Dagnoni ancora nella bufera. Riscritto un verbale e aggiunte 106.000 euro di spese?

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Cordiano Dagnoni, presidente della Federazione Ciclistica Italiana
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Sono sempre agitate le acque in Federazione dove le procedure del presidente Cordiano Dagnoni, avallate dal segretario Marcello Tolu, sono sempre più oggetto di contestazione. L’ultima riguarderebbe un fatto piuttosto grave.

L’avvocato Norma Gimondi, attualmente vice presidente della Federazione e componente della giunta Coni, avrebbe infatti preteso di mettere a verbale nell’ultimo consiglio di inizio agosto, che il verbale della precedente riunione sarebbe stato implementato di una spesa di 106.000 euro che non era stata neanche messa all’ordine del giorno del precedente consiglio.

Nel verbale proposto all’approvazione, si legge che il consiglio federale aveva dato una delega al presidente per sottoscrivere un contratto con una società irlandese procacciatrice di sponsor per una spesa di 106.000 euro.

Al di là dell’inserimento postumo, la vice presidente avrebbe denunciato le modalità anomale dell’incarico che avrebbe dovuto invece rispettare regole che prevedono il coinvolgimento di più soggetti ed una trattativa che pretende un serie di informazioni (durata dell’incarico, condizioni della concessione, provvigioni da riconoscere) di cui non c’è traccia.

Analisi più approfondite avrebbero condotto ad una società, la Reiwa Management Limited con sede a Dublino, che ha soci italiani alcuni dei quali sarebbero stati oggetto in passato di indagini per riciclaggio di danaro. Se le cose trovassero conferma, resta inquietante il ruolo del segretario che avalla la “riscrittura” del verbale e la disinvoltura con cui il presidente agisce.

Dagnoni ha sempre affermato, a sostegno della sua candidatura, la volontà di gestire la Federazione come un’azienda, ma il presidente non può e non deve mai dimenticare che si tratta comunque di un’azienda non di sua proprietà e che ci sono regole di trasparenza ed affidabilità che vanno rispettate. Nè può valere quanto ha affermato recentemente chiedendo di poter avere le mani libere di agire come meglio crede, riservandosi di dover rendere conto solo alla fine del suo mandato.