Parigi-Roubaix, le pagelle: Colbrelli da dieci e lode. Moscon eroico da 9. Bocciato Van Aert

Parigi-Roubaix
Il podio della Parigi-Roubaix 2021 vinta da Sonny Colbrelli davanti a Florian Vermeersch e Mathieu Van der Poel (foto: A.S.O./PaulineBallet)
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Era dal 2002 che non avevamo una Parigi-Roubaix con la pioggia: quel giorno, sembra una vita fa, vinse Johan Museeuw (fu l’ultima delle sue tre vittorie nel velodromo), e Tom Boonen debuttò sul fango più famoso del mondo finendo terzo. 

Quel giorno, il 14 aprile, partirono in 190, arrivarono al velodromo in 41. Dopo 903 giorni di assenza la Parigi-Roubaix è tornata, ed è tornata nella sua forma più epica.

Parigi-Roubaix: le pagelle

Acqua, freddo, vento, fango, se a un certo punto fosse apparso un drago che sputava fuoco non avremmo fatto una piega. La nostra ammirazione va a chi ha vinto (Sonny!!!), a chi non ha vinto, a tutti quelli (tantissimi) che sono finiti con la faccia nel fango, o con la testa nel fosso, a quelli che hanno forato nel momento peggiore, a quelli che hanno deciso di guadare un tratto di strada senza sapere se ne sarebbero usciti in bici, a quelli (tutti) che per nutrirsi hanno dovuto mangiare il fango insieme alle barrette, e a proposito di barrette a quelli come Declerq che non sono riusciti a tirarle fuori dalle tasche perché le mani non smettevano di tremare, a quelli che sono caduti su uno spartitraffico come in una qualsiasi tappa piatta del Tour, a Laporte che ha frenato mettendo un piede sulla ruota posteriore come facevamo da piccoli in cortile, a quelli che sono riusciti a evitare le cadute facendo acrobazie finissime, a quelli che non ci sono riusciti, a chi ha provato tutto il giorno a raccontare la corsa senza avere alcuna possibilità di distinguere un corridore dall’altro, a tutti un grazie dal profondo del cuore.

Sonny Colbrelli 10 e lode

Vorremmo dagli cento, mille, ma non sono voti. E’ il suo anno, l’anno magico, non ci toglieremo facilmente dalla testa quelle immagini, lui che si mette le mani sul casco, lui che prende la bici e la solleva, lui che si butta sull’erba del velodromo per assaporare il momento e fissarselo per sempre nella memoria. Campione italiano, campione europeo, primo italiano a vincere la Roubaix dopo ventidue anni. Era il suo debutto. Ieri sera non era convinto, questa mattina aveva avvertito sua madre: «Oggi mi ritiro». Che bello non capirci niente. 

Florian Vermeersch 9

Il figlio del meccanico dell’Alpecin-Fenix è un altro fenomeno che ci regala il ciclocross. Anche lui, come Colbrelli e van der Poel, era all’esordio nella Roubaix: semplicemente mostruoso (ma meno di Sonny).

Mathieu van der Poel 7

Spende e spande. Quando imparerà a correre saranno guai per tutti. E se non imparerà, ci divertiremo lo stesso. 

Gianni Moscon 9

Una corsa straordinaria, la Roubaix che ci siamo sempre aspettati di vedere da Gianni. Purtroppo questa corsa è bella anche perché non basta essere i più bravi, i più forti, i migliori: bisogna anche essere fortunati, o quanto meno non essere sfortunati. Gianni no: fora nel momento peggiore, con l’ammiraglia lontana, e poi cade nella foga di riprendere tempo. Peccato. Ma lo abbiamo visto là dove lui dovrebbe stare: davanti a tutti.

Wout Van Aert 5

Come al Mondiale: non ne ha abbastanza. Non è più quello di luglio. Normale, certo. Ma Wout dovrebbe anche capire che le corse non sono duelli rusticani fra lui e Mvdp. Ci sono anche gli altri.