TOUR DE FRANCE / 7° deTOUR: Gérardmer, viaggio nella fantasia vista con gli occhi del cinema

Gérardmer, viaggio nella fantasia vista con gli occhi del cinema
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deTOUR, deviazione: è quel momento prezioso che interrompe il tempo di un viaggio, costringendoci a uscire dalla strada segnata sulle mappe (o sul Garibaldi). Quando fai una deviazione ti si apre un mondo di possibilità. Vi invitiamo a seguirci, a venire con noi ogni giorno, per tutte e 21 le tappe di questo Tour de France.


Chilometro 101, prima che la strada cominci a salire e ci prenda l’ansia della corsa. Fermiamoci a Gérardmer. Meno di diecimila abitanti, spalmati sulla riva del lago. Se alziamo gli occhi vedremo soltanto boschi. Abel Hugo, fratello del più celebre Victor, chiamò Gérardmer «la perla dei Vosgi», e non è difficile capire perché. Immaginate di essere qui in un’altra stagione, quando tutto è lucente di bianco, il bianco della neve. Ecco. Tutti gli anni qui, alla fine del mese di gennaio, si svolge il festival internazionale del cinema fantastico, Fantastic’Arts.

TOUR DE FRANCE / 7° deTOUR: Gérardmer, viaggio nella fantasia vista con gli occhi del cinema

In Francia il cinema è una cosa molto seria: la tradizione critica è nata contemporaneamente al cinema, e i film studies oggi fanno parte dei programmi dei licei. Nei cinque giorni del festival arrivano a Gérardmer trentamila persone tutti gli anni, e seicento volontari si occupano di loro dal momento in cui sbarcano in riva al lago fino all’attimo in cui li vedono sparire dietro la curva in fondo alla strada. I film in concorso, di produttori e registi provenienti da tutti i continenti, vengono proiettati a ciclo continuo nelle quattro sale del festival. Ma non c’è soltanto il cinema: tutto quanto ha a che fare con la fantasia è in mostra a Gérardmer, dai cartoni animati alla letteratura, dai cortometraggi ai dipinti. Fantasia: esattamente quella chi ci aspettiamo dal gruppo che da qui salirà verso la Super Planche. 

Il mondo dell’arte è altrettanto grande del World Tour: a vincere la prima edizione, nel 1994, fu un film di Hong Kong, «La sposa dai capelli bianchi», che il regista Ronny Yu ha descritto come una specie di Romeo e Giulietta, ma solo una specie. Quest’anno il primo premio è andato a «Ego», un horror di Hanna Bergholm, coprodotto da Svezia e Finlandia. In tanti anni il cinema italiano appare soltanto due volte nell’albo d’oro dei premi di Gérardmer, e sempre alla voce «premio speciale della giuria». Nel ‘95 vinse «Dellamorte Dellamore», di Michele Soavi, che fu primo anche nel giudizio del pubblico: commedia grottesca ambientata in un cimitero, tratta da un romanzo di Tiziano Sclavi e interpretata da Rupert Everett e Anna Falchi. Nel 2017 la giuria di Gérardmer ha premiato «Lo chiamavano Jeeg Robot», il geniale esperimento di film di supereroi immaginato e realizzato da Gabriele Mainetti. Dobbiamo ricordarci di usarla più spesso la fantasia.

Tappa 7: Tomblaine-La Super Planche des Belles Filles, km 176,3.