MONDIALI 2021 / Bartoli si sbilancia: «Il Belgio punti su Van Aert. Evenepoel tatticamente è un disastro! E non date gli azzurri per battuti»

Bartoli
Michele Bartoli in una foto d'archivio.
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Mancano ormai pochissime ore alla partenza della prova in linea uomini professionisti dei Mondiali 2021 e l’attesa non si riesce più a contenere. Sarà una notte difficile per gli atleti che domani mattina prenderanno il via, una notte di tensione, pensieri, responsabilità, ma anche di emozione. Pedalare con la maglia della propria nazionale nel magnifico scenario del Brabante fiammingo, dove il ciclismo è di casa, è il sogno di qualsiasi atleta.

Van Aert, Evenepoel, Alaphilippe, Van der Poel, Pogacar, Roglic, Sagan e moltissimi altri. Al via di Anversa c’è il meglio del ciclismo internazionale, ma solo uno verrà incoronato campione del mondo. Con Michele Bartoli proviamo ad analizzare il percorso iridato, passando in rassegna tutti i grandi protagonisti attesi nei 277 insidiosi chilometri.

Michele, parliamo del percorso. Abbiamo visto con gli U23 e con le Donne che non è così duro come può sembrare…

«Non siamo nelle Fiandre del Giro delle Fiandre e questo è palese vedendo i muri e gli strappi in programma. Ieri gli Under 23 sono arrivati quasi compatti dietro a Baroncini. Se non fosse arrivato l’azzurro da solo avremmo assistito a una volata di 25 corridori».

Però il terreno per provare ad andare via c’è…

«Assolutamente. Gli strappi sono comunque impegnativi e si può fare la differenza. Tuttavia non vedo un corridore capace di staccare tutti gli altri big. Per fare un esempio: siamo sicuri che su un muro di 400 metri uno come Alaphilippe riuscirà a staccare Roglic, Van Aert, Evenepoel o Pogacar? Io non credo».

Quindi cosa ti aspetti?

«Un gruppetto con tutti i migliori che si giocano la volata a Lovanio. Forse il modo giusto per arrivare da soli è andare via in contropiede con gli altri che si guardano».

Parliamo dei protagonisti partendo dai due belgi, Evenepoel e Van Aert.

«Tra i due c’è rivalità, ma io non metterei in discussione la leadership di Van Aert. Wout per il tracciato, per l’esperienza e per garanzie, è un passo avanti al suo compagno. Remco sbaglia spesso a correre e l’esempio più lampante lo abbiamo avuto all’Europeo di Trento. Direi che non ci sono dubbi su cui puntare. È anche il mio favorito per la vittoria».

E Alaphilippe?

«Alaphilippe è quel tipo di atleta che può vincere di tutto, anche la Parigi-Roubaix a mio avviso. Forse gli servirebbe un percorso un po’ più duro, ma un fuoriclasse come lui può inventarsi di tutto. Se la giocherà fino alla fine, ne sono sicuro».

Degli azzurri che idea ti sei fatto?

«Inizialmente non ci avrei puntato molto, ma vedendo quanto ha fatto Colbrelli all’Europeo e Trentin in queste ultime uscite…chissà! Il percorso si addice alle loro caratteristiche e allo sprint sono entrambi molto veloce. Uno dei due potrebbe inserirsi in una fuga e giocarsela. Non dò l’Italia per battuta».

Come deve correre l’Italia?

«Di rimessa. Non si facesse prendere dalla voglia di farsi vedere e di correre da protagonisti. In un Mondiale come questo non serve a niente. Bisogna risparmiare quanti più uomini possibile per tenere coperti i due capitani, pronti a uscire nel momento giusto. Più uomini abbiamo, meglio é! Giochiamo in difesa e partiamo in contropiede…»

Che ruolo può avere Moscon?

«Lui, così come Ulissi, hanno bisogno di un percorso più duro, ma possono seguire qualche attacco da lontano se ci sono corridori interessanti che si muovono. Moscon è il jolly, se sta bene è temibilissimo».

Un nome a sorpresa?

«Per quanto poco (purtroppo) ha vinto rispetto ai grandi favoriti, Colbrelli è il mio nome a sorpresa. Anche se ha vinto l’Europeo nessuno lo mette a livello di Van Aert, Van der Poel e tutti gli altri. Secondo me può regalarsi davvero un sogno».