Kwiatkowski, una carriera al servizio di Froome, Thomas e la Ineos. Ma quando corre da capitano si trasforma

Kwiatkowski
Michał Kwiatkowski in azione alla Tirreno-Adriatico 2021
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Come sarebbe stata la carriera di Michal Kwiatkowski se avesse potuto correre sempre da capitano? Il giorno successivo all’Amstel Gold Race, da lui vinta al fotofinish dopo una gara semplicemente perfetta, non ci si può che fare questa domanda. Un mondiale, una Sanremo, due Strade Bianche, due Amstel, una Tirreno, una San Sebastian e una E3 Harelbeke, più svariate tappe.

Il talento e la classe del polacco della Ineos-Grenadiers sono indiscutibili, d’altro canto non si vince una maglia iridata a caso, anche se a Ponferrada nel 2014 non era certo lui il favorito numero uno per la vittoria. Nello squadrone britannico Kwiatkowski si è ritrovato tantissime volte a salutare le ambizioni personali per lavorare fino allo stremo delle forze per i leader delle grandi corse a tappe. Froome prima, Thomas, Bernal e Carapaz poi.

L’arrivo in parata tra Michal Kwiatkowski e Richard Carapaz al Tour de France 2020 (Foto A.S.O./Pauline Ballet)

Ritrovarsi sempre al Tour de France da gregario non gli ha permesso di mettere in strada le proprie capacità, non potendo mai realmente competere per i successi di tappa. Nel suo palmares si trova infatti un solo successo sulle strade della Grande Boucle nell’edizione 2020, quando arrivò a braccetto con Carapaz sul traguardo di La Roche Sur Foron dopo che Bernal si era ritirato.

Anche grazie al suo splendido lavoro il Team Sky e la Ineos hanno potuto vincere diverse maglie gialle, ma è chiaro che un corridore come lui avrebbe meritato molto di più. Ecco perché la vittoria di ieri all’Amstel Gold Race segna la rinascita di questo atleta spesso sottovalutato. Nel colpo di reni finale che gli ha permesso di superare di pochi centimetri Benoit Cosnefroy c’è tutto di Kwiatkowski. La forza, la grinta, la voglia di non mollare mai.

«Sapevo che c’era vento contrario al traguardo – ha spiegato Kwiatkowski – quindi ho lanciato lo sprint abbastanza tardi, forse anche troppo. Quando mi sono ritrovato accanto a lui sulla linea del traguardo, ho “allungato” la bici, ma non sapevo di aver vinto. Cosnefroy e la sua squadra festeggiavano, quindi ero abbastanza sicuro di aver perso. Poi all’improvviso si è avvicinata una persona dell’organizzazione e mi ha detto che avevo vinto. Una situazione simile a quella della Sanremo 2017».