Alejandro Valverde non lascia? E allora Oscar Sevilla raddoppia! Il 45enne spagnolo prosegue la sfida a distanza con l’Embatido e continua la sua avventura nel Team Medellin anche per il 2022. Ciclismo elisir di lunga vita per l’iberico nato ad Albacete, nella Castiglia-La Mancia il 29 settembre del 1976, professionista del 1998 e pronto a una nuova stagione con la squadra Continental colombiana.
Così Sevilla, intervistato da EFE: “Siamo simili quando si tratta di ciclismo. Proviamo la stessa passione e amore per il nostro sport e ci piace davvero quello che facciamo. Alejandro (Valverde, ndr) non mi sorprende più. Ha grandi qualità e nel corso della sua carriera ha dimostrato di poter vincere tutti i tipi di competizioni. Passione ed entusiasmo durante gli allenamenti sono la chiave. Ed è difficile lasciare il ciclismo quando ci si diverte“.
Un percorso che continua perché Sevilla si diverte ancora: “Continuo ad andare avanti per il mio amore per il ciclismo, per il desiderio di allenarmi e correre, e anche perché vorrei tornare a vincere”, ha dichiarato all’agenzia di stampa spagnola, EFE. «Ho deciso di continuare per un altro anno perché sono ancora emozionato e spero di vincere. E poi posso dare il mio contributo anche ai più giovani, che per me vale più di ogni altra cosa».
Il ciclismo spagnolo secondo Oscar Sevilla
Secondo Sevilla, professionista con Kelme, Phonak, T-Mobile, Relax, Rock Racing, Indeportes Antioquia, Gobern. de Antioquia, San Marcos, Formesan-Bogotà Humana, EPM-UNE e dal 2017 al Team Medellin, Alejandro Valverde gioca un ruolo importante nel ciclismo spagnolo. “Corre solo e sempre per vincere ed è un esempio per questo“, ha afferma l’ex professionista di Kelme, Phonak e T-Mobile, tra gli altri.
E sulla situazione del ciclismo spagnolo attuale? Ecco come la pensa: «Mikel Landa ha ancora qualcosa da dimostrare. Enric Mas ha già fatto bene. Tutti si aspettano che vinca, ma non è facile. E poi si può e si deve avere fiducia nei giovani corridori come Juan Ayuso e Carlos Rodríguez. Penso che tra tre o quattro anni ci sarà una generazione che ci farà sognare».
In conclusione un pensiero sul ciclismo che cambia: «Vediamo gare sempre emozionanti, divertenti e con molti giovani corridori che già gareggiano con l’atteggiamento giusto nelle grandi corse e non stanno lì ad aspettare le mosse dei big, come accadeva in passato. Abbiamo visto molti attacchi lontani dal traguardo, in uno sport che si è appena aperto con decisione verso la tecnologia».