Balducci: «Punto sui giovani e su Giosuè Crescioli. La Firenze-Empoli? L’ho vinta nel 1996 e mi ha cambiato la vita»

Balducci
Gabriele Balducci, direttore sportivo della Mastromarco.
Tempo di lettura: 3 minuti

Dopo aver fatto passare professionisti con la Bardiani ben due corridori, Martin Marcellusi e Alessio Nieri (a metà stagione li raggiungerà anche Filippo Magli), Gabriele Balducci e la Mastromarco ripartono da un gruppo giovane, senza un leader vero e proprio.

«Per esperienza e valore il ruolo è di Magli – spiega Balducci – ma potremo contare su di lui soltanto fino all’estate, poi sarà definitivamente della Bardiani. Io a questa stagione chiedo soltanto continuità, negli allenamenti e nei risultati. Non mi piacerebbe una squadra che un mese spacca il mondo e quello dopo si perde. E poi, non avendo individualità importanti, sarà fondamentale il gruppo».

Giovani e affiatamento: il marchio di fabbrica della Mastromarco, che non si smentisce mai.

«Quest’anno più di altri, probabilmente. Mi piace l’idea di dover lavorare con ragazzi ancora acerbi, infatti più che ai risultati guarderò alle prospettive. Se c’impegneremo e la fortuna ci assisterà, già dal prossimo anno potremo levarci delle belle soddisfazioni».

Tuttavia lavorare coi giovanissimi ha anche le sue complicazioni.

«Certo, è un compito delicato e ci vuole una certa sensibilità. I dilettanti al primo anno hanno ancora la scuola, che per noi rimane la priorità. E poi bisogna dosare le sgridate, i carichi di lavoro, le aspettative. Però è stimolante, non ci si abitua mai a vedere un talento che sboccia».

Ne avete ingaggiati almeno due che promettono bene: Crescioli e Giordani, rispettivamente secondo e nono al Lunigiana dello scorso anno.

«Sono entrambi due bei talenti delle nostre zone, Crescioli vive proprio a Mastromarco e tra l’altro lo vedo già ben avviate per le corse a tappe. Ed è bravo anche Giordani, è seguito da una famiglia appassionata. E non dimentichiamoci che il padre, Leonardo, fu campione del mondo proprio tra gli Under 23. Dovranno darsi da fare, non chiediamo loro la luna fin da subito».

Ma ci saranno anche alcuni corridori dai quali ti aspetti qualcosa già quest’anno.

«A Butteroni e Tedeschi chiedo un primo salto di qualità. Sono alla seconda stagione tra i dilettanti e hanno stoffa, tra gli juniores hanno fatto vedere belle cose e sono sicuro che possono ripetersi».

Chi è la tua scommessa?

«Senza dubbio Giosuè Crescioli, il fratello maggiore di Ludovico, un grande talento che nelle prime due stagioni tra gli Under 23 non ha saputo esprimersi. Ha una grande voglia di fare, il nostro dovere è quello di lasciarlo tranquillo e di fargli capire che con la foga non si va da nessuna parte. E’ un ragazzo da rilanciare, va trattato con cura e ricostruito col tempo. Credo ciecamente in lui».

Balducci, sabato la stagione ricomincia con la Firenze-Empoli. La Mastromarco su chi punta?

«Non voglio scoprire le nostre carte, sinceramente devo ancora parlarne coi ragazzi. Posso soltanto dire che Magli sarà il capitano, poi vedrò chi affiancargli. Come dicevo prima, il mio desiderio è quello di vedere una squadra compatta e combattiva. Ho passato l’inverno a battere su questo chiodo, mi pare che il gruppo si sia ben cementificato. Sarà un bel banco di prova».

Puntate a vincere?

«Cosa vuoi che ti dica, di no? E’ chiaro che ogni corridore e ogni squadra sperano di vincere la corsa alla quale partecipano e fanno di tutto per riuscirci. Tra l’altro alla Firenze-Empoli sono particolarmente legato: l’ho vinta con Bettiol, sono arrivato secondo con Baccio, l’ho sfiorata al fotofinish con Fiaschi. Certo che vorrei vincerla, ma devo anche essere realista: non siamo una delle squadre favorite, ma daremo battaglia».

Secondo te, Balducci, perché la Firenze-Empoli è così sentita dai toscani?

«E’ la prima gara dell’anno, è storica ed è imprevedibile, può arrivare la volata di gruppo come l’azione solitaria di un attaccante. E poi lo sapete come sono fatti i toscani: sono velenosi, irriverenti, curiosi. Pensano: chissà come s’è allenata la Mastromarco, voglio proprio vedere cosa fa la Petroli Firenze, magari è l’anno buono della Maltinti. C’è fermento, passione, voglia di rivalsa. Non a caso è considerata una sorta di mondiale».

Scorrendo l’albo d’oro fino al 1996 si trova un nome conosciuto: Gabriele Balducci.

«Una giornata magnifica, me la ricordo come se fosse oggi. Ne parlavo con i miei ragazzi giusto qualche giorno fa a dimostrazione di quanto sia fondamentale il gruppo. Io quel giorno avevo come compagni due corridori come Pieri e Bettini, non so se mi spiego. In quella stagione avrei dovuto capire se ero carne o pesce. Fin lì non avevo raccolto grandi risultati».

La gara come andò?

«A due giri dalla fine ero in fuga con altri quattro corridori, c’era anche il povero Oscar Cavagnis, scomparso tragicamente lo scorso anno. Nel corso dell’ultimo passaggio sulla salita di Monterappoli il gruppo stava rinvenendo. Io incitavo gli altri: dai, non molliamo, forza. Appena arrivati sulla rampa finale, lancia il mio attacco. Arrivai da solo. Marcello Massini, il nostro direttore sportivo, ce l’aveva detto: se anticipiamo la volata di gruppo abbiamo buone chance di farcela. Ebbe ragione».

Da lì la tua carriera ha preso il volo.

«Sì, quell’anno vinsi nove volte e mi guadagnai il professionismo. Partì tutto con quella Firenze-Empoli: questo vi fa capire quanto io ci tenga…»