Milan d’argento, l’altro gigante buono: l’Italia ha pronto un Ganna per il dopo-Ganna

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Jonathan Milan al velodromo di Montichiari in una foto d'archivio
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Se non avesse trovato sulla sua strada Filippo Ganna, che i fatti di questa settimana consentono a questo punto di considerare uno dei migliori pistard di tutti i tempi, Jonathan Milan a quest’ora sarebbe campione del mondo nell’inseguimento individuale dopo aver già dovuto accontentarsi dell’argento un anno fa, a Roubaix, quando a batterlo fu il baffo più veloce del west, Ashton Lambie (anche se, ad essere sinceri, viene dalla piena America centrale: è di Lincoln). «Sapevo che era più preparato di me – diceva Milan dodici mesi fa – E più fresco, se posso permettermi: la mia stagione è stata più lunga e impegnativa della sua». Ma comunque estremamente proficua: oro col quartetto alle Olimpiadi di Tokyo e ai mondiali di Roubaix, il titolo europeo nell’inseguimento individuale.

Risultati che lo avvicinavano sempre di più a Ganna, il corridore al quale viene paragonato più spesso per talento e mole: Milan è alto 1,94, pesa sugli 84 chili e di piede porta il 46. Ma i due, specialmente in sella, non si assomigliano più di tanto: Ganna è più forte di Milan in salita, Milan è più veloce di Ganna in volata (e infatti le due prime affermazioni tra i professionisti le ha centrate qualche settimana fa alla Cro Race entrambe allo sprint, battendo prima Modolo e poi Barbier e Viviani). Per quanto riguarda le cronometro, il giudizio va momentaneamente sospeso per manifesta superiorità di Ganna. Ma come il piemontese, anche il friulano di Buja (lo stesso paese di De Marchi) sogna di vincere le grandi classiche: la Milano-Sanremo, certo, ma soprattutto il Giro delle Fiandre e ancor di più la Parigi-Roubaix.

Il podio dell’inseguimento individuale dei Mondiali su pista 2022: Ganna oro, Milan argento

Quest’ultima è rimasta la sua classica preferita nonostante il debutto emotivamente complicato del 2021. Fu l’edizione del fango, lui si ritirò, ma in compenso vinse il suo capitano, Sonny Colbrelli. «Bellissima, spietata, imprevedibile – raccontava un anno fa – Adesso la voglio ancora di più. Sono caduto tre volte, per fortuna senza conseguenze. Nel primo dei tre incidenti stavo per tirare giù anche Colbrelli. Avevo il compito di scortare i miei compagni fino al primo tratto in pavé, ma cinque chilometri prima un corridore si è infilato in uno spazio che non c’era e mi ha fatto sbandare. Sonny era accanto a me, è andata bene. Quando ha vinto ero nel camion-scopa, ritirato per via di una foratura che non mi permetteva di andare oltre. Io di francese capisco poco, sentivo soltanto che lo nominavano spesso. Sonnì, Sonnì, Sonnì, sempre con quell’accento finale che mi faceva sorridere. Quand’ho capito che aveva vinto ero estasiato, ogni vittoria di un compagno mi rende felice come se fosse mia».

Quella dei Milan è una famiglia di corridori: correva il padre, Flavio, da giovane considerato una gloria locale, e corre il fratello minore di Jonathan, Matteo, due anni e poco più in meno dell’altro (1° ottobre il primo, 22 gennaio 2003 il secondo). Matteo, al termine della sua prima stagione tra i dilettanti col Cycling Team Friuli, ha dato già dei segnali incoraggianti: ha vinto la cronosquadre d’apertura del Giro del Friuli e quella dei campionati italiani, e il 3 ottobre ha fatto sua la Festa Patronale, prima affermazione individuale nella categoria. Anche l’altro Milan, Jonathan, ha vestito la maglia del Cycling Team Friuli. Renzo Boscolo, lo storico diesse dei friulani, stravedeva per lui. Milan contraccambiò, vincendo nel 2020 la cronometro dei campionati italiani e una frazione al Giro d’Italia di categoria. Quando lo scoprirono lo affidarono ad Andrea Fusaz, uno dei preparatori del team: gli bastarono due allenamenti per capire che aveva a che fare con un talento più unico che raro.

Jonathan Milan incredulo dopo la prima vittoria da professionista su strada alla CRO Race

Così come Ganna, anche Milan è mite e generoso. Non ha contraddizioni, non ha particolari malizie, il suo carattere non ha lati oscuri. Appurato che su pista può spingersi molto lontano tra inseguimento a squadre e individuale, resta da capire fino a dove può spingersi su strada. Fin qui ha alternato delle prove estremamente convincenti ad altre più incolore e sfuggenti. Deve trovare continuità, ma ci riuscirà soltanto correndo. Intanto faccia esperienza al Nord e in tutte quelle corse che vorrebbe provare a vincere: i percorsi rimangono più o meno gli stessi, gli risulterà buona domani. Il suo momento non è ancora arrivato, ma orma il conto alla rovescia è cominciato.