Il podcast di Geraint Thomas sta prendendo sempre più piede tra gli appassionati di ciclismo e non è raro vedere ospiti campioni del calibro di Sir Chris Hoy o Bradley Wiggins. Ha destato però molto interesse la chiacchierata tra il britannico vincitore del Tour de France 2018 e il due volte maglia gialla Tadej Pogacar.
Nel corso dell’intervento, lo sloveno ha avuto modo di parlare di se stesso e dei suoi presunti punti deboli. Pogacar ha provato a minimizzare la sua aura di invincibilità che si è costruito in queste ultime due stagioni, vincendo non solo la Grande Boucle per due volte consecutive, ma anche due Monumento come Liegi e Lombardia a soli 23 anni.
«Soffro maggiormente le salite molto lunghe e l’alta quota, mentre riesco a fare grandi numeri su ascese che non superano i dieci chilometri. Penso che i miei avversari l’abbiano già capito». In effetti le difficoltà di Pogacar si sono viste al Col de la Loze a 2.400 metri d’altitudine al Tour 2020 e sul Mont Ventoux quest’anno quando Vingegaard ha provato ad attaccarlo.
Poco furbamente Pogacar ha anche parlato della sua squadra, non certo la più forte del circuito WorldTour per quanto riguarda i grandi Giri. Corazzate come la Ineos-Grenadiers o la Jumbo-Visma dovrebbero usare questo come un vantaggio, cercando di isolarlo e costringendolo a un lavoro extra.
«Non credo sia così difficile attaccarmi. Basta partire da lontano e io rischio di ritrovarmi da solo. La Ineos e la Jumbo, che hanno più di un capitano al via, sono due squadre attrezzate per questo tipo di strategie».
Thomas risponde a Pogacar
È arrivata pronta la risposta di Thomas, che ha riconosciuto come l’ascesa di Pogacar abbia cambiato la mentalità di una squadra schematica e pragmatica come la Ineos (ex Sky). «Quando vedi un corridore così forte il primo pensiero che fai è “come possiamo battere questo ragazzo?” Devi pensare e restare positivo, nulla è impossibile nel ciclismo. Non ha senso correre come abbiamo sempre fatto mettendoci in testa al gruppo a tirare».