Pinot voleva smettere, ora pensa al Giro: «Ho perso il desiderio di andare in bici, ma sogno la maglia rosa»

Thibaut Pinot alla partenza del Giro di Lombardia 2021
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Un ragazzo che sceglie il ciclismo come sport della sua vita lo sa, sin dall’inizio: è bellissimo, regala emozioni, sconfitte (molte), lezioni (tante), vittorie (poche), ma arriva un giorno e mette di fronte a un bivio, a una scelta. Thibaut Pinot, professionista dal 2012, ha vissuto una sorta di “odi et amo” con lo sport: smetto, riparto, torno, forse no, invece continuo! Il francese della Groupama-FDJ si sente ai margini dell’ambiente e prima di dedicarsi a giornate semplici, ma laboriose tra miele, marmellate, fattoria didattica e bed and breakfast ha un ultimo desiderio da realizzare: la maglia rosa al Giro d’Italia. Ci riuscirà?

Thibaut Pinot, prima di lasciare il ciclismo vuole la maglia rosa: «Mi manca indossarla, è il mio obiettivo finale»

Ha esordito così a Ouest France: «Quello del ciclista non è un lavoro che fai dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 18. Ti alzi la mattina e sei già “sulla bicicletta”, vai a letto e sei ancora “sulla bicicletta”. Vai a bere una birra e sai che forse il giorno dopo ti farà più male che bene. E così con il cibo, il riposo, il recupero, il sonno. Apri Twitter, accendi la tv, qualunque cosa, sei sempre alle prese con una notizia di ciclismo. Nel mio piccolo villaggio non c’è giorno in cui non ti parlino di ciclismo. Prima della scorsa Vuelta mi chiedevano: “Speriamo di vederti lì.” E io rispondevo “sì”, anche se sapevo non sarebbe stato possibile. Non potevo deluderli. Mi è sempre stato a cuore non deludere gli altri, soprattutto la mia squadra. Ho persino perso il desiderio di andare in bici per me stesso, per questa ragione. Questo è quello che vorrei fare negli anni che mi restano: pedalare un po’ di più per me stesso. E ritrovare chi sono, il ciclista che sono. Quest’anno compirò 32 anni. Il tempo scorre troppo in fretta…

Thibaut Pinot nella lunga intervista concessa a Ouest France, ha poi incentrato il suo discorso, anche sulla questione dell’età e dei progetti futuri. Cose semplici, ma che danno tanta felicità come aprire una fattoria didattica, un piccolo bed and breakfast e dedicarsi alla produzione di miele e marmellate: «Più invecchi, più va veloce. In carriera ho ottenuto quasi tutti gli obiettivi che mi ero prefissato quando sono passato professionista. Manca solo indossare la maglia rosa. La maglia gialla è sempre stata qualcosa di troppo grande per me, anche da bambino, dunque ho sempre sognato di indossare la maglia rosa del Giro. Per il resto, mi sento ai margini di questo ambiente. E anche dalla società, credo. Il giorno in cui mi ritirerò, lancerò il telefono contro un muro. Chiamare qualcuno, scrivere un messaggio, l’ho sempre odiato. Avrò cinquanta messaggi in sospeso dopo capodanno, ma ho paura del telefono e non lo tocco. Poi una bella mattina risponderò a tutti, ma è una faticaccia. Nel futuro mi piacerebbe realizzare una fattoria didattica con un piccolo bed and breakfast, lontano dal mondo. Produrre miele e marmellate, costruire cose. Andare più spesso al Parco dei Principi a cantare insieme ai tifosi in curva. E poi viaggiare: il Vietnam, la Cambogia, la Tailandia, il Laos. La loro gastronomia, il loro patrimonio. E la loro gente, molto accogliente penso».