Vittoria Guazzini, a star is born: «Mi sono giocata il malleolo, ma rifarò la Roubaix. Sono grata alla Valcar, ora mi apro verso nuovi orizzonti»

Vittoria Guazzini continua il suo percorso di recupero dall'infortunio. Momenti di relax a casa a Poggio a Caiano
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Vittoria Guazzini, giovane campionessa dall’avvenire stellare dimostra di essere in realtà una donna guerriera: dalla disavventura alla prima edizione della Parigi-Roubaix donne ai buoni propositi per un 2022 da sogno. Una ragazza dalle mille sfumature: non solo bici che scorrono sulla pista e sull’asfalto ma anche un’innata passione per la musica.

Vittoria, innanzitutto come ti senti dopo la rovinosa caduta alla Parigi-Roubaix?

«Sto abbastanza bene… Sono anche contenta di come sta procedendo la riabilitazione: vado tutti i giorni a fare fisioterapia! Sta andando tutto secondo i piani, anzi ho già riniziato a pedalare da una settimana sui rulli. Quindi che dire, anche meglio del previsto».

Puoi raccontarci nel dettaglio cosa è accaduto alla Parigi-Roubaix?

«Beh… diciamo che aveva iniziato a piovere da poco, in aggiunta al fatto che come ben si sa, il pavé della Roubaix è già molto scivoloso di per sè. Nel momento in cui io ed altre ragazze siamo state travolte dalla caduta ci trovavamo nel tratto di Mont Saint Pevel, che è uno dei più impegnativi in assoluto di tutta la corsa. Che dire… ci sono state numerose scivolate in quel tratto e purtroppo la mia è stata una di quelle! Il mio piede si è letteralmente “girato”, portando con sé la rottura del malleolo tibiale».

Che peccato! Sicuramente è stata veramente sfortunata in questa prima edizione tutta al femminile della Roubaix. La rifaresti se ti capitasse l’occasione, magari anche il prossimo anno?

«Penso che sicuramente la rifarò prima o poi… Certo, se prenderò parte il prossimo anno questo non posso ancora dirlo, dipenderà anche dalle scelte della squadra».

Nel 2022 vestirai la maglia della FDJ Nouvelle: cosa ti ha “lasciato” la Valcar e quali sono le tue aspettative per questa avventura con una nuova squadra?

«Sono stata per tre anni con la Valcar, da quando sono passata nel 2019 nella categoria élite. Sicuramente quelli con la Valcar sono stati degli anni fondamentali proprio nella misura in cui mi hanno permesso di crescere con tranquillità, di fare esperienza. Infatti già nel corso del primo anno ho fatto molte gare di prestigio che mi hanno consentito di misurarmi con le atlete più forti del panorama ciclistico femminile mondiale. Per quanto riguarda il prossimo anno ho deciso di cambiare squadra, questo è vero, fermo restando che sono estremamente grata alla Valcar per gli anni trascorsi. Ho delle grandi motivazioni; nel cambiamento infatti risiede quel “di più” che ti spinge a dare il massimo, ad abbracciare il miglioramento. Spero di riuscire a ripagare la fiducia che la FDJ ha riposto e sta riponendo in me».

Beh… sicuramente ti attende, e noi di Bicisport ti auguriamo un futuro stellare! Non è da tutti essere campionessa d’Europa e prendere parte alla prima Olimpiade a soli 20 anni!

«Sì, diciamo che questa stagione, fatta eccezione per come si è conclusa, è stata per me molto positiva. La partecipazione alle Olimpiadi di Tokyo era l’obiettivo principale nel mirino. Sono contenta di aver fatto parte della formazione italiana. C’è da dire che non avevamo delle grandi aspettative per quanto riguarda il risultato ma siamo comunque rimaste estremamente soddisfatte del tempo che abbiamo portato a casa, e questo ci spinge a lavorare ancor più duramente per le prossime».

Abbiamo visto che tu sei una vera amante della chitarra: in questo periodo cosa ti manca di più, la chitarra o la bici?

«Devo ammettere che in questo periodo ho avuto modo di strimpellare un pò di più la chitarra, ero seduta sul divano senza poter far nulla ed è stata un’ottima compagna. Per quanto riguarda la bici spero di poter riprendere gli allenamenti a pieno regime a breve, per iniziare la preparazione come si deve!».

I generi che ascolti di più sono il rock e il pop, anche se in alcuni casi senti proprio la necessità di un rock rock. Ora di che “grado” avresti bisogno: un rock al quadrato o al cubo?

«Al cubo! Si ci vuole… c’è bisogno di tanta motivazione e di tanta grinta, ma al momento ne ho abbastanza».

Vittoria, grazie per il tempo dedicatoci. Ti auguriamo una pronta guarigione e di vederti presto brillare ancora!

«Grazie mille!».