MONDIALI 2021 / Benvenuti nelle Fiandre, dove il ciclismo ha più senso. Terra di miniere, cimiteri, pittori e biciclette: il Mondiale qui come quello di calcio in Brasile

Mondiali 2021
Il Leone, più di un simbolo per le Fiandre, dove si stanno correndo i Mondiali 2021 di ciclismo
Tempo di lettura: 3 minuti

Miniere, cimiteri, pittori. A Gianni Mura bastarono tre parole per definire le Fiandre. Ma ce n’è un’altra che definisce bene questa terra drammatica e feroce: la parola è ciclismo. Le corse qui hanno più senso, più sapore, sono più spesse. E un Mondiale di biciclette in questo fazzoletto di terra ha lo stesso significato di un Mondiale di pallone negli stadi brasiliani. It’s coming home, direbbero loro se soltanto parlassero inglese. Ma no, nè inglese nè francese: loro parlano il fiammingo. Ma il Mondiale di ciclismo torna a casa per festeggiare la sua edizione numero 100.

Le Fiandre sono un paese separato, con suoi usi e costumi, una sua storia piena come si conviene di sangue, e una lingua ostica e diversa da tutte, una lingua che sanno parlare meno di sei milioni di persone in tutto il mondo. Gli antichi greci avevano Achille ed Ettore, e Omero che li ha raccontati per l’eternità. Nelle Fiandre ci sono eroi come Briek Schotte, Eddy Merckx, Tom Boonen, adesso Wout Van Aert e Remco Evenepoel.

Mondiali nelle Fiandre: qui, dove il ciclismo è di casa

Questa è la terra della De Omloop, della E3 Prijs e della Gand-Wevelgem, ma è soprattutto la terra della corsa che nove corridori su dieci sognano di vincere per tutta la vita: il Giro delle Fiandre, de Ronde per i fiamminghi, è una forma di culto. E’ la corsa dei muri, quelle improvvise salite di pietre che sorgono dal nulla nel cuore di paesi pieni di guglie e di grigio. E’ la corsa dei duri. Vincere qui è come battere gli inglesi sull’erba del centrale di Wimbledon. E’ qualcosa che dura tutta la vita, ti scalda nelle notti d’inverno e ti fa vento nell’afa dell’estate.

De Ronde, la corsa dell’orgoglio fiammingo, è l’unica Classica a essersi svolta in un territorio occupato dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Ma durante la grande guerra, la corsa si fermò: la terra dei fiamminghi era soltanto morte e distruzione. La prima edizione di quella che per molti è la corsa più bella del mondo, nel maggio del 1913, era lunga 330 chilometri, il traguardo era in un velodromo tutto circondato dall’acqua. Vinse un fiammingo di 25 anni, Paul Deman, e vinse allo sprint dopo più di 12 ore di corsa. Durante la guerra Deman diventò una spia, portava messaggi agli alleati nascondendoli in un dente d’oro. I tedeschi lo arrestarono a Lovanio, dove arriva il Mondiale di domenica, e lo condannarono a morte: soltanto l’armistizio gli salvò la vita. E con la vita la carriera: nel 1920 vinse la Parigi-Roubaix. Da un velodromo all’altro, dall’inferno vero a quello in corsa.

Dicevamo di Lovanio, costruita sui tanti rami del fiume Dijle, sede di una delle università più antiche e prestigiose del mondo, che poi sono diventate quattro, ma anche, più prosaicamente, di una birra conosciuta in tutto il mondo, la Stella Artois. Domenica il centesimo campione del mondo del ciclismo alzerà le braccia in mezzo alla storia. Abbiamo parlato di birra, non possiamo tralasciare l’altra gloria locale: le patatine fritte. Anche se tutto il mondo le chiama French fries, sono belghe. La colpa è dei soldati americani, che le mangiarono durante la prima guerra mondiale: credettero di essere in Francia, perché sentirono chi cucinava parlare in francese, e così tramandarono un errore. La leggenda vuole che siano nate a Namur a metà del Seicento, durante un inverno particolarmente freddo. I fiamminghi erano soliti pescare nella Mosa dei piccoli pesciolini: fritti, parevano bastoncini. Ma quell’anno la Mosa gelò e non si poteva pescare. Non sapendo cosa servire durante la festa della città, i fiamminghi pensarono di tagliare le patate a bastoncino, per farle sembrare pesci fritti. Così nacque un mito.

Il culto non sbiadisce, anzi si alimenta. Nella città di Freddy Maertens, Roeselare – in fiammingo è Roeseloare e in francese è Roulers, che in italiano suonerebbe rulli, sì, come quelli per pedalare – una chiesa sconsacrata ospita una specie di museo dedicato a Eddy Merckx. Su quello che prima era l’altare hanno scritto la loro preghiera: Koers is religie, la corsa è religione.