Il Tour opaco degli italiani, si salvano Mozzato, Dainese e Bettiol. L’ultima vittoria risale al 2019, fu Nibali a Val Thorens

Tour de France
Alberto Bettiol riceve il premio di più combattivo di tappa al Tour de France 2022 (foto: A.S.O./Ballet)
Tempo di lettura: 2 minuti

Quello che si è concluso ieri nella splendida cornice degli Champs-Elyssés non lo ricorderemo certo come il Tour de France degli italiani. Così come non ricordiamo con il sorriso neppure l’edizione 2021 e 2020. L’ultima vittoria tricolore alla Grande Boucle pensate risale a ben tre anni fa, quando Vincenzo Nibali fu capace di dominare la salita di Val Thorens in una tappa ridotta a poco più di 50 chilometri.

Il Tour de France è partito da Copenhagen con quattordici italiani. Non pochi considerando che eravamo la terza nazione più rappresentata dopo la Francia, ovviamente, e il Belgio. Manca ovviamente il corridore di classifica, ma questo lo sapevamo già. Avevamo riposto qualche ambizione di entrare in top-ten con Damiano Caruso, ma a causa di una condizione che non ne voleva sapere proprio di arrivare e la successiva positività al Covid, il ragusano non è neppure arrivato a Parigi.

Togliendo il secondo posto di Alberto Bettiol alle spalle di un Michael Matthews eccezionale a Mende, quelle che sono mancate probabilmente sono le fughe. Mattia Cattaneo e Giulio Ciccone sono entrati in qualche azione in un due-tre tappe, tuttavia non sono riusciti ad incidere, non arrivando neppure vicino alla vittoria. C’è da dire anche che Vingegaard e Pogacar hanno lasciato davvero poche occasioni agli attaccanti…

Non si sono mai visti gli Astana, e quindi Simone Velasco, Gianni Moscon e Fabio Felline. Gli ultimi due, per la cronaca, si sono anche ritirati nel corso del Tour. Non è arrivato a Parigi neppure Daniel Oss, sfortunatissimo a causa di una caduta.

Grandi speranze erano riposte su Filippo Ganna e le due cronometro a disposizione del campione del mondo di specialità. Né nel prologo di Copenhagen né a Rocamadour, il piemontese è riuscito a fare la differenza, chiudendo rispettivamente in quarta e quinta posizione.

Si salvano Alberto Dainese e Alberto Bettiol, sicuramente uno dei più attivi nelle tappe adatte alle fughe. Per Dainese un buon terzo posto in volata alle spalle di Laporte e Philipsen, ma anche un altro piazzamento nei dieci in Danimarca. Bene anche Luca Mozzato con cinque top-ten di tappa, tra cui quella del pavé.

Poco da chiedere ad Andrea Pasqualon, Kristian Sbaragli e Andrea Bagioli che si sono sacrificati per i propri capitani. Forse solo dal giovane corridore della Quick-Step (Bagioli) potevamo aspettarci una fuga, visto che la squadra era tutta concentrata sulle volate di Jakobsen e c’era lo spazio per un’azione personale.