GIRO D’ITALIA U23/ Boscolo (Cycling Team Friuli) tira le somme: «Potevamo fare molto di più» (VIDEO)

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In cima al Nevegal spunta finalmente anche Renzo Boscolo, una delle figure di riferimento del Cycling Team Friuli. Al solito brio, tuttavia, non può non mescolarsi dell’amarezza: dai suoi ragazzi si aspettava un Giro diverso.

Renzo, perché ti fai vedere soltanto adesso?

«Perché il caro Matteo Provini, come diceva a voi qualche giorno fa, non è l’unico che lavora. Per essere qui oggi ho preso mezza giornata di ferie».

Di cosa ti occupi?

«Lavoro alla Fincantieri. Oppure, come diciamo scherzando al Friuli, faccio il direttore sportivo e nel tempo libero mi dedico alla Fincantieri».

Bando alle ciance, Renzo: dal vostro Giro ci si aspettava di più.

«In parte lo penso anche io, credo che a penalizzare il bilancio sia soprattutto il tracollo di Pietrobon».

A cosa lo imputi?

«Lui e Petrelli hanno preparato il Giro a Livigno, tra freddo e neve, mentre al Giro specialmente nelle prime tappe hanno trovato il caldo. Uno dei motivi è sicuramente questo».

E poi?

«E poi, parlando con suo padre, è emerso che già un’altra volta da junior aveva avuto dei problemi dopo un ritiro. Può darsi che dall’altura non tragga beneficio, i corridori non sono tutti uguali».

Specialmente ieri, nella tappa di casa, Pietrobon si è comunque fatto vedere.

«Lo doveva prima di tutto a se stesso, d’accordo il non sentirsi al massimo ma stiamo parlando di un ragazzo che si gioca il professionismo».

Secondo te Amadori lo porterà al Tour de l’Avenir?

«Glielo auguro, ma ad ora ti direi più no che sì. E lo capirei, purtroppo il Giro è stata una brutta battuta d’arresto per Pietrobon. Ma si rifarà, non temete».

Ottimi segnali dagli altri, Sandri e Buratti su tutti.

«Sandri ieri è stato quinto, se riesce a convertire in risultati i valori che rileviamo noi allora ci divertiremo. E peccato per il ritiro di Buratti, caduto due volte tra giovedì e ieri: è quello che ci ha stupito più di tutti, quattro volte nei primi dieci».

Petrelli come sempre molto solido, Carretta invece ha faticato molto.

«Per Petrelli vale il discorso di Sandri, sono già degli ottimi atleti ma devono dimostrarlo vincendo. Il fatto è che il livello è alto e loro non possono contare sullo spunto veloce. Per Carretta il discorso è diverso».

Prego.

«Ci penso da settimane e non credo di sbagliare: non aver potuto lavorare di persona coi ragazzi per tutto l’inverno ci ha fortemente penalizzato».

Cos’è che manca?

«Noi cerchiamo di formare un atleta sotto tutti i punti di vista: spirito di gruppo, sacrificio, empatia, alimentazione, respirazione, preparazione, allenamenti. Fare tutto questo a distanza ci ha penalizzato».

Credi che Carretta stia scontando questo?

«In buona parte sì. Durante il corso della stagione si cerca di recuperare, magari anche nei dieci giorni del Giro, ma non è la stessa cosa. E magari Carretta farà quel cambio di passo, ma con un anno di ritardo. Alla loro età, e in questo ciclismo frenetico, un anno è una vita».