Nicoletti, la Biesse-Carrera cresce: «Ciuccarelli punta al Giro. Svrcek alla Quick-Step? Per me è presto»

Nicoletti
Dario Nicoletti, diesse della Biesse-Carrera.
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Arrivati all’inizio di maggio, da una squadra come la Biesse-Carrera era lecito aspettarsi qualcosa di più. L’organico parla chiaro: Belleri, Bonelli, Ciuccarelli, Foldager, Garosio, Giordani, Svrcek. Un gruppo di valore per la categoria, non a caso rientrato a far parte delle continental. Manca la vittoria, certo, ma forse anche un po’ di continuità. Tuttavia Dario Nicoletti, storico direttore sportivo del Mendrisio e da quest’anno al fianco di Marco Milesi, si definisce tranquillo: tutto, seppur lentamente, sta iniziando a girare nella direzione giusta.

Cosa intendi, Nicoletti?

«Intendo dire che la squadra, nell’ultimo mese, è cresciuta molto e ha iniziato ad avvicinarsi sempre di più al successo. Noi rimaniamo sereni, gli sponsor ci supportano senza metterci fretta e il piglio è quello giusto: andiamo all’attacco, siamo nel vivo della corsa, non la subiamo mai. E allora di questo passo prima o poi le soddisfazioni arrivano».

Qual è il rimpianto più grande di questa prima parte di stagione?

«Direi il 2° posto di Foldager al Trofeo Fubine. Secondo me quel giorno era il più forte del gruppo, ma ha nettamente sbagliato i tempi per lanciare la volata e sulla linea del traguardo s’è fatto fregare da Epis, un corridore scaltro e decisamente adatto a quegli arrivi. Dopo l’arrivo l’ho strigliato: non sei mica Pogacar, gli ho detto».

Però rimane un bel corridore: 6° alla San Geo e a San Vendemiano, 5° al Belvedere, 3° in una gara nazionale in Danimarca il 1° maggio.

«Non tornava a casa dalla fine dello scorso anno. Ci ha chiesto un paio di ruote per una garetta a cui voleva partecipare ed ecco qua il risultato. E’ un bel corridore, mi piace molto e sono sicuro che ne sentiremo parlare. Lui sarà uno dei due capitani della Biesse-Carrera al prossimo Giro d’Italia per quanto riguarda le volate e le tappe mosse».

L’altro sarà Ciuccarelli?

«Sì, con lui punteremo alla classifica generale. E’ un Giro adatto alle sue caratteristiche, con delle salite impegnative e nessuna cronometro. La sua condizione sta crescendo proprio come ci immaginavamo: sta rispettando la tabella di marcia e alla corsa rosa sarà uno dei protagonisti».

Non vi aspettavate qualche risultato in più? Stiamo pur sempre parlando di un corridore al quarto anno che ha già firmato per passare professionista con la Drone Hopper di Gianni Savio.

«Avrebbe potuto centrare un grande risultato al Palio del Recioto, una delle classiche internazionali più importanti. Ha scollinato l’ultimo gran premio della montagna tra i primi cinque o sei, ma una caduta l’ha estromesso dalla lotta per la vittoria. E alla fine è comunque arrivato 21°, segno che la gamba comincia ad essere quella dei giorni migliori. Vedrete, al Giro si metterà nuovamente in luce».

E Svrcek, invece? Era considerato uno degli juniores più promettenti al mondo, ma fino ad ora non si è praticamente mai visto.

«E’ un discorso complesso. Bisogna partire dal fatto che lui ha ancora l’impegno scolastico, quindi non può dedicarsi totalmente al ciclismo. Segue le lezioni a distanza, ma in certi periodi è necessaria la sua presenza a scuola in Slovacchia. E poi ha partecipato a corse di alto livello: Popolarissima, San Vendemiano, Giro di Sicilia, Belvedere, Liberazione, Porto. La sua situazione non è drammatica, bisogna soltanto avere pazienza».

Ufficialmente lui dovrebbe passare professionista con la Quick-Step a partire dal 1° luglio: è tutto confermato?

«Ci sentiamo settimanalmente con Davide Bramati, questo ci tengo a sottolinearlo: Svrcek è seguito e ognuno ha a cuore la sua crescita e il suo benessere. Alla tua domanda devo necessariamente rispondere in maniera affermativa: sì, ufficialmente sarà un corridore della Quick-Step a partire dal 1° luglio. Io personalmente ho un altro parere».

Quale, Nicoletti?

«Secondo me dovrebbe correre da stagista senza tutta questa fretta di diventare professionista già quest’estate. Io e Milesi lo abbiamo visto correre ormai in più d’una occasione: il ragazzo ha indubbiamente talento, ma deve ancora capire certi meccanismi. A volte è riuscito ad entrare nelle fughe, tirando praticamente da solo e poi spegnendosi alla lunga. Noi con lui siamo stati chiari: non può pensare di correre tra i dilettanti come faceva tra gli juniores, non può permetterselo nonostante abbia delle ottime qualità. Sotto certi aspetti deve disciplinarsi, se vogliamo».

Si può fare un discorso simile per Belleri? Un corridore molto generoso e votato all’attacco che però non raccoglie molti risultati.

«E’ lo stesso identico discorso, ma con una differenza: che Belleri è del 1999, al primo anno tra gli elite, e quindi non può permettersi di bruciare troppe opportunità. Deve scendere a compromessi con la sua natura senza reprimerla. Se non raccoglie qualche risultato importante difficilmente convincerà le formazioni professionistiche a puntare su di lui, ma per far questo deve correre con più oculatezza. E sarebbe un peccato che un atleta come lui non trovasse una sistemazione nella massima categoria».

Andrea Garosio, purtroppo, ha fatto il percorso inverso: dalla Bardiani a voi, da una professional a una continental.

«Lo dico col massimo rispetto per le scelte altrui, ma io non mi capacito del fatto che Garosio non sia rimasto tra i professionisti. Ha finito la scorsa stagione vincendo la classifica degli scalatori all’Okolo Slovenska e chiudendo 11° all’Agostoni e 17° alla Veneto Classic. E’ un ragazzo esperto, affidabile, pacifico. E forte, quantomeno abbastanza per far parte di una professional».

Che impatto ha avuto sulla vostra squadra?

«Ottimo, ma non avevo dubbi. Poteva raccogliere qualcosa di più sull’Etna nell’ultima tappa del Giro di Sicilia, ma complessivamente l’impatto sulla squadra è stato ottimo. L’ho voluto fortemente e non mi sono sbagliato. I più giovani lo hanno già preso come riferimento, lui è molto umile nel mettersi a disposizione e nel rispondere alle domande e ai dubbi degli altri. Ad esempio, il Porto non era una corsa adatta alle sue caratteristiche, ma ha voluto esserci ed è stato l’ultimo dei fuggitivi ad essere ripreso. Il problema è farlo correre con continuità».

Come pensate di muovervi, Nicoletti?

«Parteciperà sicuramente al Tour de la Mirabelle in programma a fine maggio, ad esempio. L’aver raccolto meno risultati di altre squadre dipende anche da questo: dal calendario importante che abbiamo scelto di fare. Prove nazionali e internazioli, esperienze in Italia e all’estero coi professionisti: è così che si fanno crescere i giovani. E sono sicuro che a breve cominceremo a toglierci delle belle soddisfazioni».