AMARCORD/84 Petacchi, i giorni della gloria: dopo la consacrazione a Sanremo, il sogno mondiale

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Che Alessandro Petacchi fosse divenuto un velocista fenomenale forse si era convinto anche lui, che nei primi anni di carriera si era ritenuto tutt’al più un buon gregario. Da un paio d’anni razziava corse come nessuno, oltre venti a stagione, compreso un gran numero di tappe al Giro, al Tour e alla Vuelta.

Ciò che ad Alessandro Petacchi ancora mancava, semmai, era una grande classica. In particolare la Milano-Sanremo, che a cavallo del nuovo millennio era caduta sotto il dominio dei grandi sprinter. C’era stato il poker di Zabel, che dal 1997 al 2001 aveva lasciato la vittoria al solo Tchmil, autore di uno scaltro numero da finisseur. Poi il rush di Cipollini nel 2002 e il primo sigillo di Freire nel 2004. L’unico in grado di interrompere la tirannia de velocisti, lanciandosi sul Poggio alla vecchia maniera, era stato Bettini, nel 2003.

Normale, quindi, che alla vigilia della Sanremo del 2005, Petacchi fosse tra i grandi favoriti, pur con qualche riserva. Il tratto dei Capi che alcuni uomini veloci avevano imparato a digerire, sembrava ancora in grado di metterlo in difficoltà, insieme alla lunghezza della corsa. Non a caso dodici mesi prima si era piantato negli ultimi 50 metri, superato in tromba da Freire e Zabel.

Petacchi, una progressione micidiale: gli altri non riuscirono nemmeno a rimanere in scia

La corsa ricalcò un copione ormai risaputo. Le scaramucce sul Poggio furono riassorbite in discesa e si andò al volatone. Bettini si mise in testa a beneficio di Boonen, ma alla ruota si ritrovò proprio Petacchi. Il quale, non appena il Grillo si fece da parte, accelerò gradualmente, in apparenza quasi senza sforzo. In realtà, per gli altri le possibilità di mettere le mani sulla Sanremo finirono in quel momento e lo spezzino vinse quasi per distacco su Hondo, Hushovd, O’Grady e Freire.

Nel dopocorsa intervistarono Giancarlo Ferretti, l’uomo che cinque anni prima aveva accolto nella Fassa Bortolo un Petacchi pieno di dubbi: «Parlammo a lungo, lui era un po’ depresso. Avrebbe voluto fare veterinaria all’Università e si chiedeva se la carriera di corridore fosse stata la scelta giusta».

Spenta l’eco della Sanremo, fu facile quell’anno fissare la rivincita per fine settembre, sul circuito iridato di Madrid, particolarmente adatto alle ruote veloci. Petacchi si presentò da grande favorito, ma tradì clamorosamente le aspettative, anche a causa di un attacco di sinusite. In azzurro non ebbe più altre occasioni.