Buratti, Persico, Dapporto, Milesi, Moro e Parisini: questi sono i sei corridori che Marino Amadori ha scelto per la Gand-Wevelgem in programma domenica, lo stesso giorno della prova riservata ai professionisti.
«Ci ritroveremo venerdì sera e partiremo sabato mattina – spiega Amadori – Dormiremo a Ypres, non troppo lontano da Gand, e al sabato pomeriggio faremo la ricognizione degli ultimi cinquanta chilometri circa della gara. Sarà una battaglia, non dobbiamo lasciare niente al caso. E’ la prima prova di Nations Cup, challenge che abbiamo conquistato lo scorso anno: proveremo ad essere protagonisti».
Amadori, dei nove nomi che avevi fatto in un primo momento hai lasciato fuori Epis, Portello e Pezzo Rosola. Perché?
«Senza nulla togliere a questi tre ragazzi, non mi davano le garanzie degli altri che invece ho scelto. Ho cercato di allestire un gruppo con una forte identità, formandolo con atleti intercambiabili: questo non vuol dire che siano tutti uguali e uno vale l’altro, ma che a seconda di come si metterà la gara dovranno farsi trovare pronti, che si tratti di muoversi in prima persona o di aiutare un compagno».
Sarà Persico il velocista di riferimento?
«Sì, dei sei è l’unico vero sprinter. Attenzione, sono rapidi anche gli altri, ma non tanto quanto Persico. L’unico che ha delle caratteristiche veramente diverse è Milesi: robusto, potente, non ha paura di prendere vento in faccia. Sarà preziosissimo. Alla Per Sempre Alfredo è rimasto in fuga per tantissimi chilometri e la sua squadra, il vivaio della Dsm, lo sta facendo partecipare a prove importanti. Di questo non posso che essere felice».

E gli altri, invece, come potrebbero muoversi?
«Non voglio mettere le mani avanti, ma già muoversi sarebbe tanto. La Gand non perdona, è una corsa unica e durissima. I chilometri di gara sono circa 180, andremo verso il mare, affronteremo due volte il circuito del Kemmelberg; troveremo vento e ventagli, strade strette e pavé, cadute altrui e svolte improvvise. Basta un attimo e si è fuori dai giochi, servirà anche fortuna. Tutti gli altri, comunque, hanno il compito di entrare nelle azioni da lontano e di aiutare il più possibile Persico se potrà giocarsi la vittoria».
Da questo punto di vista è rincuorante il terzo posto del velocista della Colpack nella Youngster Coast Challenge della scorsa settimana.
«Assolutamente sì, tra l’altro il percorso della gara si intrecciava con quello della Gand e quindi ha già potuto farsi un’idea di cosa lo aspetterà. Di questa esperienza voglio ringraziare anche la Colpack di Colleoni, è così che si forgiano i corridori di domani. Le realtà giovanili che vogliono far crescere i propri atleti devono partecipare ad eventi del genere. Andare al Nord: in Francia, in Belgio, in Olanda».
Hai mai pensato a convocare De Pretto? Il suo inizio di stagione è stato folgorante.
«E’ un ottimo corridore e sicuramente avremo modo di conoscerci meglio, ma parlando con Gianni Faresin (suo direttore sportivo alla Zalf, ndr) ci siamo trovati d’accordo sul fatto che De Pretto è più adatto alle corse vallonate che a quelle del pavé. E’ esplosivo e coriaceo, tornerà buono per altre prove».

Amadori, qual è il tuo miglior risultato da commissario tecnico alla Gand-Wevelgem?
«Se ci penso mi viene il mal di testa. E’ sempre stato un disastro. Mi pare di ricordare un 15° posto di Troia o giù di lì. Non combinai niente nemmeno quando avevo Mozzato, che adesso nelle semiclassiche del Nord tra i professionisti si piazza regolarmente. Purtroppo i nostri giovani non sono abituati a quei percorsi e a quegli ambienti, e sinceramente di questo non faccio una colpa a nessuno. Ma proprio per abiturarceli il più possibile dobbiamo portarli a correre lassù: anche se non arrivano in fondo, anche se concludono ultimi. Altrimenti è normale che un domani, passati tra i professionisti, in certe gare non sappiano da che parte cominciare».
Stai seguendo anche i ragazzi della Bardiani?
«Come no, in questi giorni sono alla Coppi e Bartali e li sto osservando da vicino. Proprio ieri parlavo con Roberto Reverberi, c’è piena disponibilità da entrambe le parti per coinvolgere nuovamente qualcuno come abbiamo fatto con Zana lo scorso anno. Però l’ho detto anche a lui: va bene andare a correre all’estero, ma invece di Grecia, Turchia o Europa dell’est guardate più a Nord. Una vittoria è sempre una vittoria, non si discute, ma trionfare in Belgio solitamente è molto più difficile. E quindi più soddisfacente e soprattutto più utile».
Ad esempio, in questi giorni in Francia si sta correndo il Tour de Normandie e ci sono soltanto tre italiani: Puppio, Frigo e Germani, nessuno dei quali corre in squadre italiane.
«Ci pensavo giusto ieri: si tratta di una corsa bellissima e di alto livello, ci sono anche gli elite. Sono quelle le gare che servirebbero. Cerco sempre di immedesimarmi nelle nostre squadre: l’intenso calendario italiano, le trasferte che costano. Ora arriva la stagione delle nostre classiche internazionali, quindi non voglio essere troppo duro. Però rimango dell’idea che le esperienze menzionate poco fa siano quelle decisive per il prosieguo della carriera di un giovane corridore».