Cazzaniga minaccia: «Pinarello e Pellizzari non possono passare professionisti con la Bardiani»

Cazzaniga
Ruggero Cazzaniga, vicepresidente FC
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Il progetto giovani lanciato recentemente dalla Bardiani almeno per il prossimo triennio fa molto discutere fin dall’estate, quando si cominciava a parlarne. Sono molti i quesiti posti da chi anima il dilettantismo. Perché una squadra Professional si muove in questa maniera? Essendo molto più ricca delle altre realtà, e non dovendo rispettare i vincoli alle quali invece le Continental devono sottostare, non c’è forse il rischio di falsare quantomeno alcuni eventi della stagione? E ancora, come potrà riflettersi l’attività giovanile su quella professionistica, nella quale la Bardiani negli ultimi anni ha faticato?

A tutti questi quesiti se n’è recentemente aggiunto un altro: siamo sicuri che Giulio Pellizzari e Alessandro Pinarello, entrambi del 2003, due dei maggiori talenti del ciclismo italiano, possano passare professionisti con la formazione di Bruno e Roberto Reverberi? Secondo Ruggero Cazzaniga, uno dei vicepresidenti della Federazione Ciclistica Italiana, no.

Spiegati meglio, Ruggero.

«Prima di tutto voglio precisare che non è Cazzaniga a dire quello che si deve e non si deve fare. Ci sono delle norme e dei regolamenti, non ci siamo inventati niente. Non sono l’unico che la pensa così. In quanto membro del consiglio federale dirò la mia, ma questo non vuol dire che la decisione finale spetta a me».

Qual è la tua?

«Giulio Pellizzari e Alessandro Pinarello non possono passare professionisti con la Bardiani».

Perché?

«Articolo 3 della Normativa per l’abilitazione da Professionista: i corridori in questione devono aver gareggiato con continuità nelle categorie agonistiche direttamente disciplinate dalla Federazione e dall’Uci nei tre anni sportivi antecedenti a quello per il quale si chiede l’abilitazione».

Ovvero?

«Devono aver corso tre anni tra gli Under 23 e/o Elite oppure un anno tra gli juniores e due tra gli Under 23».

Così loro passerebbero direttamente al professionismo dalla categoria juniores senza passare da quella degli Under 23.

«Esatto, e non si può. Un anno fa Antonio Tiberi e Andrea Piccolo sono passati nel WorldTour dopo una sola stagione tra i dilettanti, perlopiù rovinata dalla pandemia. Ma c’è stata una deroga che glielo ha permesso. E poi stiamo parlando della vecchia Federazione, non di quella di cui faccio parte io insediatasi all’inizio del 2021». 

E’ una strada che la Federazione potrebbe percorrere con la Bardiani?

«Per quanto mi riguarda dico di no. Io non concederei nessuna deroga per il caso in questione».

Visti i tempi, Ruggero, quella norma non rischia d’essere antiquata?

«Ne stiamo discutendo, non lo nascondo. Il mondo cambia e certe riflessioni sono inevitabili. Però nessuno deve pensare che la cambieremo per fare un favore a qualcuno. Sarà solo l’andamento degli eventi a suggerirci come muoverci, non il rapporto più o meno buono che possiamo avere con certi addetti ai lavori».

Quindi credi anche tu che si tratti di una norma da rivedere?

«Noi vogliamo tutelare i giovani italiani, il fine di una Federazione secondo noi non può essere quello di dare la caccia al grande talento di turno. Non credo si tratti di una norma sbagliata, però sostengo allo stesso tempo che in certi passaggi potrebbe essere rivista. Ma finché c’è va rispettata».Cazzaniga avverte: «Pinarello e Pellizzari non possono passare professionisti con la Bardiani»

C’è chi sostiene che, per aggirarla, sia sufficiente far prendere la residenza all’estero ai corridori in questione: Slovenia, Austria, Svizzera.

«Questo è un dato di fatto: così facendo non c’è dubbio che la norma verrebbe aggirata. Però le conseguenze di una decisione del genere cadrebbero interamente addosso ai ragazzi, che si precluderebbero molte opportunità di venir coinvolti nella nazionale italiana».

Insomma Ruggero, siete disposti a tutto pur di far rispettare questa norma.

«Personalmente sì, rispetto la storia dei Reverberi ma voglio far valere la mia posizione».