Salvoldi: «Dal Giro della Lunigiana mi aspetto segnali importanti in vista del mondiale»

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Edoardo Salvoldi, commissario tecnico della nazionale italiana di ciclismo juniores
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Venerdì, sabato e domenica: ecco quando si farà vedere Dino Salvoldi, il commissario tecnico degli juniores, al Giro della Lunigiana, che partirà oggi da Portofino e terminerà domenica a Casano di Luni. Un periodo intenso per lui, visto che i mondiali su pista di Tel Aviv si sono conclusi soltanto sabato.

«Dei risultati che abbiamo raccolto nella rassegna iridata non possiamo che essere contenti – dice Salvoldi – Sarò banale, ma preferisco dire che a stupirmi è stato il gruppo. Infatti quello che più mi inorgoglisce è l’organizzazione e il metodo con cui abbiamo iniziato a lavorare. Tra la nazionale e le società c’è sinergia, c’è interesse, c’è complicità. Stiamo dimostrando che con la programmazione si possono fare miracoli. Il mondo del ciclismo ci sta dicendo che dobbiamo cambiare e rinnovarci: soltanto così possiamo sperare di risollevarci e durare nel tempo. Poi, certo, non dobbiamo montarci la testa: col quartetto maschile abbiamo sfiorato il record mondiale, mancato di appena 13” soltanto perché la pista di Tel Aviv era all’aperto e molto ventosa, altrimenti lo avremmo abbassato senza problemi; ma nella madison, ad esempio, abbiamo palesato delle difficoltà che si possono aggirare aggiungendo più gare in calendario».

Dino, domani comincia il Lunigiana. Il percorso ti intriga?

«Sì, anche se il territorio di quella zona porta inevitabilmente a disegnare delle tappe del genere. Non sono previste cronometro, ma se devo essere sincero in questo caso non mi dispiace: nelle tappe in linea riesco a valutare meglio gli azzurri da portare al mondiale e troppe volte quest’anno ho visto una prova contro il tempo influenzare definitivamente la classifica generale».

Riprendendo anche la critica di Cassani durante l’ultimo Giro d’Italia Under 23, non sarebbe stato meglio inserire qualche salita in più?

«Il fatto che non ci siano tappe di montagna non vuol dire che manchino le ascese in assoluto. C’è il Bracco, Biassa, San Carlo Terme, Reusa, Montemarcello, Ortonovo. Non saranno lo Stelvio, d’accordo, ma i giorni di gara sono pur sempre quattro. Comunque sono d’accordo con le parole di Cassani: se gli organizzatori non inseriscono le salite nei percorsi, di conseguenza i direttori sportivi e i corridori non perdono troppo tempo ad allenare quello specifico esercizio. E così si innesca un meccanismo perverso e sbagliato. Io, però, devo fare un’altra valutazione».

Ovvero?

«Per quello che ho capito, e ascoltando attentamente chi me lo ha descritto, il mondiale australiano non dovrebbe essere così impegnativo. Mettiamola così: complessivamente è giusto, anzi doveroso, che in una corsa a tappe ci siano cronometro e salite non banali; diciamo che in questo momento della stagione, dovendo io scegliere al Lunigiana gli uomini per Wollongong, non mi dispiace poter assistere a tappe in linea dal percorso ondulato che richiamano proprio il tracciato iridato».

Da quali corridori ti aspetti segnali importanti?

«Nelle frazioni più dure direi Scalco del Veneto e Bozzola del Piemonte. In quelle più veloci, invece, mi piacerebbe vedere propositivi e coraggiosi i ragazzi del primo anno che parteciperanno. Io l’ho sempre detto: non guardo l’età, ma il carattere. Non ho problemi a convocare un ragazzo alla prima stagione nella categoria per un appuntamento importante, a patto però che mi dimostri intraprendenza e voglia di combattere».

Vedi una regione più forte delle altre?

«Veneto e Lombardia mi sembrano le più competitive, ma anche Piemonte, Liguria e Toscana possono vantare almeno un paio di atleti interessanti. La differenza la farà la squadra: tanti di questi corridori corrono insieme soltanto al Lunigiana, nel resto della stagione magari sono avversari. Non è un dato secondario».

Avrai già in mente alcuni nomi per i campionati del mondo.

«Ho una lista di sette nomi: Belletta, Zordan, Scalco, Bozzola, Giaimi, Vesco e Savino. Da questi usciranno i cinque titolari e le due riserve. Su strada dobbiamo ancora migliorare, non abbiamo raggiunto i fasti della pista. In Australia non saremo assolutamente i favoriti, certe nazioni quest’anno ci sono state superiori in ogni circostanza».

Quindi imposterete una corsa d’attacco?

«Lo decideremo una volta laggiù dopo aver pedalato sul percorso. Gli juniores affronteranno soltanto il circuito cittadino del Mount Pleasant: otto volte totali, circa 135 chilometri complessivi, non una passeggiata. Può succedere di tutto: la stoccata di un corridore come una volata a ranghi ristretti. Se non saremo noi in prima persona a promuovere certi attacchi, dovremo comunque seguire chi lo farà: non dobbiamo ritrovarci ad inseguire, non ce lo possiamo permettere».