PARIGI-ROUBAIX / Le pagelle: 10 a Van Baarle, ma anche a Gilbert. Ganna sufficiente, Van der Poel no

Parigi-Roubaix
Il podio della Parigi-Roubaix 2022 vinta da Van Baarle su Van Aert e Kung (foto: A.S.O./Ballet)
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Il ciclismo è uno sport di squadra, ma onore e gloria toccano a uno solo. Vince la squadra che ha corso per vincere dal primo all’ultimo chilometro, la Ineos Grenadiers. Ne erano passati meno di 50 quando il team inglese ha spezzato il gruppo, cogliendo di sorpresa gli eterni rivali, Van Aert e van der Poel. Poi la corsa è andata in mille rivoli diversi, ma alla fine – dopo cadute, forature, agguati e trappole – ha premiato proprio la Ineos (e la Pinarello). Ha vinto il corridore che non ha sbagliato una mossa, Dylan Van Baarle, e che ha regalato il primo, storico successo al team inglese nella Parigi-Roubaix al termine dell’edizione più veloce di sempre: la media è stata di 45.762 km/h.

Il favorito della vigilia era un olandese, ma non Van Baarle, che riporta la Roubaix in Olanda otto anni dopo Terpstra. Scenario totalmente diverso da quello che sei mesi fa aveva consacrato Sonny Colbrelli: invece della pioggia e del fango, questa volta si è corso nel giallo accecante dei campi di colza e nel grigio della polvere per arrivare alle stelle.

Dylan Van Baarle 10 – Tempismo perfetto quando si lancia all’inseguimento dei tre di testa (Mohoric, Lampaert e Devriendt) a 30 km dal velodromo. Tempismo perfetto quando li stacca sul pavè a -18 e fa passerella da solo sul Carrefour de l’Arbre: non lo prende più nessuno. Secondo all’ultimo Mondiale, secondo al Fiandre: non possiamo essere sorpresi.

Wout Van Aert 9 – Finisce secondo in una Roubaix che non ha praticamente preparato, al rientro dallo stop per covid dopo aver mancato Fiandre e Amstel. Nella foresta oltretutto ha problemi meccanici.

Stefan Kung 8 – Qualche giorno fa L’Equipe si chiedeva se fosse l’anno di un cronoman: ci siamo andati vicino. Terzo ad Harelbeke, quinto al Fiandre, ottavo all’Amstel, terzo alla Parigi-Roubaix. Mica male.

Tom Devriendt 8 – Sfiora il podio dopo essere stato in testa alla corsa a lungo. A trent’anni, forse neanche lui ci sperava più.

Matej Mohoric 8,5 – Sempre all’attacco, è l’uomo che fa la corsa assieme a Ineos. Ineos prende tutto, lui deve accontentarsi del quinto posto. Ma, dopo la Sanremo, si conferma monumentale.

Mathieu van der Poel 5,5 – E’ lui il vero sconfitto di giornata. Parte da favorito ma sembra che si accorga troppo tardi che la corsa gli è sfuggita fra le mani. E quando parte nel finale ci fa venire il sospetto che non fossero le gambe il problema ma la tattica. Comunque nei primi 10, perché fenomeno resta.

Yves Lampaert 7 – Chiama con il suo nome (somaro) il tifoso che lo fa cadere a 7 km dal traguardo, mentre sta inseguendo Van Baarle assieme a Mohoric. Impatto impressionante, il belga però si rialza, prende una bici dell’assistenza e chiude decimo. Lui superbo, il tifoso (anzi: lo spettatore) somaro, proprio.

Andrea Pasqualon 7 – Al debutto, è il primo degli italiani al traguardo della Parigi-Roubaix: diciannovesimo. Ci dimentichiamo troppo spesso di dirgli grazie.

Filippo Ganna 6,5 E’ lui l’altra punta della Ineos, ed è dove dev’essere quando la squadra inglese fa esplodere la corsa. Fora dopo il secondo settore di pavé, quando mancano 151 km, e deve rientrare da solo. Si ferma ancora per un problema meccanico (gli va giù la catena) quando ne mancano 120 e ancora deve fare tutto da solo. Raggiunge il gruppo di testa ma poi fatalmente paga a 60 km dal velodromo. Ha detto che questa corsa non si può amare, ma certamente lui può sperare di prendersela.

Davide Ballerini 6,5 – Vale il discorso sulla sfortuna fatto per Pippo. Aggiungiamo un particolare romantico: vedere un Ballerini in testa alla Roubaix è sempre una meraviglia.

Matteo Trentin 6,5 – Sfortuna, ancora sfortuna, e non è una litania, ma la pura verità: prima gli cade la catena nella foresta, poi mentre è a ruota di Van Baarle fora, in un tratto pieno di curve, e rischia grosso. La condizione c’è, purtroppo in questa corsa non basta.

Philippe Gilbert 10 – Voto alla carriera, all’ultima Parigi-Roubaix della sua lunga e luminosa strada (qui vinse nel 2019), ma soprattutto alla classe con la quale ha salutato il dorsale numero 1, che gli è toccato per l’assenza dolorosa e forzata dell’ultimo vincitore. Postandolo sui social ha scritto: Che onore prendere il via della Roubaix con il dorsale numero 1! Un bel pensiero a Sonny Colbrelli, l’ultimo vincitore #forza

Matteo Tosatto 9 – Aveva detto che in assenza di pioggia l’uomo da tenere d’occhio era Van Baarle: conosce bene i suoi corridori