Tom Dumoulin e quella felicità ritrovata. E ora si candida a vincere l’UAE Tour

Dumoulin
Tom Dumoulin in azione durante la cronometro della terza tappa dell'UAE Tour 2022 (foto: LaPresse)
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UAE Tour 2022, terza tappa. Cronometro lampo di 9 km nell’area urbana di Ajman. Tom Dumoulin taglia il traguardo con un’espressione stanca, segnata dallo sforzo breve ma intenso.

Sotto la smorfia di fatica, però, si intravede uno sguardo soddisfatto. Occhi rivolti al tabellone che segna il tempo e registra la classifica: è terzo a 14 secondi da Stefan Bissegger e 7 da Filippo Ganna. Salirà con loro sul podio di giornata. Non male affatto per essere la prima gara contro il tempo della stagione, soprattutto se si guarda al recente passato del corridore olandese.

«Questa prestazione mi rende chiaramente felice» ha dichiarato alla stampa a fine tappa. Ed è forse questo il risultato più importante per Dumoulin, che la felicità l’aveva persa proprio pedalando con un numero dietro la schiena.

A Gennaio 2021 infatti arrivò l’annuncio shock: «Prendo una pausa dal ciclismo a tempo indeterminato». Una scelta derivata da due anni in ombra, dopo aver scalato la vetta del successo. La discesa partì dal grave infortunio ad un ginocchio subito durante la quinta tappa del Giro d’Italia 2019, che lo costrinse al ritiro dalla Corsa Rosa. Quella stessa gara che nel 2017 fu il primo olandese di sempre a vincere.

I postumi di quell’incidente hanno continuato a tormentare Dumoulin per molto più tempo del previsto. Così tornò relativamente presto alle corse, ma senza mai riuscire a raggiungere i picchi di rendimento delle stagioni precedenti. Dopo un deludente 2020 qualcosa cominciò a scricchiolare all’interno del “Tom Dumoulin ciclista”. Non si ritrovava più in questo ruolo: la pressione e le aspettive che aveva sempre saputo far scivolare via, come solo i grandi campioni sanno fare, ora l’avevano schiacciato e rinchiuso in un tunnel buio senza apparente via d’uscita.

Così poco prima dell’inizio della nuova stagione 2021 decise che era giunto il momento di fermarsi. «Sento come se mi fossi liberato di una zavorra di cento chili dalle spalle» disse all’inizio della conferenza stampa organizzata dalla sua squadra, la Jumbo-Visma, per comunicare lo stop. Un fulmine a ciel sereno che fece piombare grossi punti interrogativi sul ciclismo professionistico. Uno sport sempre più ricco di pressioni, in cui i momenti per staccare non esistono più, la cura dei dettagli è esasperata e maniacale, bisogna essere competitivi al massimo durante l’intera stagione e non ci si può più permettere di presentarsi alle corse per “fare la gamba”. Una serie di componenti che portano ad un livello di stress altissimo, mentale più che fisico.

Qualche mese più tardi, a giugno, Tom Dumoulin però si rialza, risponde ai suoi dubbi e decide di tornare a gareggiare in gruppo. Si pone l’ambizioso obiettivo dell’oro olimpico nella prova a cronometro di Tokyo 2020. Lo sfiora, terminando secondo dietro Primoz Roglic. Un risultato che stupisce tutti: Dumoulin è tornato.

Ha ritrovato il sorriso in sella e gli avversari tornano a temerlo. Sulle strade dell’UAE Tour si è posto già tra i pretendenti al successo finale. Aprirà il 2022 con i fuochi d’artificio?