TOUR DE FRANCE / TOUR mon amour e l’imprevedibilità di Bettiol, che sogna una tappa

Bettiol
Alberto Bettiol al traguardo dell'Etoile de Bessèges
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TOUR mon amour è la rubrica di Bicisport sul Tour de France che racconta una storia, un personaggio, un frammento di ognuna delle ventuno tappe della Grande Boucle. Non necessariamente chi ha vinto o chi ha perso, ma chi ha rubato la nostra attenzione o il nostro sguardo anche solo per un attimo.


Che Alberto Bettiol, da solo in testa alla decima tappa del Tour de France, trovi un gruppo di manifestanti ad interrompere la sua marcia, rientra appieno nella casistica che può riguardare un corridore come lui: talentuoso ma discontinuo (non sempre per colpa sua), a volte indolente e altre volte insolente da tanto stava bene.

In dieci tappe di Tour è già successo di tutto a Bettiol

Al Giro delle Fiandre del 2019, la sua prima vittoria tra i professionisti nonché l’affermazione che più di ogni altra fa aumentare i rimpianti nei suoi confronti, attaccò nel corso dell’ultimo passaggio sull’Oude Kwaremont e si voltò raramente. Aveva la bocca chiusa. Nei tre anni successivi appena due vittorie: una cronometro al Bessèges nel 2020 e una tappa al Giro nel 2021, un altro di quei giorni in cui fortuna, tempismo e classe si allineano e lo rendono uno dei cani sciolti più imprevedibili del gruppo.

A questo Tour gli è successo di tutto. Ha lavorato per Uran, sprecando forse fin troppe energie per uno scalatore non più competitivo ai fini della classifica come qualche anno fa. Con un’azione tuttora inspiegabile ha provato a vincere la tappa del pavé, portandosi dietro Pogacar e scordandosi che davanti, tra i fuggitivi, c’era Powless, suo compagno di squadra, che a fine giornata non ha vestito la maglia gialla per 13″ (quanti di questi sono rimasti nelle gambe di Bettiol?). Poi, a Losanna, si è messo in proprio e ha chiuso quinto nella volata all’insù.

Oggi, esattamente come aveva fatto Jungels domenica, Bettiol voleva anticipare gli scalatori puri scommettendo sulle sue ottime doti di passista e sul marcamento alle sue spalle. La sosta imprevista per la protesta gli ha spezzato il ritmo, non i sogni di gloria: non sarebbe comunque arrivato. Ma in compenso la sua azione è stata fondamentale per permettere a Cort Nielsen di rifiatare il più possibile. “Senza di te non avrei mai vinto”, gli ha detto il danese dopo l’arrivo. Bettiol ha risposto grazie, mettendosi poi a riflettere sul numero di giorni sottolineato dai protestanti: 989. Quante corse potrebbe vincere un corridore come lui in questo lasso di tempo? Probabilmente poche, sicuramente meno di quanto la sua stoffa gli permetterebbe.