AMARCORD/88 Madrid 2005: flop di Petacchi, Bettini morde il freno e Boonen si prende il mondiale

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Alla vigilia del mondiale 2005, Alessandro Petacchi aveva già la maglia iridata in tasca, o quasi. Lo diceva la sua stagione mostruosa, cominciata con la Sanremo e proseguita razziando tappe ovunque, comprese le quattro conquistate al Giro d’Italia. Lo diceva soprattutto la strepitosa condizione esibita alla Vuelta, con altre cinque vittorie, l’ultima delle quali sullo stesso traguardo madrileno che una settimana dopo avrebbe ospitato il mondiale.

Lo stesso Petacchi, solitamente misurato, era parso parecchio sicuro di sé nell’imminenza della corsa, facendo capire che la squadra sarebbe stata tutta per lui e che perfino Bettini, un altro in forma mondiale nonché campione olimpico un anno prima ad Atene, non era che una carta di riserva: si sarebbe dovuto infilare in qualche fuga, ma senza alimentarla.

La spedizione azzurra era simile, nelle aspettative, a quella di tre anni prima a Zolder, finita con lo sprint imperiale di Mario Cipollini. In entrambe le occasioni, il ct Ballerini aveva plasmato una squadra pronta a mettersi al servizio del grande velocista. C’era però una differenza sostanziale: il circuito di Madrid era agevole, ma non proprio piatto come quello belga.

La corsa, domenica 25 settembre, non fu in effetti una placida transumanza verso il traguardo. Bettini saltò da un corridore all’altro, entrando, come da piani strategici, nelle fughe più temibili. Al penultimo giro seguì un blitz degli spagnoli Valverde, Pereiro e Perdiguero, ma si attenne alle consegne di Ballerini e non collaborò. Poi, sull’ultima salita, ripartì alla caccia del neozelandese Julian Dean e di nuovo si scremò un gruppetto all’assalto, sei uomini, con Vinokourov particolamente attivo. Il gruppo accelerò, ma con grande sorpresa si vide che Petacchi non figurava più nelle avanguardie.

Dopo l’arrivo, tensione nel clan azzurro: «Se Petacchi non stava bene, doveva dirlo prima»

L’epilogo fu avvincente: Vinokourov provò ancora, Bettini esaurì le ultime forze per andargli dietro, il gruppo mise i battistrada nel mirino e li mangiò a 500 metri dal traguardo. Fu Tom Boonen a dominare il volatone, davanti a Valverde e al francese Geslin. L’Italia dovette accontentarsi della tredicesima piazza di Bettini.

Dopo la gara la tensione nel clan azzurro si tagliava con il coltello. «Non stavo bene, respiravo male per colpa della sinusite», rivelò Petacchi. «Gli sono mancate le gambe, la sinusite non ferma un atleta nelle sue condizioni», rispose indirettamente Ballerini. «Mi ha detto di essere in difficoltà a 8 chilometri dalla fine. Troppo tardi: doveva essere sincero già un giro e mezzo prima», recriminò Bettini.

Le beghe azzurre fecero passare in secondo piano la caratura del nuovo campione del mondo: Boonen in quella stagione aveva già vinto Fiandre e Roubaix. Nessuno, neanche Merckx, era mai riuscito a mettere a segno un tris così prestigioso.