TOUR DE FRANCE / Le pagelle della 7ª tappa: Pogacar “normale” ma più forte di tutti, Vingegaard raccoglie le briciole e Thomas fa l’umorista

Il sorriso di Tadej Pogacar dopo la vittoria sulla Super Planche des Belles Filles (foto: A.S.O./Charly Lopez)
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Vanno su, fra due ali di folla e le scritte Pinot messe in fila sull’asfalto. L’enfant du pays dieci anni fa vinceva la sua prima tappa al Tour de France, oggi si passa da casa sua: arriva a quasi due minuti e mezzo ma la folla lo esalta. Poi si esalta con Peter Sagan che, in assenza di van der Poel, intrattiene il pubblico impennando. Tutto questo succede dietro. Davanti c’è Pogacar.

Tadej Pogacar 8 – Solo 8? Sì, 8 come le tappe vinte nei suoi tre Tour. Ovviamente è soltanto un gioco, i voti li abbiamo finiti per questo corridore. Oggi probabilmente, sulla Super Planche, era un Pogacar “normale”, ha fatto anche fatica. Ma normale per lui vuol dire comunque più forte degli altri. E poi, come ha detto lui, c’erano Urska e i suoi genitori, non poteva mica non vincere.

Jonas Vingegaard 9 – Scatta quando mancano 150 metri, va a prendere Kämna, va su come uno stambecco, leggero. Fra l’altro, su una salita sulla carta non perfetta per lui, che è più a suo agio con sforzi più lunghi. Pogacar lo prende a 10 metri dal traguardo, non lascia niente a nessuno. Poi gli getta un osso, e dice pubblicamente che il danese in questo momento è lo scalatore più forte. Bontà sua.

Geraint Thomas 7,5 – Ora è terzo in classifica generale a 1’10 dal mostro. Poi fa l’umorista. «Vorrei poter dire che mi sono tenuto qualcosa per i prossimi giorni, ma…».

Maximilian Schachmann 6,5 – A un certo punto è maglia gialla virtuale, quando mancano 65 km. Ma quando comincia la Superplanche il virtuale cede il passo al reale. Il tedesco comunque non perde occasione per criticare Primoz Roglic, che secondo lui è un pericolo all’interno del gruppo. «Anche la caduta a 13 km da Longwy, ieri, l’ha causata lui, vuole andare dove non c’è spazio. Quelli della Jumbo-Visma devono stare più attenti, guidano la bici come matti». Però Roglic (voto 8) là davanti c’è sempre.

David Gaudu 6 – Quinto a un minuto e mezzo dal giallo, è lui il primo dei francesi (subito davanti a Bardet). Però non lo vediamo mai.

Lennard Kämna 8 – A 3,2 ha ancora 54 secondi di vantaggio sulla maglia gialla. Fa malissimo vederlo risucchiato dai boss della corsa.

Aleksandr Vlasov 4,5 – Perde contatto addirittura quando mancano 3,5 km, paga forse la caduta del giorno prima. Il fatto è che quando comincia la salita vera lui non c’è più.

Giulio Ciccone 5 – E’ stato l’ultimo italiano ad indossare la maglia gialla al Tour de France, qui, su questa salita, nel 2019. Per questo fa ancora più male vederlo arrendersi così presto. L’idea era buona, le gambe evidentemente no.

Filippo Ganna 7 – Ferito nel morale e anche nel fisico, finalmente lo vediamo fare il Ganna. Non tutta la Ineos è alla sua altezza, ma su di lui niente da dire.

Damiano Caruso 5 – Mi dispiace particolarmente non aver ancora premiato il siciliano con una sufficienza. Va in difficoltà quando mancano 1.300 metri, sul forcing di Majka: arriva a 1’12, diciassettesimo, e in classifica è il miglior italiano: 18°, a 3’33. Speravamo in qualcosa di più, perché da Caruso ci aspettiamo molto. Diciamo che non è stata una gran prima settimana, ma adesso è finita.