GIRO D’ITALIA U23 / Il verbale del commissario Saligari: «Hayter è un talento, brillerà anche tra i pro’. La FDJ ha da recriminare e mi aspettavo di più da alcune squadre»

Giro d'Italia U23
Leo Hayter in maglia rosa con Lennert Van Eetvelt (a sinistra) e Lenny Martinez (a destra). Ecco il podio del Giro d'Italia U23 (foto: IsolaPress)
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Si chiude un’altra bellissima edizione del Giro d’Italia U23. Un’edizione che ha visto trionfare il britannico Leo Hayter e salire sul podio due grandi talenti come Lennert Van Eetvelt (vincitore di una tappa) e Lenny Martinez. All’Italia resta la vittoria di Alberto Bruttomesso nella prima tappa e il decimo posto in classifica generale di Davide Piganzoli, che ha confermato lo stesso piazzamento dello scorso anno. Con Marco Saligari facciamo il punto della corsa rosa, promossi e bocciati.

Saligari, partiamo da Hayter. Un corridore che ha futuro, non trovi?

«Ragazzi, Hayter è un corridore vero. Al di là di quello fatto a Santa Caterina Valfurva, andando oltre qualsiasi previsione, a me ha sorpreso nei giorni successivi. Ieri si è superato, resistendo agli attacchi di Van Eetvelt che è più scalatore di lui e gestendosi alla perfezione. Oggi ha sofferto un po’, però le fatiche di una settimana si sentono. Secondo me lo prenderà la Ineos-Grenadiers…»

Poi abbiamo Van Eetvelt, secondo e vincitore di una tappa. Ha qualche rimpianto?

«Uno di quelli che deve rammaricarsi di più. Nella terza tappa ha sofferto un po’, ma probabilmente era il migliore scalatore di questo Giro d’Italia U23. Ho letto che passerà professionista il prossimo anno con la Lotto-Soudal. Bene, è una squadra che non ha corridori di classifica e può mettersi in mostra. Il Belgio sforna bei talenti».

Terzo Martinez. Ma parliamo di tutta la FDJ…

«Hanno raccolto meno di quello che avrebbero potuto. Bene oggi con Grégoire, che su questi percorsi si esalta come abbiamo visto alla Liegi, il Belvedere e il Recioto. Martinez e Thompson forse in classifica generale avrebbero potuto fare di più, specialmente il primo. Poi vorrei fare una menzione a Germani: ha tirato tantissimo per i suoi tre capitani, dimostrando di andare davvero forte. Senza tutto quel lavoro di gregariato, a mio avviso, avrebbe potuto puntare a una top-ten in classifica generale».

Il migliore degli italiani in classifica è invece Piganzoli, ancora decimo dopo lo scorso anno.

«Un corridore costante, bravo in salita. Forse ci saremmo aspettati un piccolo passo in avanti rispetto allo scorso anno quando era un debuttante, però va bene così. È un ragazzo ancora giovanissimo e stare nella Eolo-Kometa non può che essere un vantaggio. Diamogli tempo».

Colpack e Zalf, le due squadre faro del nostro ciclismo. Che Giro è stato il loro?

«Non mi piace puntare il dito, però non hanno certo brillato. La Zalf ha salvato il Giro grazie a quello sprint pazzesco di Bruttomesso che è valsa anche la prima maglia rosa. E il ritiro di Guzzo, grande protagonista in questa prima parte di stagione, non ha aiutato. In casa Colpack si salva poco o nulla. Hanno finito il Giro in tre e solo Meris si è fatto vedere con due buoni piazzamenti».

Da chi ti aspettavi di più in questo Giro?

«Mi sarebbe piaciuto vedere le squadre di seconda fascia un po’ più aggressive. Il gap con le Continental e le Development è grande, proprio per questo motivo devono interpretare diversamente le corse».

Infine un voto al percorso?

«Un bel 7,5. Organizzare un Giro d’Italia U23 non è semplice, lo so perché ho parlato spesso con Marco Selleri. Come ho già detto avrei reso leggermente meno dura la terza frazione, ma per il resto chapeau all’organizzazione. La tappa di ieri con arrivo in salita al Fauniera è stato un grande colpo».