Gabriele Benedetti pronto all’esordio tra i pro’: «Felice di correre con Gianni Savio, non vedo l’ora di gareggiare»

Gabriele Benedetti in compagnia di Gianni Savio, suo nuovo DS tra i Pro (foto: Drone Hopper)
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Una sgambata di sessanta chilometri, circa due ore affrontate con serenità per riprendere confidenza con la sensazione di fatica che comporta l’andare in bici, poi Gabriele Benedetti va dritto a casa passando tra le vie della sua Montemarciano, elegante borgo toscano la cui entrata è segnata dall’antica Porta Campana e in cui si avverte il profumo delle gustose castagne dei boschi di Pratomagno: il ventunenne campione italiano Under 23 nella prova in linea, dopo un’annata felice e ricca di soddisfazioni, è pronto per il tanto atteso passaggio tra i Professionisti nella Drone Hopper di Gianni Savio e non sta più nella pelle per un 2022 che lo vedrà misurarsi con i primattori del ciclismo mondiale.

Gabriele Benedetti, sei pronto per il tanto atteso passaggio tra i Professionisti?

«Assolutamente sì, non sto più nella pelle».

Avrai una guida di grandissima esperienza come Gianni Savio.

«Già, ho scelto Gianni perché sin da adolescente sono un suo estimatore. Con lui hanno mosso i primi passi grandi corridori, su tutti Egan Bernal. Ha carisma, sa vedere oltre ed è consapevole dell’importanza del non bruciare le tappe. Sono certo che questi due anni assieme saranno fondamentali per la mia maturazione atletica e mentale».

Hai da poco ripreso gli allenamenti dopo una meritata vacanza: come ti senti?

«Le sensazioni sono buone, risalire in bici è stato bellissimo. Sono stato una settimana in vacanza con i miei amici alle Canarie e mi è servito per ricaricare le pile. Ora testa proiettata verso un 2022 sempre più vicino».

Quando farai il primor aduno con la Drone Hopper?

«Dal 10 al 22 dicembre a Benidorm. Non vedo l’ora, sono motivatissimo».

Quali sono i tuoi obiettivi per il primo anno tra i Professionisti?

«Fare esperienza e apprendere il più possibile dai grandi del ciclismo mondiale, sin dalle prime gare a cui parteciperò. Correre accanto ai campioni consente di studiarli da vicino, con umiltà e quell’attenzione verso i dettagli che fa la differenza».

Sai già la data dell’esordio?

«Ancora no ma, probabilmente, tra fine gennaio e i primi di febbraio dovrei attaccare sulla schiena il pettorale».

Il tuo 2021 è stato coronato dalla vittoria ai Tricolori Under 23 il 19 giugno davanti al campione mondiale in linea tra i Dilettanti Filippo Baroncini al termine di una giornata corsa all’attacco sin dall’inizio: che gara è stata?

«La più bella, senza dubbio, disputata sino ad oggi. Ho voluto in tutti i modi portare avanti la fuga, fare la differenza da subito perché mi sentivo bene e volevo riscattarmi da un Giro di Toscana in cui non ho reso come avrei voluto. Non è stato facile, le fasi iniziali della corsa sono state veramente ardue e la paura di venire ripresi non è mancata. Ma chilometro dopo chilometro mi accorgevo che le gambe rispondevano bene e quando ne mancavano circa tre ho capito che sarei riuscito a conquistare la maglia di campione italiano. Una gioia indescrivibile, un sogno tramutatosi in realtà».

Andare all’attacco non ti spaventa di certo, lo hai dimostrato anche agli Europei di Trento.

«Assolutamente, amo correre in maniera garibaldina e credo sia uno degli aspetti più avvincenti del ciclismo. Stare davanti mi dà una carica immensa, sapere che da dietro danno il massimo per raggiungermi mi dà una motivazione unica».

Come giudichi la tua permanenza alla Zalf?

«Eccellente e ci tengo a ringraziare dal profondo del cuore tutti i miei compagni e il patron Egidio Fior. Dopo un primo anno sottotono tra gli Under 23, sono riuscito a trovare nuovi stimoli e una tranuillità che mi ha concesso di esprimermi su ottimi livelli. Un ruolo importantissimo ha avuto l’allenatore della Zalf Gianni Faresin che mi ha seguito con scrupolo e passione, consentendomi di tirare fuori il meglio da me stesso».

Che anni sono stati questi tra i Dilettanti?

«Anni di apprendimento e crescita. Sicuramente questo biennio mi ha forgiato, è stato un periodo significativo, una fase intermedia che mi ha permesso di fare esperienze importanti e che mi ha fatto comprendere che nulla può essere lasciato al caso se si vuole rendere al massimo e fare la differenza».

Prediligi le corse a tappe oppur le gare di un giorno?

«Sicuramente mi vedo più adatto nelle gare di un giorno e sogno di vincere una classica monumento ma spero di poter prendere parte anche alle grandi corse a tappe così da mettermi in gioco e vedere quali sono i miei limiti. Cercherei di andare all’attacco e di giocarmi la carta dell’effetto sorpresa, nel ciclismo non si può mai dire e tutto può accadere».

Il 2 agosto sei stato vittima di un incidente che ti ha causato la frattura di due costole e svariate escoriazioni.

«Purtroppo sì e questo è un punto su cui è bene soffermarsi. Troppe persone rischiano la vita quando vanno in bicicletta, sembra ormai una prassi quando non dovrebbe minimamente essere così. Nelle scuole, nelle università, ovunque venga data disponibilità bisogna portare avanti una campagna di sensibilizzazione per fare comprendere agli automobilisti che non sono gli unici proprietari della strada».

La realizzazione di più piste ciclabili potrebbe sicuramente arginare una problematica gravissima.

«Sì, esatto. Mi auguro vivamente che vengano costruite in tutta Italia in più spazi possibili. Chi va in bicicletta, a qualsiasi livello, ha il diritto di essere tutelato e poter praticare la sua passione in totale sicurezza».

Gabriele Benedetti: quali sono le tue passioni al di fuori del ciclismo?

«Amo studiare e in futuro mi piacerebbe iscrivermi nella Facoltà di fisioterapia, componente fondamentale nello sport soprattutto per ciò che concerne il recupero fisico di un atleta. Inoltre mi appassiona tantissimo il tennis e quando ne ho l’occasione faccio due scambi molto volentieri. Ogni sport ha la sua magia e ogni disciplina trasmette un insegnamento di cui fare tesoro quando si sale in bici».