Valoti e la Colpack che verrà: «Meris e Persico si giocano il professionismo, Romele lo aspetto nelle classiche»

Gianluca Valoti insieme a Mattia Petrucci dopo la sesta tappa del Giro d'Italia U23 2022
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Per essere una stagione di transizione, l’anno della Colpack-Ballan è stato comunque brillante. Diciassette vittorie, una tappa sfiorata al Giro con Meris, un paio di piazzamenti all’Avenir con Gomez e tanti altri nelle corse del calendario italiano. Praticamente impossibile replicare i fasti del 2021, ma era stato messo in conto. D’altronde non capita tutti gli anni di vincere il Giro con Ayuso e il mondiale con Baroncini.

«Sarebbe stato assurdo aspettarsi di replicare quanto fatto nel 2021 – riflette Gianluca Valoti, storico direttore sportivo della formazione bergamasca – Anzi, ringrazio Bevilacqua e Colleoni perché l’organico era comunque valido e all’altezza nonostante avessimo perso i nostri migliori elementi approdati al professionismo. Ben vengano le annate di transizione, se sono sempre così. E poi l’anno scorso filò tutto per il verso giusto. Quest’anno, al contrario, abbiamo dovuto fare i conti con la sfortuna. Ogni squadra ha avuto la sua dose, non fraintendetemi, non voglio accampare scuse. Ma noi, di problemi, ne abbiamo avuti più degli altri. In vent’anni non ricordo una stagione così flagellata dai malani, dalle mononucleosi e dagli acciacchi».

Un’annata tutto sommato buona, Gianluca, durante la quale siete tuttavia mancati in certi appuntamenti.

«E’ vero, inutile girarci intorno. Dovevamo raccogliere di più in particolar modo nelle gare internazionali, alla fine quelle in cui conta maggiormente mettersi in mostra e lasciare il segno. Il rimpianto più grande è questo, insieme al successo di tappa soltanto sfiorato al Giro d’Italia con Meris. Peccato, la nostra stagione avrebbe preso un’altra piega».

Meris rimane comunque uno dei vostri migliori elementi. Il 2023 sarà l’anno decisivo per il suo passaggio tra i professionisti?

«Lo conosco da quand’è un bambino, correva nella squadra di mio padre. E’ bergamasco, spesso passa in magazzino, inutile dire che a lui siamo legatissimi. Ci puntiamo molto, lo reputiamo un talento e finalmente quest’anno si è sbloccato battendo i Qhubeka al Giro del Casentino. Io spero che nel 2023 sappia meritarsi la massima categoria. I mezzi non gli mancano».

E allora cosa gli manca?

«Un salto di qualità in termini di prestazioni e di risultati. Niente di arcano, insomma. Vediamo se sarà in grado di farlo. Noi crediamo di sì. Lui si è provato nelle classifiche generali, ma ha sempre avuto una giornata storta. Non ho dubbi, il suo terreno di caccia prediletto sono le classiche. Resiste facilmente sugli strappi e ha un ottimo spunto veloce. Sarà uno dei nostri capitani per la prossima stagione».

Meris
Sergio Meris al Giro d’Italia U23

C’è un corridore che ti ha piacevolmente stupito?

«Direi di no, sapevamo cosa aspettarci da ognuno di loro e i risultati ottenuti non hanno smentito le nostre aspettative. Sono contento di quello che abbiamo ottenuto coi nostri velocisti, questo sì. Di Gomez e Persico conoscevamo ampiamente il valore, Quaranta ha conquistato due affermazioni nonostante un’annata flagellata dai problemi fisici e di salute, Della Lunga ha finalmente cominciato ad esprimersi a buoni livelli».

Però Gomez non è stato riconfermato.

«Una scelta dolorosa, ma dal prossimo anno diventa un elite e noi già da tempo puntiamo perlopiù sugli Under 23. Ci è dispiaciuto sapere che non passerà professionista: si è ben comportato anche a livello internazionale ed è rimasto ben quattro anni con noi, quindi è inevitabile affezionarsi. Ho saputo che correrà comunque in Italia (alla Petroli Firenze-Hopplà-Don Camillo diretta da Matteo Provini, ndr), gli auguro il meglio».

C’è, invece, un corridore dal quale ti aspettavi di più?

«Sai, è facile pensare a Mattia Petrucci, che era il faro della squadra e veniva da un 2021 di altissimo profilo. Però fisicamente è stato sfortunato e probabilmente ha scontato la pressione del doversi ripetere: l’ambiente puntava su di lui, non si è mosso con la stessa leggerezza che aveva nella passata stagione quando i vari Ayuso e Baroncini erano più esposti di lui. Ma ha meritato il passaggio con la Bardiani, si è sempre impegnato al massimo e noi non possiamo rimproverargli assolutamente niente».

Davide Persico vince la Milano-Busseto 2022 (foto: Rodella)

Oltre a Meris, chi saranno i capitani per la prossima stagione?

«Sicuramente Persico. Me lo aspetto competitivo nelle volate sporche e sui percorsi misti, gli si addicono. Amadori lo ha già convocato per qualche appuntamento internazionale, sono sicuro che di occasioni ne arriveranno altre. Anche per lui il 2023 sarà decisivo per passare professionista: come Meris sarà al quarto anno nella categoria».

E poi c’è Romele: terzo al Sestesi, quinto al Rancilio, quarto all’italiano e a Castelletto, secondo alla Piccola-Sanremo e alla Coppa Collecchio. Non male per essere al primo anno tra i dilettanti.

«Sinceramente non ci ha stupito, siamo consapevoli di avere tra le mani uno dei migliori talenti del ciclismo italiano. Non dimentichiamoci che nel 2021, tra gli juniores, vinse il campionato italiano arrivando da solo con 1’40” sui primi inseguitori. Al campionato italiano, se si fosse mosso prima, sarebbe potuto salire sul podio. Germani non lo avrebbe ripreso, quel giorno è stato il più forte, ma una medaglia l’avrebbe portata a casa. Sicuramente nelle classiche punteremo anche su di lui».

A proposito di obiettivi, quale gara sogni di vincere?

«La mia aspirazione più grande era il mondiale e grazie a Baroncini l’ho soddisfatta. Per il 2023 penso ad una tappa al Giro, a qualche classica internazionale come Liberazione e Recioto, magari a qualche titolo nazionale, ché indossare delle maglie identificative fa sempre piacere. Chiedo troppo? Spero di no, secondo me il gruppo sarà all’altezza».