GIRO D’ITALIA / Volpi lancia la tenaglia basca: «Bilbao sarà l’uomo più prezioso per le ambizioni di Landa»

Volpi
Alberto Volpi in una foto d'archivio alla Milano-Sanremo 2022
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In questa prima parte di stagione, della Bahrain-Victorious s’è parlato in lungo e in largo: per i successi (su tutti quelli di Mohoric alla Sanremo e di Teuns alla Freccia Vallone), per la giornata drammatica vissuta da Colbrelli alla Volta a Catalunya, per l’assenza di Caruso dalle strade del Giro (ma la squadra è stata chiara: nessuna imposizione, ma una scelta presa di comune accordo col siciliano che andrà al Tour in cerca di gloria, col tempo capiremo con quale ruolo e ambizioni).

«La speranza è che si continui a parlare di noi anche nelle prossime tre settimane, magari per quello che di bello riusciremo a fare – riflette Alberto Volpi, insieme a Stangelj e Pellizotti uno dei direttori sportivi presenti alla corsa rosa – Non ci nascondiamo: abbiamo un gruppo forte, la condizione è ottima e allora non ci resta che correre».

Alberto, sulla carta il capitano è Landa, ma visto quello che ha fatto nelle ultime stagioni sarebbe ingeneroso vedere in Bilbao un semplice gregario.

«Sgombriamo il campo dagli equivoci: il capitano della Bahrain-Victorious per il Giro d’Italia è Mikel Landa. Bilbao sarà il suo compagno più prezioso nelle tappe in cui ci si giocherà la maglia rosa. E’ una coppia rodata ed esperta, di cui ci fidiamo ciecamente».

Fino ad oggi cos’è mancato a Landa per vincere un grande giro?

«Non credo di esagerare dicendo un po’ di fortuna in più, ma so che tirando in ballo il fato non si fa mai una bella figura. Allora rispondo così: pensiamo al futuro, alle occasioni che possiamo e dobbiamo cogliere, lasciando perdere il passato. Landa è con noi da tre anni, non voglio parlare delle sue esperienze precedenti perché non c’ero e non mi riguardano».

Ma arrivato a 32 anni e mezzo è chiamato alla definitiva consacrazione.

«E’ quello che ci auguriamo. E’ uno degli scalatori più forti e questo Giro si deciderà inevitabilmente in salita. Può vincere, non gli manca niente né per provarci né per riuscirci».

Lui non ha fatto ricognizioni, ma probabilmente voi direttori sportivi sarete andati a vedere qualche tappa.

«Io sono andato sul percorso delle frazioni di Genova, Torino e Cogne. Pellizotti, invece, in quelle dell’Aprica e di Lavarone. Quella di Genova è cambiata completamente, quindi ha poco senso parlarne. Quella di Lavarone, invece, è molto interessante e insidiosa: viene subito dopo la giornata del Mortirolo e del Santa Cristina e il Vetriolo è una salita molto dura. Quel giorno si capiranno molte cose».

Evidentemente siete andati a visionare i percorsi di quelle frazioni che ritenete più pericolose.

«Sai, andarle a vedere tutte è quasi impossibile, quindi si devono fare delle scelte. Non siamo andati sul Pordoi e sulla Marmolada perché le conosciamo. E poi in tappe del genere non s’inventa nulla, non ci sono insidie: chi sta bene arriva davanti, chi sta male va alla deriva. Meglio concentrare l’attenzione su frazioni e ascese meno conosciute ma ugualmente pericolose».

L’avversario più pericoloso è Carapaz?

«Sulla carta sì, nel 2019 ha vinto un Giro da assoluto protagonista e da allora s’è confermato su livelli altissimi. Ma l’esperienza mi insegna che in tre settimane può succedere qualsiasi cosa. Sempre nel 2019, ad esempio, nessuno pronosticava Carapaz. E ancora, in una tappa come la Diamante-Potenza non bisognerà sottovalutare un’eventuale fuga che potrebbe anche scappare di mano». 

Come si muoverà la Bahrain-Victorious?

«Abbiamo impostato delle tattiche, si capisce, altrimenti saremmo soltanto degli autisti. Ma non si vince il Giro stando seduti ad un tavolino: bisogna vedere come va la corsa e regolarsi di conseguenza. I direttori sportivi devono creare i presupposti giusti, ma poi sono i corridori a fare la corsa in base a quello che vedono, sentono e credono. E in base alle energie che hanno. Noi, se necessario, siamo pronti ad inventare. Carapaz sarà il favorito, ma si può battere. Non stiamo parlando di una corsa finita ancor prima di cominciare».

Per le volate punterete su Bauhaus, che continua a crescere di anno in anno. Può puntare alla ciclamino?

«Io lo reputo un velocista puro e sinceramente non credo che la maglia ciclamino se la possa aggiudicare un corridore che emerge soltanto negli sprint. Il modello potrebbe essere Van der Poel, veloce ma al tempo stesso resistente. Bauhaus potrà contare su due compagni, Sutterlin e Tratnik. Non abbiamo un treno numeroso come quello di Quick-Step e Groupama-Fdj, ma sono sicuro che il tedesco potrà lasciare il segno».

Per quanto riguarda gli italiani, oltre a Caruso mancano anche Zambanini e Milan. Come mai?

«Li reputiamo ancora giovani. Perché farli debuttare in un grande giro così impegnativo e con così tante pressioni? La Bahrain-Victorious parte per raccogliere dei risultati di prestigio, non sarebbe giusto inchiodarli in testa al gruppo a lavorare dalla mattina alla sera. Avranno le loro chance per mettersi in mostra».