Dagnoni risponde alle accuse: «Mia moglie tesserata per errore. Ho sempre pagato io le spese»

Cordiano Dagnoni, presidente della Federazione Ciclistica Italiana (foto: Ossola)
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Il presidente della FCI Cordiano Dagnoni ha risposto alle accuse uscite alla vigilia dell’ultimo Consiglio Federale. «Solitamente rispondere alle menzogne e alle calunnie uscite sui social e nel web non fa parte del mio carattere: lo ritengo una perdita di tempo». Questa volta però Dagnoni fa un’eccezione, «quando le calunnie toccano un mio familiare allora no, il silenzio lo metto da parte». Il presidente federale parla del tesseramento di sua moglie (Silvio Martinello nel suo post aveva fatto riferimento a familiari dei dirigenti, senza peraltro nominare la signora Dagnoni). «Il tesseramento di mia moglie è avvenuto perché inserita, erroneamente, nell’elenco accrediti della compagine tecnica azzurra assieme anche ai collaboratori della comunicazione (anch’essi tesserati erroneamente con la qualifica di “dipendente FCI”). La UEC per questa edizione particolare dei campionati europei ha richiesto il tesseramento obbligatorio alla propria Federazione per ottenere l’accredito. Procedure completamente diverse da quanto fatto dalle altre Federazioni che partecipano a questa edizione dei Campionati Europei, molto più complicate e restrittive anche rispetto ad altre manifestazioni internazionali (nemmeno alle Olimpiadi). Pertanto, essendo stata inserita in quell’elenco, il suo nome è stato incluso nel sistema sopra citato. Tant’è che io ho appreso della cosa solo da mia moglie che si è vista arrivare nella casella di posta un link e la tessera da dipendente FCI, segnalandomi che c’era stato sicuramente un errore».

«Ho sempre sostenuto personalmente – continua Dagnoni nel suo post – le eventuali spese di viaggi e soggiorni dei miei famigliari senza mai “abusare” delle casse federali e, dato che qualcuno mi ha definito arrogante, aggiungo che fortunatamente e orgogliosamente, grazie al lavoro e ai sacrifici fatti nella mia vita, non ne ho bisogno». Il presidente federale va anche oltre, «ringraziando questi signori che mi danno l’opportunità di poter parlare delle tante cose che la Federazione sta portando avanti. Questione pulmini: si è reso urgente e indispensabile l’acquisto di due mezzi nuovi, dato che abbiamo ereditato una flotta carica di km, poco sicura e costosa per le manutenzioni. Ben due mezzi non sono più utilizzabili: uno si guastato irreparabilmente e uno si è incendiato con a bordo il materiale per i Giochi del Mediterraneo. Ci siamo rivolti ovviamente in primis al nostro partner Toyota che però purtroppo non aveva e non ha disponibilità di veicoli consoni al nostro utilizzo ma ci ha proposto solo pulmini elettrici. Siamo quindi riusciti ad avere due preventivi (solo due sì, perché vi è carenza di questi mezzi che non sono disponibili sul mercato) e siamo stati fortunati ad aver trovato chi, oltre alla pronta consegna, ci ha anche fatto un uno sconto generoso. Progetto eventi: è stato presentato questo nuovo progetto (che sarà poi analizzato nel prossimo consiglio federale per eventuale approvazione), pensato per coordinare ed offrire un format inerente allestimenti, cerimoniali, ecc. per i campionati italiani di tutte le specialità della Federazione; uno strumento per offrire supporto agli organizzatori e garantire uniformità di immagine per la Federazione. Questo ufficio NON è pertanto nato per organizzare gare ma nascerà per dare un’immagine coordinata agli eventi più importanti per la Federazione: i campionati italiani appunto. Sulla falsa riga di quello che fanno UEC e UCI. La Federazione-azienda, che tanto infastidisce alcuni personaggi, continuerà, con sempre maggior determinazione, il suo percorso senza perdere di vista i propri obiettivi. Un proverbio insegna che “la maldicenza è il piacere di chi non ne ha altri”. Invito questi signori che tanto si spacciano per uomini dai forti valori, uomini capaci e sicuri di sè, a procedere nel loro operato perché, così facendo, danno la possibilità di rendere ancora più trasparente il nostro modo di lavorare. Non manca poi molto alle prossime elezioni alle quali sono invitati a candidarsi, dato che vi ambiscono (ancora), certi di poter essere presidenti migliori. Nel frattempo dato che, fino a prova contraria, sono il Presidente eletto dal nostro movimento voglio solo lavorare senza più curarmi di queste chiacchiere sterili che sono solo una perdita di tempo. Potrete giudicare tutti il mio operato, e quello del mio Consiglio Federale, alla fine del nostro mandato».

In realtà, la democrazia (anche nel governo dello sport) prevede che si possa chiedere conto dell’operato dei dirigenti anche in corso d’opera. E a questo Dagnoni farebbe bene ad abituarsi.