Oscar Sevilla “sfida” Valverde e continua: «Non voglio lasciarlo da solo. Ho ancora passione ed entusiasmo»

Oscar Sevilla al Tour Colombia 2020, nella tappa da Zipaquira a El Once Verjon
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Alejandro Valverde non lascia? E allora Oscar Sevilla raddoppia! Il 45enne spagnolo prosegue la sfida a distanza con l’Embatido e continua la sua avventura nel Team Medellin anche per il 2022. Ciclismo elisir di lunga vita per l’iberico nato ad Albacete, nella Castiglia-La Mancia il 29 settembre del 1976, professionista del 1998 e pronto a una nuova stagione con la squadra Continental colombiana.

Così Sevilla, intervistato da EFE: “Siamo simili quando si tratta di ciclismo. Proviamo la stessa passione e amore per il nostro sport e ci piace davvero quello che facciamo. Alejandro (Valverde, ndr) non mi sorprende più. Ha grandi qualità e nel corso della sua carriera ha dimostrato di poter vincere tutti i tipi di competizioni. Passione ed entusiasmo durante gli allenamenti sono la chiave. Ed è difficile lasciare il ciclismo quando ci si diverte“.

Un percorso che continua perché Sevilla si diverte ancora: “Continuo ad andare avanti per il mio amore per il ciclismo, per il desiderio di allenarmi e correre, e anche perché vorrei tornare a vincere”, ha dichiarato all’agenzia di stampa spagnola, EFE. «Ho deciso di continuare per un altro anno perché sono ancora emozionato e spero di vincere. E poi posso dare il mio contributo anche ai più giovani, che per me vale più di ogni altra cosa».

Il ciclismo spagnolo secondo Oscar Sevilla

Secondo Sevilla, professionista con KelmePhonak, T-MobileRelaxRock RacingIndeportes AntioquiaGobern. de AntioquiaSan MarcosFormesan-Bogotà HumanaEPM-UNE e dal 2017 al Team Medellin, Alejandro Valverde gioca un ruolo importante nel ciclismo spagnolo. “Corre solo e sempre per vincere ed è un esempio per questo“, ha afferma l’ex professionista di Kelme, Phonak e T-Mobile, tra gli altri.

E sulla situazione del ciclismo spagnolo attuale? Ecco come la pensa: «Mikel Landa ha ancora qualcosa da dimostrare. Enric Mas ha già fatto bene. Tutti si aspettano che vinca, ma non è facile. E poi si può e si deve avere fiducia nei giovani corridori come Juan Ayuso e Carlos Rodríguez. Penso che tra tre o quattro anni ci sarà una generazione che ci farà sognare».

In conclusione un pensiero sul ciclismo che cambia: «Vediamo gare sempre emozionanti, divertenti e con molti giovani corridori che già gareggiano con l’atteggiamento giusto nelle grandi corse e non stanno lì ad aspettare le mosse dei big, come accadeva in passato. Abbiamo visto molti attacchi lontani dal traguardo, in uno sport che si è appena aperto con decisione verso la tecnologia».