a pochi centimetri dal primo, non viene molto considerato. È questa la visione delle squadre e del pubblico: il velocista deve vincere!».

Come hai vissuto le gare più recenti rispetto a quando sei passato pro?

«Non c’è un attimo di respiro. Ogni minima salita viene affrontata al massimo. Prima potevi vedere staccarsi alcuni velocisti mentre gli altri continuavano a lottare per la vittoria. Adesso non è più così, appena la strada sale rimangono davanti i migliori scalatori e nessun uomo veloce».

I fenomeni che sono emersi, sempre più forti anche in salita, hanno cambiato le carte in gioco?

«Prendo d’esempio la Milano-Sanremo e ti dico, in maniera amichevole e scherzosa: Vincenzo Nibali, ma perché ce l’hai rovinata a noi velocisti? Forse solo un Caleb Ewan in giornata riesce a resistere alle loro fiammate. Da quell’anno lo scalatore ha capito di potercela fare in tutte le gare».

Modolo
Sacha Modolo in lacrime dopo il traguardo a tre anni dall’ultima vittoria

Che tipo di ciclismo sarà?

«Difficile prevedere il futuro, ma la scienza sulla preparazione atletica e la continua ricerca dei materiali darà a tutti la possibilità di performare al massimo. La differenza tra i più forti sarà minima. Già ora non puoi presentarti sulla linea di partenza senza essere in condizione, devi sentirti sempre fresco e al 100%. Io ho iniziato il Giro d’Italia di quest’anno con tante gare nelle gambe (30, ndr) e tra una tappa e l’altra facevo veramente fatica a recuperare».

Come stai passando questo momento?

«Alcune volte quando pensi di dover continuare non vedi l’ora di smettere. Adesso sono lì, a un passo dal farlo e mi girano un po’, la passione è tanta. Certi giorni ho dovuto affrontare tappe di alta montagna, immerso nel gelo e inzuppato nell’acqua della pioggia, ma la vita del ciclista per me è semplicemente bella. Io sono anche un appassionato di MotoGp e in questo momento mi rivedo nelle parole di Valentino Rossi:”Ho sempre fatto questo, nonostante avessi dimostrato il mio valore ho continuato fino ad ora, ma sarà comunque difficile pensare che non correrò più”».