Persico cerca il riscatto: «Le vittorie, le difficoltà, il dualismo con Gomez: ecco la mia stagione»

Davide Persico vittorioso alla Coppa San Geo 2021. (Foto: Rodella)
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Dar continuità a prestazioni di alto livello e ai picchi di forma è uno degli aspetti più complicati nel ciclismo di oggi. Tanto nel professionismo quanto nella giungla degli Under 23, dove tutti vogliono mettersi in luce in ogni momento della stagione per guadagnare un posto tra i grandi. Lo sa bene Davide Persico, protagonista di un grande inizio di stagione con tre vittorie (Milano-Busseto, Circuito del Porto, Coppa Amleto Giarola) e diversi podi fino a maggio. Poi la partecipazione all’Adriatica Ionica Race a inizio giugno dove, come nello scorso anno, ha avuto l’occasione di confrontarsi con diversi professionisti e regolando il gruppo in volata ha strappato un sesto posto nella prima tappa prima di ritirarsi. Dopodiché quella brillantezza che l’ha contraddistinto nei primi mesi di corse è sfumata e il suo nome è sparito dalla testa degli ordini d’arrivo. Una seconda parte di stagione in ombra che gli ha precluso la possibilità di vestire la maglia della nazionale nei grandi appuntamenti. Viene spontaneamente da chiedersi cosa sia successo e poniamo l’interrogativo direttamente a Persico.

Davide, come mai questo calo di rendimento?

«Fino a inizio maggio ho fatto bene, poi ho preparato il Giro d’Italia in altura a Livigno e quando sono sceso stavo bene: il sesto posto all’Adriatica Ionica Race vincendo la volata del gruppo lo certifica. Dopo la condizione è calata un po’, ma da inizio stagione stavo andando forte e quindi l’avevo messo in conto. Adesso mi sono ripreso per concluderla al meglio. Ma nell’ultimo periodo, anche se è mancato l’acuto, sono migliorato tanto in salita e ho continuato a lavorare sempre al meglio in allenamento».

Questo calo da fine maggio ti ha chiuso le porte della nazionale in vista dei grandi appuntamenti che si stavano avvicinando…

«Esatto, l’intenzione era fare il Tour de l’Avenir ma appena la condizione è calata ho dovuto staccare per forza altrimenti compromettevo tutta la stagione. Non ho più corso per tre settimane e giustamente Amadori ha fatto altre scelte».

Durante queste tre settimane ti sei confrontato con la squadra o ti hanno lasciato più libero?

«Anche la squadra mi ha detto che il calo di condizione non doveva spaventarmi, è molto difficile tenere alti ritmi per l’intera stagione e andare sempre a podio. I miei diesse mi hanno consigliato di fare una settimana senza bici in tranquillità e poi riprendere con calma in vista del finale di stagione. Adesso sto bene, i test danno buone indicazioni per gli ultimi impegni».

Non pensi quindi d’aver commesso qualche errore?

«Col senno di poi ad inizio giugno in altura a Livigno forse era meglio non caricare troppo con i lavori più duri. Già stavo bene e quindi potevo evitare di alzare troppo l’asticella, invece ho voluto forzare un po’. Pensando di poter migliorare ancora, ho finito per esagerare».

Questo era l’anno in cui ti eri prefissato di dare tutto per passare professionista. Senti pressioni in vista della quarta e ultima stagione da Under 23?

«La pressione c’è non avendo nessun contatto sicuro o contratto con una squadra dei professionisti. Quindi vado alle gare con il pensiero di farmi notare e non semplice, ma è un aspetto che bisogna saper gestire. Speravo qualcosa di più visti i buoni risultati di inizio stagione, invece ho avuto qualche contatto solamente con le squadre che già si erano fatte vive lo scorso anno. Ma non è finita, ho ancora qualche possibilità».

L’arrivo trionfale di Davide Persico alla Milano-Busseto (foto: Rodella)

Tra le corse al quale hai partecipato in questa stagione c’è stata l’Adriatica Ionica Race, aperta anche ai pro’. Una gara in cui ti sei messo in luce anche nella scorsa edizione: Persico, nel confronto con i professionisti hai notato delle differenze tra la passata esperienza e l’ultima?

«Nel giro di un anno sento che sono migliorato nell’affrontare una corsa a tappe come può essere l’Adriatica Ionica Race. La scorsa stagione facevo più fatica nel recupero tra una tappa e l’altra. Invece adesso simulando delle corse a tappe in allenamento o facendo dei carichi di lavoro sequenziali. Grazie a quest’attività mi sono sentito meglio durante una corsa di più giorni».

Hai detto di essere migliorato in salita. Guardando le tue caratteristiche l’obiettivo è quindi aumentare un po’ la resistenza per tenere anche sui percorsi più mossi?

«Sì, esatto. In questo devo stare attento anche a non perdere troppo peso, massa muscolare, perché altrimenti va a scapito della potenza in volata. Quindi bisogna sempre trovare il giusto equilibrio per tenere in salita e mantenere al meglio le qualità di velocista».

Ad inizio stagione ci avevi confidato che dovevi imparare a credere di più nel lavoro di gruppo, a fidarti maggiormente dei compagni di squadra. Quest’anno ci sei riuscito o ci devi ancora lavorare?

«Non ancora, ci devo lavorare. Ad esempio in volata mi fido dei miei compagno ma quando vedo il treno della squadra avversaria che sale mi capita di buttarmi sulle loro ruote. Possiamo anche considerarla come un’abilità: la scaltrezza e il saper leggere alcune situazioni sono due qualità che fanno la differenza per un velocista. Ma magari sul lato dell’etica di squadra non è il massimo, visto che ci sono dei compagni che lavorano per me. Questo è comunque un aspetto sul quale deve lavorare tutta la mia squadra».

Ecco. Alla Colpack-Ballan c’è anche Nicolas David Gomez che ha le tue stesse caratteristiche. A proposito di lavoro di squadra, vi è capitato di correre insieme e puntare allo sprint finale entrambi? Oppure la squadra ha chiarito sempre bene le gerarchie?

«Questo “conflitto d’interessi” all’inizio è stato un po’ problematico. Anche lui, essendo al quarto anno, puntava a passare professionista ma pure io cercavo subito i risultati, come altri miei compagni di squadra. Ognuno rivendicava i propri spazi e in alcune situazioni ci sono stati dei confronti vivaci con la squadra. Discussioni costruttive al fine di gestirci al meglio tra di noi».

Persico, dove ti vedremo impegnato in questo finale di stagione?

«Parteciperò oggi alla Coppa Collecchio e sabato al GP Varignana, entrambe in Emilia Romagna. Poi la settimana prossima, martedì 27, sarò in Toscana per la Ruota d’Oro e sabato 8 ottobre in Francia alla Parigi-Tours, visto che abbiamo ricevuto l’invito. Chiuderò la stagione alla Coppa d’Inverno in Lombardia il 16 ottobre».

Silvia Persico, tua sorella, ci aveva riferito che avete un ottimo rapporto, anche di reciproco aiuto per il ciclismo. Quest’anno lei è stata tante volte protagonista in corsa: come stai vivendo la sua esplosione?

«Già dal ciclocross durante lo scorso inverno stava migliorando tanto. Poi su strada a differenza della scorsa stagione, quando ha lavorato tanto per le compagne, ha avuto più spazi per lei, dimostrando grandi potenzialità. Si merita tanto tutti gli ottimi risultati. Silvia mi dà numerosi consigli e mi sprona a migliorare, a tener duro spostando l’asticella sempre più in alto. Sì, il nostro è un rapporto positivo basato anche sulla sana competizione in famiglia».