Mondiali Pista 2021 / Martinello denuncia: «Via Salvoldi, sbagliato eliminare il selezionatore unico. E la velocità è un settore abbandonato. Finale Ganna-Milan, si può»

Filippo Ganna, Liam Bertazzo, Marco Villa, Jonathan Milan, Simone Consonni e Francesco Lamon: il quartetto è medaglia d'oro mondiale! (foto: BettiniPhoto)
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Silvio Martinello parla di «una serata che ricorderemo a lungo, molto emozionante, che ci fa essere orgogliosi». Abbiamo già detto nei giorni scorsi che questi successi di un grande gruppo di atleti ed atlete non devono nascondere i problemi della base, e che è proprio adesso il momento di investire, ora prepariamoci a un’altra giornata tutta da seguire. 

L’inseguimento individuale ci vede ovviamente favoriti.

«Ci aspettiamo grandi cose sia da Ganna sia da Milan. Lambie permettendo, i loro tempi possono farci sperare anche di vederli uno contro l’altro nella finale per l’oro come accadeva negli anni Sessanta. Ci stiamo riprendendo uno spazio molto importante». 

C’è chi chiede a Filippo di riprendersi il record del mondo. 

«Da quello che abbiamo visto finora mi viene da pensare che la pista del Mondiale non sia velocissima, e anche le condizioni interne al velodromo da quello che ho sentito non sono favorevoli. Siamo al termine di una stagione molto intensa, è un record che è nelle possibilità di Ganna ma io mi concentrerei sull’obiettivo oro. Filippo è in condizioni buone, ma ha già avuto diversi picchi di forma in questa stagione. Da osservatore mi interessa poco il record in questa fase».

Oggi tocca ancora a Elisa Balsamo. Con il progresso del ciclismo femminile, e un professionismo sempre più vicino, c’è il rischio che la pista possa perdere qualche protagonista?

«Non credo francamente, è un discorso concettuale. L’attività polivalente fa bene, alla strada e alla pista, e questo ormai è un concetto condiviso: chi volesse invertire questo percorso sarebbe fuori dai tempi, antistorico. Il pericolo che vedo prestissimo è che andando verso il professionismo tutte le nostre migliori atlete, che sono tesserate per i corpi militari, a un certo punto dovranno fare una scelta. Lo status attuale è una garanzia per tutta la vita, se invece sceglieranno i team saranno legate ai rinnovi contrattuali, alla vita del professionismo vero e proprio.

«Fui io a proporre il ruolo di selezionatore unico per le donne: fino a ottobre 2005 Salvoldi era il tecnico della pista femminile, ma c’erano difficoltà a coinvolgere le migliori. La figura selezionatore unico risolse questo problema e partì il ciclo vincente che andrà ad esaurirsi con questo Mondiale. Da quello che sento, non ci sarà più un selezionatore unico, e francamente mi sembra un gran passo indietro. Detto da me, che sono stato l’avversario di Dagnoni, può sembrare spiacevole, ma purtroppo si rischia di vanificare il gran lavoro fatto negli ultimi anni».

Altro problema. Perché nella velocità, con l’eccezione della Vece, non ci siamo proprio?

«Perché è un settore ad altissima specializzazione, e noi da tempo lo abbiamo abbandonato, non siamo in grado come sistema di garantire un futuro a chi eccelle. I ragazzi e le ragazze con spiccate doti di velocità in Italia vengono utilizzati su strada, per vincere più corse possibili nelle categorie giovanili. E’ un discorso di organizzazione, in un settore che diventa sempre più specialistico. Miriam infatti è andata ad Aigle, dove c’è la scuola dell’Uci che aiuta atleti dei Paesi emergenti, quelli che non hanno possibilità. L’Italia non è fra questi, ma Salvoldi è stato bravo a dirle che da noi non avrebbe avuto sbocchi. Così Miriam ha fatto immediatamente un salto di qualità: è emblematico, dovrebbe farci capire quanto talento stiamo buttando via. Un settore che alle Olimpiadi mette in gioco 12 titoli, 18 medaglie fra maschi e femmine, noi abbiamo deciso da tempo che non ci interessa.

«La nuova gestione sembra intenzionata a creare un settore velocità, speriamo che sia così: ma i nostri tecnici adesso hanno bisogno di andare almeno un paio d’anni all’estero a studiare, altrimenti dovremo prendere qualcuno da fuori. E’ un lavoro che va fatto: chi ha certe caratteristiche ha bisogno di sbocchi, altrimenti inseguirà sempre il miraggio di correre su strada: però uno con queste caratteristiche su strada ad alto livello farà sempre fatica. Per vincere le volate bisogna arrivarci davanti, e ci arrivi solo se hai passato indenne qualche salita».