Gianni Savio: «Benedetti una scommessa per il futuro. Rocchetta e Zambelli? Il ciclismo moderno è spietato, ma continuiamo a seguirli»

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Gianni Savio, team manager dell'Androni Giocattoli al Tour of the Alps 2021 (foto: Josef Vaishar)
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Dalla sua casa nell’elegante area alberata della precollina torinese, Gianni Savio si prepara alla nuova stagione, la sua trentaseiesima come direttore sportivo. Il 2022 è alle porte e la sua Drone Hopper è pronta per il primo raduno in quel di Benidorm dal 10 al 22 dicembre.

Le nuove leve su cui scommettere non mancano di certo. Uno su tutti? Quel Gabriele Benedetti pronto al debutto tra i professionisti, dotato di uno spiccato spirito d’attacco che gli ha permesso di vincere il Tricolore Under 23. Uno spirito che può fare la differenza, in un ciclismo sempre più moderno ma che non smette di far risuonare gli echi di battaglie epiche. Ne parliamo con Savio su quibicisport.it

Savio, quando hai cominciato a tenere d’occhio Benedetti?

«Intorno a Febbraio del 2021, a inizio stagione. Mi aveva parlato di lui il suo procuratore Marco Piccioli e le parole di stima espresse da quest’ultimo sono state ripagate in pieno. Gabriele è una bella scommessa per il futuro, ha voglia di fare, vuole mettersi alla prova e non ha paura di rischiare. Può crescere tanto».

A quali corse lo ritieni più adatto?

«Si tratta di un ragazzo molto giovane, che deve ancora formarsi e arrivare a una maturità completa. Sarà la strada ad indicare la via maestra. Credo possa già ritagliarsi il suo spazio in una gara come il Trofeo Laigueglia».

Che calendario affronterà?

«Siamo ancora in fase di definizione. A causa della pandemia, tante competizioni sono saltate e bisogna fare i conti con le gare annullate. Avremo un quadro molto più chiaro dopo il primo raduno di Benidorm in cui effettueremo dei test. Da questi partiremo per stilare un programma di gare personalizzato per ciascuno dei corridori».

Tra i tuoi stagisti, nel 2021, si sono distinti Christian Rocchetta e Samuele Zambelli che, però, non passeranno professionisti.

«Sì questo è vero ma ci tengo a fare una premessa. Sono due corridori di talento che nel 2022 non passeranno tra i pro non per demerito o per i capricci di Gianni Savio e il suo staff, ma perché ci troviamo ad avere a che fare con un ciclismo che, seppur emozionante e magico, è diventato spietato e molto più complesso rispetto al passato. Rocchetta e Zambelli sono due corridori di 23 anni. Al giorno d’oggi si passa professionisti già a 19 anni con vantaggi e svantaggi. Fatto sta che li continueremo a seguire e se continueranno a confermarsi su ottimi livelli faremo di tutto per averli nel nostro team».

Pensi che sia rischioso passare appena ventenni tra i professionisti?

«Questa è una tematica complessa, dipende dalla situazione. Militare da subito nelle squadre World Tour può essere un’arma a doppio taglio perché i ragazzi non hanno l’opportunità di ritagliarsi il proprio spazio. Si ritrovano a fare i gregari senza avere mai avuto l’occasione di mettersi in luce. Una squadra cosiddetta “piccola” permette al ragazzo di farsi le ossa senza perdere il gusto di andare in bicicletta e, soprattutto, senza bruciare le tappe. Non bisogna mai cadere nel tranello della fretta, uno sportivo ha bisogno del suo tempo per maturare pienamente».

Sono stati tanti i corridori che hai lanciato, come Egan Bernal, Mattia Cattaneo, Fausto Masnada tutti atleti di grande talento e sempre più esperti.

«Già, ognuno di loro ha intrapreso il suo percorso e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ciascuno, mi preme sottolinearlo, è stato seguito con la massima attenzione, valutando caso per caso. I corridori sono differenti gli uni dagli altri, ognuno ha bisogno di una programmazione ad hoc che possa permettergli di sviluppare al massimo le proprie caratteristiche».

Credi che Masnada avrebbe potuto vincere il Lombardia?

«Fausto ha un grande motore e al Lombardia ha disputato una corsa maiuscola. Ha giocato le sue carte al meglio, trovandosi davanti un Pogacar in condizione sublime contro cui era difficili lottare. Nonostante ciò ha colto uno splendido secondo posto, correndo da protagonista. Questo gli darà morale per il futuro. Un futuro che, secondo me, potrebbe vederlo agguantare anche una top cinque in una grande corsa a tappe».

Analizziamo la figura di Egan Bernal: pensi possa fare siglare la mitica accoppiata Giro d’Italia-Tour de France?

«L’accoppiata Giro-Tour sappiamo tutti che non è un qualcosa di semplice, anzi. Egan è un grande campione ma è ancora molto giovane: ha tutte le carte in regola per ottenere un risultato del genere ma deve prima maturare completamente dal punto di vista psico-fisico. L’aspetto mentale fa la differenza, soprattutto quando ci si pone un obiettivo di tale caratura».

Quali saranno, oltre Gabriele Benedetti, i nomi da tenere d’occhio della Drone Hopper secondo Savio?

«Tra gli italiani direi Leonardo Marchiori e Umberto Marengo che possiede uno spirito d’attaccante notevole. Mentre tra i colombiani ci saranno quattro giovanissimi scalatori dalle belle speranze: Brandon Rojas (19 anni), Didier Merchan (22 anni), Juan Diego Alba (24 anni) e infine Santiago Umba anche lui un corridore di diciannove anni che ho notato nel 2019 alla Vuelta al Porvenir in cui giunse quarto. Ha grandi potenzialità, in salita ha dimostrato di potersi togliere belle soddisfazioni grazie a un colpo di pedale non comune e da coltivare con scrupolo. Abbiamo un bel gruppo, i giovani non mancano così come il desiderio di metterci alla prova: non aspettiamo altro che cominciare la stagione e dimostrare che possiamo fare bene».