Marco Cavorso ci racconta come nasce un’idea: «A volte basta una scintilla per accendere una fiamma»

Marco Cavorso, delegato dell'ACCPI (foto: Cavorso, Twitter)
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Come in molti ormai sanno, martedì 8 novembre è stata depositata una proposta di legge in parlamento per rendere le strade su cui pedalano i nostri ciclisti più sicure ed eravamo curiosi di scoprire l’opinione di Marco Cavorso (delegato dell’ACCPI) al riguardo. Cavorso è un rappresentante istituzionale dell’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani da diversi anni, la nomina gli è stata conferita per via delle numerose iniziative da lui intraprese dopo il tragico incidente del 2010 che purtroppo si portò via suo figlio. Tommaso (così si chiamava) giovane ciclista di tredici anni, venne travolto ed ucciso da un furgone impegnato in un pericoloso sorpasso.

Alcune settimane fa Cavorso ha ricevuto una telefonata dal deputato Mauro Berruto, che con le migliori intenzioni stava lavorando per fare qualcosa che potesse essere utile per lo sport. Berruto voleva un suggerimento da una persona ferrata in tema di sicurezza ed ha trovato, infatti, le risposte che cercava. Ovviamente questo è solo l’inizio di una lunga lotta che va portata avanti con grande forza e proprio per questo motivo Cavorso pensa che «bisognerebbe diminuire il limite di velocità nei centri abitati e combattere l’utilizzo del cellulare per cui molti alla guida si distraggono».

Le strade non sono quasi mai perfette e quindi i ciclisti spesso trovano davanti a loro ostacoli che sono costretti ad evitare e la minima distrazione di chi arriva da dietro potrebbe essere fatale. Il messaggio di Cavorso è: «Tutti gli adulti specialmente coloro che ricoprono ruoli di responsabilità dovrebbero guardare la vita con gli occhi di un bambino per avere una visione genuina e reale dei fatti, visto che sono loro a subire i comportamenti errati dei più grandi».