TOKYO 2020 / La critica di Cipollini alla Nazionale: «Che errore preparare le Olimpiadi in altura!»

Mario Cipollini, campione del mondo a Zolder nel 2002, in una foto d'archivio
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La delusione di una medaglia mancata nella prova in linea delle Olimpiadi di Tokyo ha scatenato reazioni molto diverse tra gli appassionati e gli addetti ai lavori. Alcuni, come l’esperto Giuseppe Martinelli, hanno difeso il lavoro della nazionale italiana, affermando che di più proprio non si poteva fare. Altri hanno invece criticato le scelte di Davide Cassani o il modo di correre degli azzurri, mai davvero protagonisti sul percorso a cinque cerchi.

Mario Cipollini ha voluto invece porre l’accento sulla preparazione dei cinque atleti italiani al via delle Olimpiadi. Secondo il velocista infatti la prestazione piuttosto anonima dei nostri (a esclusione di Bettiol fermato solo dai crampi) è dovuta all’altura e il grande lavoro in quota fatto prima della partenza per il Giappone.

«I ritiri in altura non servono per preparare le corse di un giorno. L’alta quota stimola infatti la produzione di ossigeno tramite i globuli rossi, fondamentali per attività con sforzo prolungato come le grandi corse a tappe.

«Non dimentichiamoci poi che a Livigno, dove gli azzurri si sono allenati, fa piuttosto freddo, mentre a Tokyo le temperature erano elevate e c’era molta umidità. Bisognava cercare un clima simile a quello giapponese per abituare i corpi a quel tipo di meteo. I ragazzi sono rimasti sorpresi da quel clima insopportabile e il fisico ne ha risentito.

«Inoltre una gara come quella olimpica richiede fuori giri su salite di 15-16 minuti dopo 190 chilometri di gara. Un allenamento di questo tipo non si fa affatto in quota! Soglia e fuorisoglia si preparano in tutt’altra maniera.

«Infine, sulla gestione degli uomini, credo che usare Caruso nelle prime fasi sia stato un grande errore. Damiano era l’unico italiano ad aver dimostrato nel corso della stagione di poter tenere il ritmo dei migliori in salita».