GIRO D’ITALIA / Martinelli e i piani dell’Astana: «Lopez il capitano, Nibali il battitore libero»

Martinelli
Giuseppe Martinelli in una foto d'archivio alla Tirreno-Adriatico
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L’Astana di Giuseppe Martinelli non arriva al Giro d’Italia come avrebbe sperato. La primavera è scivolata via amara: non soltanto senza acuti, ma in diverse occasioni senza nemmeno un piazzamento. La colpa è stata data a dei malanni stagionali che hanno fiaccato la squadra, impedendo un recupero rapido ed efficace. Moscon non si è praticamente mai visto, Battistella aveva cominciato bene ma da marzo in poi, a causa di alcune cadute nelle quali purtroppo continua ad incappare, ha corso poco o nulla. Lutsenko è fuori gioco con una frattura alla clavicola rimediata in allenamento.

Insomma, l’avvicinamento alla corsa rosa è stato molto complicato. Nemmeno i due leader, Miguel Angel Lopez e Vincenzo Nibali, hanno rubato lo sguardo: il colombiano ha vinto una tappa al Tour of the Alps concluso poi al 27° posto, il siciliano invece è reduce dal 4° posto al Giro di Sicilia e da due classiche ardennesi, Freccia-Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi, chiuse rispettivamente in 34ª e 30ª posizione.

Giuseppe Martinelli, direttore sportivo dell’Astana, rimane comunque saldo: crede ciecamente nel valore e nell’esperienza dei suoi corridori più importanti.

Giuseppe, chi sarà il vostro capitano?

«Miguel Angel Lopez, come abbiamo deciso fin da subito. Al Giro è già arrivato 3° al debutto nel 2018 e 7° un anno dopo, vincendo in entrambe le occasioni la maglia bianca di miglior giovane. Adesso ha 28 anni e un po’ di mestiere in più: può ambire alla definitiva consacrazione».

Secondo te perché non l’ha ancora raggiunta?

«Mi ricordo ancora quando vinse il Tour de l’Avenir nel 2014: fu dominante, sembrava un predestinato. Nel 2015 passò professionista con noi, nel 2016 vinse Giro di Svizzera e Milano-Torino, nel 2018 arrivò 3° al Giro e alla Vuelta. A quel punto un suo trionfo in una grande corsa a tappe sembrava scontato. Ecco, magari ha sofferto la pressione. Le gare in cui lui ha fatto bene le hanno vinte Froome, Simon Yates, Carapaz, Pogacar, Roglic: non degli sprovveduti».

Credi che possa vincere il Giro?

«Me lo auguro, noi ci proveremo, ma sono consapevole che ci sono rivali e squadre più forti di noi. Penso alla Ineos di Carapaz, tanto per dirne una. L’ecuadoriano è un corridore solido e affidabile, quando prepara un obiettivo non va mai lontano dal centrarlo. Corre meno di tanti altri, ma rimane una garanzia. Di certo il percorso duro e con poca cronometro favorisce uno scalatore puro come Lopez».

Avete fatto qualche ricognizione?

«No, la neve ci ha impedito di provare alcune salite. Diciamo che quelle più importanti le conosciamo. Per me il Giro si deciderà sull’arrivo in salita della Marmolada, nella 20ª tappa. Però mai come quest’anno non vanno sottovalutate le frazioni del Sud: appena si rientra dall’Ungheria c’è l’Etna e la Diamante-Potenza è pericolosissima».

Martinelli, come si batte la Ineos di Carapaz?

«Provando a sorprenderla, non lasciandola mai tranquilla e libera di impostare la propria corsa. Bisognerà avere coraggio, intuito e fantasia. Da questo punto di vista la presenz a di Vincenzo Nibali sarà fondamentale».

A proposito di Nibali, qual è il suo ruolo?

«Quello del battitore libero, anche se quasi mi sembra di mancargli di rispetto definendolo così. Sarà una sorta di guida per Lopez, la migliore che lui potesse desiderare. Questo non significa che Nibali parteciperà senza ambizioni. E’ che dopo oltre dieci anni di grandi successi e di grandi pressioni vogliamo che sia sereno e che corra divertendosi. Viene da un paio di stagioni strane e anche la sua primavera non è stata semplice, ma ormai non deve dimostrare più niente a nessuno».

Chi ci sarà con loro?

«Felline, De la Cruz, Pronskiy e Tejada sono i corridori sicuri. Ci prendiamo ancora qualche giorno per definire gli altri. In ballo ci sono Boaro, Conti, Henao. Decideremo dopo il Romandia».

Martinelli, Lopez e Nibali li ritroveremo anche al Tour?

«Il colombiano credo proprio di sì, i piani sono questi. Vincenzo sta bene ma non benissimo e nel mezzo c’è un Giro d’Italia da correre e da provare a vincere. Quello che farà da giugno in poi lo decideremo soltanto dopo la cronometro dell’Arena di Verona».