Annemiek van Vleuten, l’ora del tramonto è lontana: nessuno come lei, regina a 39 anni

Annemiek Van Vleuten con il trofeo della Liegi Bastogne Liegi (foto: Movistar Team/Sprint Cycling Academy)
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«Il segreto per rimanere giovani sta nell’avere una sregolata passione per il piacere» diceva Oscar Wilde. Il piacere di Annemiek van Vleuten, e allo stesso tempo la sua forza, non è tanto nella vittoria, quanto nel superare i propri limiti ogni giorno.

Ieri dopo il trionfo nella Liegi-Bastogne-Liegi, la sua classica preferita, ha detto: «Ciò che mi trascina non è vincere, ma vedere tutte quelle piccole cose che posso migliorare, da me stessa in quanto atleta alla conoscenza dei percorsi, dall’allenamento alla tattica». È così che van Vleuten ha fatto segnare l’ennesimo primato di longevità diventando la vincitrice più anziana di una classica monumento. Mai nessuno, uomo o donna, è riuscito a vincerla a 39 anni.

L’olandese ha attaccato prima sulla Redoute, quando ancora nessuna delle big si era mossa, poi ha dato il colpo decisivo sull’ultima côte, la Roche-aux-Faucons, passando a doppia velocità Grace Brown, che ci aveva provato precedentemente.

«Quest’anno pedalo meglio che mai e non ho mai corso così bene in primavera» attacca la leader della Movistar nella conferenza stampa post-gara. «Basta guardare i miei dati e i tempi su Strava… Semplicemente il livello in gruppo sta crescendo e ci sono più ragazze in grado di far davvero bene e vincere. Ma questo rende ancor più speciali le vittorie» ha detto rispondendo a chi in quest’inizio stagione l’ha criticata. O meglio controbattendo ai molti che hanno tratto conclusioni affrettate dalle sue numerose sconfitte nelle recenti classiche. Nessuna vittoria nel World Tour e tre secondi posti tra Strade Bianche, Giro delle Fiandre e Freccia Vallone, oltre la quarta piazza ai gradini del podio nell’Amstel Gold Race. Risultati che hanno spinto a far pensare qualcuno che la sua carriera avesse ormai raggiunto una fase calante, oltre che a dubitare della condizione fisica, tra esplosività e resistenza.

Annemiek van Vleuten, dall’equitazione al ciclismo: 15 anni al top

Si dimentica però che i suoi successi più importanti sono arrivati sempre dopo aver sfiorato la vittoria più volte oppure dopo delle pause forzate. Occasioni in cui qualsiasi altra atleta avrebbe subito una battuta d’arresto. L’operazione all’arteria iliaca è arrivata quando la sua carriera, dopo due anni di gavetta tra le elite e la vittoria al Fiandre, era in rampa di lancio. Ma è tornata subito a pedalare al meglio e a vincere, fino alla terribile caduta nella prova su strada di Rio 2016. Inizialmente c’erano dubbi sul fatto che potesse tornare ai massimi livelli, poi il recupero in tempi straordinari da cui è uscita trasformata, in positivo, diventando anche una formidabile atleta da corsa a tappe. Sono stati proprio questi momenti ad alimentare van Vleuten e farne, insieme ad Anna van der Breggen e Marianne Vos, una delle campionesse olandesi che hanno dominato il ciclismo degli anni ’10.

Annemiek van Vleuten è approdata al ciclismo a 24 anni, passando per l’equitazione, il calcio e una laurea in scienze animali. «Ho ancora tanta voglia di migliorare la mia preparazione, visto che ho iniziato a pedalare tardi. A 18 anni bevevo birra e partecipavo a parecchie feste. È normale che raggiungo tardi il picco di forma nella mia carriera» ha detto sempre dopo la vittoria della Decana.

Ora sarà presto a Livigno, il suo «happy place», per preparare al meglio il Giro d’Italia, che «è una corsa troppo bella per non farla». Prima però sarà due settimane a casa per festeggiare e riposare, celebrando il 27 aprile il King’s Day, la festa nazionale dei Paesi Bassi.