Rinaldi cresce alla corte di Cancellara: «Io, scalatore puro che si ispira a Pantani e Bernal»

Rinaldi
Lorenzo Rinaldi è uno dei pochi talenti italiani che per il passaggio tra gli Under 23 ha scelto una formazione straniera, nel suo caso la Tudor Pro Cycling Team di Fabian Cancellara (foto: Rinaldi)
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Scalatore leggero e scattante, così si definisce Lorenzo Rinaldi, giovane talento italiano al primo anno tra gli Under 23. Corre per la Tudor Pro Cycling Team, la formazione svizzera che ha recentemente cambiato nome e che fino a qualche settimana fa si chiamava Swiss Racing Academy

Chi è Lorenzo Rinaldi?

«E’ un ragazzo di provincia, precisamente di Montanaro, nel piemontese, che sogna di diventare un professionista nello sport che ama, il ciclismo».

Come ti sei avvicinato a questo sport?

«Tutto è nato da mio padre, possiamo dire, che essendo stato campione italiano dei maratoneti mi ha trasmesso la passione per lo sport. Da lì mi sono avvicinato al ciclismo fuori strada e così ho iniziato in sella ad una mountain bike».

Come sei passato alla strada?

«Ho saltato tutte le categorie. Non sono salito in bici fin da piccolino facendo un percorso lineare, ma ho iniziato un po’ tardi. Precisamente ho iniziato da allievo secondo anno. Quando avevo deciso con mio padre di passare alla strada, tuttavia, purtroppo ho avuto un incidente in mountain bike e mi sono rotto una vertebra. Poi, quando avevo iniziato a fare le prime gare, è arrivata la pandemia».

Tu corri per la Tudor Pro Cycling Team: com’è nata l’opportunità di correre con loro?

«Sono stato contattato dall’allenatore subito dopo la mia prima vittoria tra gli juniores e da lì è nato subito un bel rapporto. Poi, già dal secondo anno tra gli juniores, ho deciso di prepararmi con loro. E alla fine anche con il mio procuratore non abbiamo esitato a firmare».

Come mai hai scelto di gareggiare in Svizzera e non in Italia?

«Sinceramente l’ho fatto anche come crescita personale: ho pensato che poteva essere molto formativo anche in termini di lingua, oltre a migliorarmi in bici».

Il proprietario della tua squadra è Fabian Cancellara e dal prossimo anno correrete tra le professional: hai avuto modo di conoscerlo?

«Si, è stato con noi per tutto il periodo in cui siamo andati in ritiro a Calpe, in Spagna. Ha pedalato con noi e ci è rimasto vicino anche giù dalla bici. Sono orgoglioso di stare nella sua squadra e di aver pedalato e ricevuto dei consigli da lui».

Parlando di grandi campioni: chi è il tuo idolo?

«Senza dubbio Pantani, scalatore fortissimo ma leggero, mi ci sono sempre rivisto. Del ciclismo odierno scelgo Bernal».

Quali sono i programmi per la stagione?

«Ho l’ultimo anno di scuola, quindi la maturità: con la squadra abbiamo deciso di concentrarci prima su questo aspetto. Non ho un calendario definito nel dettaglio, l’importante è crescere con costanza. Per ora ho corso abbastanza in Svizzera, magari dopo la fine della scuola sarebbe bello poter partecipare al Valle d’Aosta: una gara prestigiosa e piena di salite, quindi adatta a me».

Qual è la tua giornata tipo?

«La sveglia alle 6 del mattino, facendo una dieta la colazione richiede tempo. La scuola è distante una trentina di chilometri da casa, quindi devo prendere il treno. Entro alle 8.30 e esco alle 13.50, mangio quel che è possibile a ricreazione. E dopo essere tornato a casa di fretta mi preparo per salire in sella e pedalare. Torno a casa, cena e a letto presto per ricominciare».

L’obiettivo che ti fissi nel medio periodo può essere il Giro d’Italia?

«Partecipare sarebbe un sogno, ma con la squadra almeno per quest’anno abbiamo deciso di concentrarci su altri obiettivi. Ma il tempo è dalla mia parte, prima o poi sarò al Giro e proverò sicuramente a mettermi in luce».