Coppolillo: «Dapporto e Ansaloni i nostri due leader. Cassani? So che pensa a noi come vivaio»

Michele Coppolillo, direttore sportivo della InEmiliaRomagna, alla partenza della Firenze-Empoli 2022.
Tempo di lettura: 4 minuti

La InEmiliaRomagna di Michele Coppolillo è uscita bene dal primo fine settimana di corse: Ansaloni nono alla Firenze-Empoli (ma nel drappello che si è giocato il quarto posto) e Dapporto quinto alla San Geo, sorpassato proprio sul traguardo da Persico e Venchiarutti, altrimenti il terzo gradino del podio sarebbe stato suo. Risultati che nella classifica a squadre del Prestigio le valgono la prima posizione tra le non continental.

«Spesso passo per brontolone, a volte anche ingiustamente – ragiona Coppolillo – Ad esempio, a questo giro devo riconoscere che abbiamo corso bene. Sono rimasto soddisfatto. L’inverno è passato serenamente, non ci sono stati intoppi e direi che si è visto. Anzi, dirò di più: secondo me, ad un certo punto, Dapporto alla San Geo avrebbe potuto perfino osare di più. Ma è stato bravo, si tratta di un ottimo piazzamento considerando chi gli è arrivato davanti. E dietro».

Michele, sono Dapporto e Ansaloni i vostri due leader?

«Senza dubbio, per esperienza e qualità i capitani sono loro. Ansaloni mi piace perché è un attaccante, non ha paura di entrare in fuga. Essendo al quarto anno nella categoria è molto esperto, è il più vecchio della squadra. E’ preziosissimo per i ragazzi più giovani».

Può recitare il ruolo che fu di Tarozzi?

«Sono due corridori diversi, ma di certo Ansaloni ha quell’età e quell’esperienza che gli altri non hanno. La sua principale lacuna è il fondo: se riesce a sistemare questo aspetto può levarsi delle belle soddisfazioni».

E Dapporto, invece, che corridore è?

«Resistente e veloce. Devo dire che soprattutto in salita è migliorato molto. Nella seconda metà della scorsa stagione ha cambiato marcia e adesso può puntare in alto. Per me lui e Ansaloni, se quest’anno dovessero crescere ulteriormente, nel 2023 potrebbero essere pronti per il professionismo. Con la differenza che Ansaloni deve dimostrare qualcosa in più di Dapporto».

Di corridori con le caratteristiche di Dapporto ce ne sono tanti, specialmente tra gli Under 23, ma sono quelli che prima o poi qualcosa vincono.

«E’ quello che gli dico anch’io: non mancano né la concorrenza né le possibilità, insomma. Il dilettantismo è questo, tranne che al Giro e al Valle d’Aosta non ci sono percorsi proibitivi, la maggior parte delle gare strizzano l’occhio ai passisti veloci. E infatti, spesso e volentieri, a giocarsi la vittoria arrivano in trenta o quaranta». 

Però nella InEmiliaRomagna non ci sono soltanto loro. Avete allestito un organico interessante.

«In generale ci aspettiamo tanto, non lo nego. Specialmente da corridori come Pinardi e De Angeli, ad esempio, molto validi atleticamente ma purtroppo ancora acerbi mentalmente. Marabini, invece, dovrebbe comportarsi in gara come si comporta in allenamento, evidentemente deve imparare a gestire meglio l’avvicinamento alla corsa, la tensione, il confronto con la concorrenza. E magari a muoversi in gruppo con più furbizia, così da risparmiare maggiori energie».

Tra i più promettenti ci sono Sofia e Collinelli.

«Sofia si è già piazzato un paio di volte nel 2021, al primo anno tra i dilettanti. Ora è al secondo, quindi mi aspetto un primo salto di qualità. Collinelli, invece, figlio di Andrea (oro olimpico nell’inseguimento individuale alle Olimpiadi di Atlanta del 1996, ndr), è uno degli ultimi arrivati, ma mi ha fatto una bella impressione. Da buon pistard il colpo d’occhio non gli manca e tra l’altro mi sembra anche un uomo squadra. Ha tanti margini di crescita, in futuro punteremo su di lui».

Prima parlavi di mentalità. Dal tuo punto di vista quali sono le difficoltà più grandi che vivono i giovani corridori di oggi?

«Mi rendo conto che molti fanno fatica a rimanere concentrati per un lungo periodo di tempo. Ci riescono per qualche settimana, poi mollano e per due o tre mesi scompaiono. La vita da atleta non è facile: bisogna essere determinati e appassionati, è necessario accettare certi sacrifici. Serve costanza, altrimenti il momento del grande salto non arriverà mai. Ma noi direttori sportivi siamo qui anche per questo, non possiamo pretendere che i nostri ragazzi siano perfetti. Anzi, il bello del nostro mestiere è aiutare a crescere i giovani. Aiutarli a conoscersi, anche».

C’è qualche gara in particolare che vorreste vincere?

«Io vivo alla giornata e ai miei corridori chiedo carattere e continuità, già così sarei contento. Non sono uno di quelli che conosce il calendario a memoria. Certo, ai campionati italiani ci puntiamo. E sarebbe bello tornare al Giro vincendo una tappa, come successe lo scorso anno: però dovremo meritarcelo, l’invito non è mica scontato. Ci metto anche Mercatale, una gara che personalmente mi è sempre piaciuta tantissimo».

Si era detto che la InEmiliaRomagna potrebbe essere il vivaio della formazione che starebbe plasmando Davide Cassani. Cosa c’è di vero?

«Di vero c’è che Davide si sta spendendo tantissimo. Lui è un uomo del fare, non del dire. Si muove sottotraccia, ma si muove bene. Credo che ci siano ottime possibilità che il tutto si concretizzi: che Davide riesca nel suo intento e che la InEmiliaRomagna possa diventare il vivaio di questa nuova realtà».