Calosso e la Carnovali Rime Sias vogliono la San Geo: «Il nostro leader sarà Epis»

Calosso
Daniele Calosso della Carnovali Rime Sias (foto: Rodella)
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Essendo bresciano, Daniele Calosso tiene particolarmente alla Coppa San Geo. Nonostante la giovane età, sarà la sua decima volta da direttore sportivo nella classica di Brescia. Gli piacerebbe vincerla dopo averla già sfiorata con Zambelli lo scorso anno e i presupposti perché questo accada ci sono tutti: la sua squadra, infatti, la Carnovali Rime Sias, sarà una delle formazioni da battere.

«Epis sarà il nostro capitano, ma con Bagatin, Biagini, De Carlo, Tovazzi e Iacomoni non ci mancheranno nemmeno le alternative. E’ necessario avere una squadra completa per non farsi sorprendere, a maggior ragione quest’anno col percorso rivisitato».

E’ cambiato molto, Daniele?

«Il circuito nella parte finale non verrà affrontato tre volte come lo scorso anno, ma sei. Quindi sì, la corsa è cambiata: si è indurita e sarà anche più nervosa, i passaggi su strade strette aumentano, pochissimi invece i rettilinei. Correre nelle prime posizioni potrebbe essere dispendioso ma prezioso: fratture del gruppo e cadute vanno messe in conto».

Perché, secondo te, la San Geo è così sentita? Vale quello che solitamente si dice della Firenze-Empoli?

«Sì, sono le due prove che aprono la stagione e ormai sono due classiche. La San Geo ancora di più, la prima edizione è del 1925. C’è curiosità e incertezza, voglia di ripartire e tensione, desiderio e paura. Non si sa molto delle altre squadre, spesso nemmeno i corridori sanno come stanno. Per noi che siamo bresciani è un vero e proprio campionato del mondo».

Essendo la prima gara dell’anno ci si può aspettare di tutto, anche se la volata pare l’esito più scontato. 

«Guarda, io ricordo edizioni della San Geo durante le quali nessuna squadra voleva prendersi la briga di tirare e alla fine è arrivata la fuga. Altre, invece, vinte da outsider scaltri e fortunati che hanno attaccato in punti impensabili, cogliendo di sorpresa il gruppo. E’ un terno al lotto, non puoi farti trovare impreparato».

A voi non succederà, giusto?

«Me lo auguro, la gara passerà davanti al ritiro della squadra, stiamo parlando delle strade sulle quali ci alleniamo quotidianamente. Questo può essere pericoloso, il rischio è quello di sottovalutare la questione, di prenderla alla leggera. Oppure di farsi fregare dall’aspetto sentimentale, il correre e magari vincere sulle vie di casa. Bisogna rimanere lucidi».

E poi, come sottolineavi tu, stiamo parlando di una gara prestigiosa e storica. La terza edizione del 1927 la vinse Mara, capace nel 1930 di battere Girardengo alla Sanremo e Binda al Lombardia.

«Ricordo ancora quello che Gianni Pozzani, l’organizzatore, rispose alle squadre che nel 2013 chiamavano preoccupate perché temevano che la neve avrebbe compromesso la gara. Ricorderete che qualche settimana dopo si corse la famosa Milano-Sanremo innevata. Ebbene, Pozzani a quei direttori sportivi disse che la San Geo non l’avevano fermata le bombe della guerra, figurarsi un po’ di neve. Ecco di cosa si parla quando si parla della San Geo».

Questo sarà il primo obiettivo della vostra stagione. E gli altri?

«Sicuramente il Liberazione. Lo scorso anno D’Amato fu 12°, Epis 16°: vuol dire che possiamo puntare ancora più in alto. E poi il Giro, ovviamente: è una delle vetrine più importanti. Infine, se la San Geo è il campionato del mondo, per noi bresciani il Città di Brescia è l’Olimpiade: proveremo a vincere anche quella».

In quali gare dei professionisti vi ritroveremo?

«Vorremmo partecipare a Lugano e Appennino, magari anche a qualche altra gara. Diciamo che ancora dobbiamo definire il calendario e ovviamente aspettare le decisioni degli organizzatori. Il livello della squadra è alto, quindi ci concentreremo perlopiù sulle classiche internazionali degli Under 23 e su alcune corse professionistiche».

Chi sono i leader della Carnovali Rime Sias per il 2022?

«Raimondi e Parashchak, entrambi del 2000, quindi al quarto anno nella categoria. Per il primo sarà l’anno della verità, nel 2021 ha fatto nono a Capodarco e quarto alla Ruota d’Oro, vuol dire che c’è del potenziale. L’ho visto motivato, insieme ad alcuni compagni di squadra ha organizzato un ritiro di tre settimane alle Canarie. Nel finale della passata stagione ha partecipato con la nazionale alle gare di Pozzato, Giro del Veneto e Veneto Classic, portandole a termine dignitosamente: esperienze del genere gli avranno fatto sicuramente bene».

L’organico è rimasto molto giovane.

«Così lo volevamo. Lo scorso anno avevamo ingaggiato cinque primi anni e direi che la scommessa l’abbiamo vinta: D’Amato ed Epis si sono ben comportati, hanno vinto entrambi, e alla fine siamo riusciti a tenerli tutti e cinque. Dagli juniores ne abbiamo presi altri tre: Fraccaro, Biagini e Aquila, corridore di casa, anche lui di Brescia».

Biagini sembra molto interessante: terzo al campionato italiano, brillante al Lunigiana.

«L’ho visto correre da bordo strada, mi è piaciuto fin da subito. Almeno tra gli juniores, nelle corse in cui sapeva di poter far bene correva con un bel piglio: sempre nel vivo della gara, attento e intelligente, autorevole. Secondo me potrà fare belle cose, ma i primi anni vanno aspettati almeno fino all’estate. Certo, una volta terminata la maturità, quindi da luglio in poi, ci aspettiamo un primo piccolo cambio di passo».

Senza dimenticare Iacomoni, Epis e D’Amato.

«Iacomoni ha avuto qualche problemino fisico invernale, lo aspetto da aprile in avanti. D’Amato ed Epis, come dicevo, sono molto talentuosi e l’hanno già dimostrato. Adesso per loro arriva la parte più dura: riconfermarsi e continuare a crescere, ma con gli occhi degli altri addosso. Per le volate saranno dei sorvegliati speciali, non più soltanto dei giovani di belle speranze».