Van Aert, dal Covid al secondo posto alla Roubaix: «Ci ho creduto ed è una sensazione fantastica». Ora punta la Liegi

Van Aert
Wout Van Aert in azione alla Parigi-Roubaix (foto: A.S.O/PaulineBallet)
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«Sto bene, ma il mio ruolo sarà diverso». Così Wout van Aert annunciava venerdì la sua partecipazione alla Parigi-Roubaix. Dopo aver contratto il Covid-19 pochi giorni prima del Giro delle Fiandre, ha dovuto saltare la Ronde stessa e l’Amstel Gold Race, prevista per la domenica successiva. Il punto interrogativo si poneva sull’Inferno del Nord, grande obiettivo della sua stagione.

Il campione belga della Jumbo-Visma è guarito velocemente dal virus e ha ripreso ad allenarsi ad inizio settimana. Così in pochi giorni si è trovato a preparare la Regina delle classiche, alla quale aveva partecipato già tre volte in carriera. Si è presentato al via con l’incertezza della sua condizione fisica e con un conseguente ruolo di secondo piano all’interno della squadra, correndo per Cristophe Laporte.

Ma se un corridore come Wout van Aert prende parte ad una classica monumento vuol dire che è competitivo, come ha sottolineato anche Davide Cassani nell’analisi post-gara del nostro podcast BICISPORT – Una voce in fuga.

La Roubaix del vice-campione olimpico fila liscia fino all’entrata della Foresta di Arenberg, tratto iconico dove inizia sempre ad accendersi la corsa. Ha da poco superato i primi metri in pavé di questo settore quando la sua bici subisce un problema meccanico e van Aert è costretto a cambiarla con quella di un compagno di squadra che in quel momento fortunatamente era al suo fianco. Sale così sulla bici di Timo Roosen, ma perde sempre più terreno e si ritrova presto in coda al gruppo. In gara si pensa che il belga di Herentals non sia proprio in giornata, visto che la regia televisiva si era persa l’inconveniente alla bici e il successivo cambio. Dopo la Foresta van Aert viene raggiunto dall’ammiraglia che gli fornisce una sua bicicletta e riesce a ritornare in testa dopo pochi chilometri. «Dal primo tratto di pavé è stata una carneficina e il caos è iniziato. Tutti hanno avuto la loro parte di sfortuna e si trattava soltanto di rimanere calmi. Ho avuto anche io i miei problemi, ma sono rimasto calmo grazie anche al supporto di alcuni ragazzi della mia squadra che si sono fermati» ha dichiarato al termine della corsa.

Si ritrova infatti tra i protagonisti e con il suo capitano designato, Cristophe Laporte, molto più indietro e ormai fuori dai giochi, decide di muovere la corsa insieme al fedele scudiero Nathan Van Hooydonck. Dopodiché fora e si ritrova di nuovo all’inseguimento. È quando rientra in quel gruppetto con i big che Dylan van Baarle sferra l’attacco decisivo che lo vedrà riprendere i fuggitivi e arrivare trionfante in solitaria nel velodromo di Roubaix. «Sapevo che era uno dei più pericolosi, perché quando parte lui non rallenta più. Ho capito di aver perso subito l’azione giusta e quando io e Stefan Kung siamo riusciti a distanziare gli altri per noi è iniziata la corsa vera, ma non c’erano più possibilità di riprendere Dylan. Credo abbia vinto il più forte».

Nel finale van Aert e Kung riprendono Matej Mohoric e Tom Devriendt e saranno loro quattro a giocarsi il secondo posto allo sprint nel velodromo. Sulla carta l’uomo più veloce è proprio van Aert e non tradiscee aspettative: il secondo gradino del podio è suo. «È una sensazione fantastica. Se qualcuno quest’inverno mi avesse dato per certo il secondo posto alla Roubaix avrei detto che sarei stato dispiaciuto, ma dopo un recupero così è un grande traguardo e qualcosa di cui vado fiero. Ci ho creduto e lavorato tanto per essere qui».

Rivedremo Wout van Aert alla Liegi-Bastogne-Liegi del 24 aprile, debutto assoluto per lui nella quarta e penultima monumento della stagione. Dopo la grande prestazione nell’Inferno del Nord con pochi giorni di allenamento nelle gambe, sarà certamente tra i favoriti alla Decana delle Classiche. Dopodiché andrà in ritiro in altura per prepare il Tour de France.