A proposito di Aru, Moser risponde a Saronni: «Caro Beppe, adesso dico la mia»

Francesco Moser alla partenza del Giro d'Italia 2021, da Torino
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Francesco Moser è impegnato ad accogliere i tanti ospiti che hanno invaso il suo Trentino per i campionati europei, ma non si sottrae ad una riflessione sulla incredibile decisione di Fabio Aru di porre fine alla sua carriera di corridore professionistico. «Per certi versi mi ricorda un po’ la storia di Moreno – esordisce – anche Moreno era arrivato al professionismo con tanto entusiasmo, ha raccolto qualche risultato e poi ha mollato».

Ma Fabio aveva fatto diversi anni molto buoni…

«Andava forte ed aveva fatto grandi cose. Ci aveva fatto sperare di aver trovato un campione in grado di ottenere grandi risultati e, per certi versi, li ha anche raggiunti. Una vittoria alla Vuelta, la maglia gialla al Tour…».

Cosa può succedere ad un atleta che improvvisamente si smarrisce?

«Io credo che sia stato più un problema di testa che di fisico. Ad un certo punto, penso, si sia perso e non è più riuscito a ritrovarsi. Credo che psicologicamente abbia perso le sue certezze, le sue convinzioni. E quando ti perdi entri in un labirinto dal quale non è facile uscire».

Aru si è sempre allenato con grande impegno. Qualcuno ha addirittura immaginato che fossero proprio gli eccessivi allenamenti a sfinirlo.

«Un corridore costruisce anno dopo anno le sue certezze, i suoi metodi. E la tua condotta ti porta a certi risultati. Se poi tutto questo va in discussione perché non ti ritrovi più, non è semplice per nessuno ricostruirsi. Sbatti la testa da tutte le parti cercando di uscire e se non arrivano risultati che ti aiutano a ritrovarti, ti perdi sempre di più. Io penso sia stato questo, perché fisicamente l’ho sempre visto bene».

Saronni ha detto che lui ha fatto tutto il possibile per sostenerlo.

«Non ne dubito. E’ normale che una squadra che ha tanto investito su un corridore così importante ha tutto l’interesse a sostenerlo ed aiutarlo. Ma credo che ci sono momenti in cui il corridore ha bisogno soprattutto di sé stesso. Negli ultimi anni i risultati sono stati troppo modesti per quello che aveva fatto vedere. Il problema, a mio avviso, è stato altro, come ho detto. Ha perso fiducia».

Aru ora si dedicherà alla famiglia.

«Anche questo mi rafforza nella mia convinzione: ha bisogno di ritrovarsi e la famiglia è il luogo migliore per curare le sue ferite e recuperare morale».