Tokyo 2020 / Lamon: «Ho convinto Villa a cambiare strategia. Sarò io il primo del quartetto, serve esplosività»

Francesco Lamon sarà tra i protagonisti azzurri nel quartetto su pista
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Freddezza, capacità di leggere l’azione avversaria, struttura fisica, esplosività, capacità di assumersi responsabilità. In due parole: fisico e razionalità. Francesco Lamon delle Fiamme Azzurre è pronto per la sua seconda Olimpiade: a Tokyo il pistard azzurro, continuerà la personalissima storia a cinque cerchi che avrà contorni nuovi. La parte assegnata al veneto dal cittì Marco Villa ha il sapore della novità: Lamon infatti sarà il primo del quartetto, la guida dei compagni per provare a centrare un risultato di assoluto prestigio. Su quibicisport a pochi giorni dalla partenza, le emozioni, le sensazioni e le ambizioni di Lamon e l’analisi sui possibili rivali per la corsa alle medaglie.

Olimpiadi di Tokyo, Francesco Lamon sei pronto e che emozioni provi prima della partenza?

«Ovviamente c’è forte entusiasmo da parte di tutto il gruppo perché veniamo da un avvicinamento abbastanza stressante, ma nel senso buono del termine. Da otto che eravamo, siamo diventati sei e quindi per forza di cose un po’ di stress c’è sempre, ma è uno stress normale e un pizzico di competitività di noi, deve esserci sempre. Abbiamo lavorato tranquillamente, io sono pronto e dall’altura di Livigno, le gare su strada e il grosso blocco di pista fatto fino ad adesso, mi danno grande consapevolezza per andare a Tokyo. Un appuntamento molto importante che tutti sognano e arrivarci così è un punto a proprio favore. Arriviamo sicuri delle nostre capacità».

Quali saranno le rivali da temere nella corsa alle medaglie?

«A oggi, visto l’ultimo Mondiale e considerato il fatto che non abbiamo avuto la possibilità di scontrarci da febbraio 2020, direi la Danimarca. A ruota mi sbilancerei dicendo Australia e Nuova Zelanda. Mi sentirei di escludere la Gran Bretagna: non sono mai scesi sotto i 3’50” che comunque rappresenta uno scalino importante tra chi può ambire a una medaglia e chi no. Per noi la Danimarca è l’avversario più temuto».

Da quarto a primo uomo: come avete deciso questa strategia con il cittì Marco Villa? Ti senti pronto per questo ruolo?

«Sì, assolutamente. Sembra quasi una coincidenza: a Rio 2016 ero il quarto e cinque anni dopo mi ritrovo a fare tutto l’opposto, perché mi occupo della partenza. Si è trattato di un esperimento di Marco Villa perché in un campionato europeo a Berlino nel 2017, l’anno successivo alle Olimpiadi in Brasile, io casualmente ero riserva in quell’appuntamento e sono riuscito a correre il chilometro da fermo che non è una specialità nelle mie caratteristiche, pur difendendomi bene. Vedendo il tempo che avevo fatto, ho iniziato a occuparmi della partenza nel quartetto: un ruolo abbastanza delicato perché oltre alla mia dipende anche la partenza di altre tre persone. Uno sforzo forte, intenso, ma in direzione della condizione di tutti e quattro. Più quartetti si fanno, più si affina l’intesa fra di noi. Siamo riusciti a trovare il giusto equilibrio tra noi quattro, ricopro questo ruolo molto volentieri anche perché essendo il primo devo essere più esplosivo degli altri. Per adesso ho tutte queste caratteristiche e mi trovo bene a farlo, un ruolo che mi si addice e lo farò al meglio».

Chi saranno il secondo, il terzo e il quarto?

«Dalle prove fatte fino ad adesso, il quartetto standard all’80% saremo io, secondo Consonni, terzo Milan e quarto Ganna. Salvo imprevisti, questo sarà il quartetto».

Che rapporto sceglierai?

«Non abbiamo un rapporto fisso, stiamo sperimentando perché le condizioni della pista di Montichiari non sono le stesse di Tokyo: influirà l’umidità, la secchezza dell’aria e il rapporto va calibrato e scelto bene. Per ora stiamo facendo degli esperimenti per avvicinarci il più possibile a quello che potrà essere un ipotetico rapporto. Si valuterà tutto lì, dopo aver provato un paio di giorni la pista e il ritmo gara».

Francesco Lamon e compagni con quali ambizioni partono per Tokyo?

«Penso che partire da qui senza ambizioni di medaglia, sia anche inutile. Noi puntiamo sempre al massimo risultato possibile. Sappiamo di cosa siamo capaci, di come abbiamo lavorato e quali sono gli obiettivi alla nostra portata. Non voglio essere scaramantico, ma andiamo lì per il massimo e grazie alle Fiamme Azzurre per il grande supporto. Se sarò a Tokyo, è grazie a loro».