Tour de France 2022 / TOUR mon amour e la straordinaria avventura umana di Hugo Houle

Hugo Houle con il premio di più combattivo della sedicesima tappa del Tour de France 2022, conquistato dopo una splendida vittoria in solitaria (foto:A.S.O./Pauline Ballet)
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TOUR mon amour è la rubrica di Bicisport sul Tour de France 2022 che racconta una storia, un personaggio, un frammento di ognuna delle ventuno tappe della Grande Boucle. Non necessariamente chi ha vinto o chi ha perso, ma chi ha rubato la nostra attenzione o il nostro sguardo anche solo per un attimo.


Di corridori come Hugo Houle è pieno il gruppo. Abbastanza alto (1,82) e tutto sommato robusto (72 chili), dal 2013 nel World Tour (Ag2r, Astana, da quest’anno alla Israel) senza particolari acuti, due sole vittorie in carriera, entrambe conquistate nella prova a cronometro dei campionati canadesi. Dunque un gregario, inevitabilmente, e per quanto affidabile nemmeno uno dei più appariscenti. Lui, d’altronde, è sempre stato intelligente quanto basta per capire che al suo destino non poteva chiedere la luna, ma tutt’al più un posto al sole.
«Se dovessi descrivermi – spiegò una volta – direi che sono un ottimo uomo-squadra».

Amante dello sport, prima di arrivare al ciclismo Houle aveva cominciato col triathlon. Poi, nella sua vita di giovane canadese, fece irruzione il Tour de France. Visto il fuso orario, doveva guardarlo di mattina. E così, per molti anni, le sue giornate di luglio sono iniziate in questa maniera. Talmente gli sembrava impossibile poter diventare uno di quei corridori che vedeva in televisione, che per lungo tempo al professionismo non ha nemmeno pensato. Iniziò a studiare per diventare poliziotto, accarezzò l’idea di buttarsi nel settore immobiliare. Poi alcuni buoni risultati decisero per lui e Hugo Houle si ritrovò nella massima categoria prima di rendersene conto.

Hugo Houle, un gregario giunto alla prima vittoria in linea da professionista dopo anni di duro lavoro

Ad un occhio poco attento, da dieci a questa parte la carriera del canadese sembra essere rimasta immutata, identica a se stessa. E invece, lavorando incessantemente su se stesso e sui propri limiti, ogni anno Houle si è migliorato: con la serenità di chi non deve vincere classiche e grandi giri da contratto, certo, ma anche con la consapevolezza che sono proprio i corridori come lui a doversi meritare il posto più degli altri. Per non lasciare niente d’intentato si è trasferito in Europa, a Monaco, migliorando in salita e passando dei momenti difficili.
«Quando sei in forma – racconta spesso – puoi trovarti ovunque e ti senti in pace con te stesso. Ma quando fai fatica soltanto per arrivare al traguardo, beh, è difficile tornare a casa, non trovarci nessuno e rimanere per ore a fissare un muro bianco chiedendosi: cosa diavolo ci faccio qui?».

Tour de France
Hugo Houle vince la 16ª tappa del Tour de France e la dedica a suo fratello scomparso puntando il dito verso il cielo (foto: A.S.O./Ballet)

La sua corsa preferita è il Giro delle Fiandre, ha partecipato ininterrottamente dal 2013 al 2021 e si è ritirato soltanto una volta, nel 2014. L’idolo d’infanzia era David Veilleux, vincitore della Tre Valli Varesine nel 2012 e di una tappa del Delfinato nel 2013, uno dei tanti attaccanti di cui pullulava la Europcar di Voeckler e Rolland, «perché è stato il primo corridore del Québec che io abbia mai conosciuto, una sorta di precursore: mi ripetevo che c’era stato qualcuno di me ad avercela fatta».

Quella ancora in corso è la quarta partecipazione di Houle al Tour. La prima fu nel 2019, la seconda nel 2020 e la terza nel 2021: tutte portate a termine. Nella tappa di Saint-Etienne di venerdì scorso è arrivato terzo, muovendosi parecchio male nel finale, lasciato in testa da Wright e Pedersen e battuto da entrambi in una volata senza storia. Magra consolazione: è diventato il quarto corridore canadese, ma il primo del Québec, a centrare un piazzamento tra i primi tre in una tappa del Tour. Oggi è andato oltre, anticipando scalatori notevolmente più forti e avvezzi alla vittoria di lui e conquistando la prima delle tre frazioni pirenaiche.

Al Tour de France 2022 ha mantenuto quella promessa…

Hugo Houle non aveva mai osato sognare fino a questo punto. Né lui né tantomeno Pierrik, il fratello minore con cui seguiva praticamente ogni tappa del Tour. Per un periodo pedalò anche lui, poi si dedicò al calcio. Alla vigilia di Natale del 2012, come faceva quasi ogni giorno, andò a correre. Un ubriaco lo investì in macchina, uccidendolo. Non vedendolo rientrare, Hugo uscì di casa e pochi minuti dopo lo trovò ormai senza vita riverso su un marciapiede. Era il suo più grande sostenitore.
Oggi Houle, tagliando il traguardo di Foix, ha puntato le dita al cielo, dove per comodità si suppone che finiscano tutte le persone che amiamo e che muoiono. Dedicandogli una vittoria di tappa al Tour, Hugo ha mantenuto la promessa fatta a se stesso, una delle sensazioni più appaganti e struggenti che un uomo possa provare.