Fortunato: «Vi racconto il mio Zoncolan metro per metro, così sono entrato nella storia»

Lorenzo Fortunato, il Re dello Zoncolan al Giro 2021, nel giorno di riposo a Canazei
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Questa è una storia di karma, tenacia e destino. Di karma come la capacità di attendere il momento giusto. Di tenacia, per crederci sempre. Di destino perché nulla accade per caso. Lorenzo Fortunato della Eolo-Kometa Cycling Team, in un sabato pomeriggio di maggio ha realizzato il sogno di tanti altri giovani che iniziano a correre in bicicletta: vincere una tappa al Giro d’Italia? No, di più! Vincere “La” tappa per eccellenza, e qui un articolo segna tutta la differenza del mondo. Una giornata rimasta nel cuore dei tifosi italiani, per la meravigliosa impresa del 25enne di Castel de’ Britti. 204 chilometri di pura passione e talento da Cittadella al Monte Zoncolan: la distanza necessaria a trasformare un sogno in realtà, oggi la ripercorriamo attimo per attimo su quibicisport insieme a Lorenzo Fortunato l’autore di un capolavoro sportivo, lì dove undici anni prima aveva vinto il suo manager Ivan Basso.

Lorenzo Fortunato primo sullo Zoncolan. Tutto vero! Riviviamo insieme quelle emozioni.

«Ho realizzato tutto nei giorni successivi. Sul momento non mi ero reso conto di cosa avevo fatto, di aver vinto sullo Zoncolan. Sono partito alla mattina e il mio obiettivo, prima di vincere e tutto, era centrare la fuga. Riuscendoci, in salita mi avrebbero battuto in pochi. Nelle tappe precedente vedevo che ero sempre lì, nelle prime venti posizioni, poi Ivan Basso prima di partire mi ha detto “Fortu, vai in fuga oggi e vinci!”. Ci sono riuscito e abbiamo fatto i primi cinquanta chilometri penso in un’ora e le prime due ore di corsa sono state le più difficili di tutto il giorno. Dopo quando è iniziata la salita stavo bene e sullo Zoncolan ho agito di istinto e sono riuscito a vincere».

Alla presentazione del percorso del Giro, avevate puntato su questa tappa?

«No. Puntavamo a vincerne una, ma non a quella. Penso che per Eolo, per la squadra e per tutto il gruppo era quella più importante. Non ci avevamo proprio pensato, però credevamo di poter vincere, Ivan (Basso, ndr) era sicurissimo che avrei vinto una tappa e mi diceva “Tu vinci una tappa” e alla fine l’ho vinta».

Quegli attimi nello stadio naturale dello Zoncolan, magici.

«Mi veniva la pelle d’oca. Quando avevo la gente a destra e a sinistra che mi chiamava per nome e tutta l’ultima settimana è stata così, io andavo veramente più forte. Sensazioni uniche».

Il momento “thrilling” dove uno spettatore è entrato in contatto con te, ha lasciato tutti col fiato sospeso.

«Sul momento non mi sono neanche reso conto. Ho agito d’istinto. Ho visto che mi era venuto addosso, ma non come si è visto in televisione. Mi sono spaventato più a guardarlo dopo che nel mentre».

Mollema e Bennett, poi Tratnik: li hai scrutati, studiati e staccati tutti.

«Innanzitutto guardavo Bennett e Mollema come facevano tutti. Poi ho visto che quando mi alzavo in piedi e aumentavo subito l’andatura, riuscivo a guadagnare due metri. In faccia non li vedevo bellissimi, però sai avendo più esperienza di me potevano anche fingere. E allora ho agito d’istinto e ho detto vado su Tratnik tanto sto bene e la salita è salita per tutti. Una volta raggiunto Tratnik ho pensato che il punto più duro della salita fosse quello più a mio favore e appena la strada si è impennata ho aumentato e sono rimasto da solo».

Fortunato solo al comando dello Zoncolan, l’arrivo si avvicina. Andiamo!

«Spingevo a tutta, più forte che potevo. Ho guardato soltanto una volta in cima all’ultimo chilometri e ho detto “Cavoli, sono da solo. È l’ultimo chilometro, è fatta. Poi ho alzato la testa e ho visto che l’arrivo era ancora altissimo, perciò non ci pensavo e ho dato tutto. Ho realizzato di aver vinto soltanto negli ultimi centocinquanta metri».

Portaci nel live dall’ammiraglia della Eolo-Kometa.

«Mi dicevano “Quando arrivi negli ultimi tre chilometri fai una cronoscalata fino in cima e vai, vai, vai!” E così ho fatto».

Lorenzo Fortunato è il Re dello Zoncolan. Che succede da adesso?

«Ero felicissimo. Poi dopo l’arrivo c’era Luca Spada il capo di Eolo che è corso ad abbracciarmi. Piangevano tutti ed erano felicissimi. Al Giro d’Italia sei in una centrifuga: pensi a recuperare tutti i giorni per fare dopo il successivo. E così volevo fare bene anche nelle tappe successive. Vedevo che stavo bene e volevo confermarmi. Mi sono reso conto di tutto quanto sono tornato a casa».

I tuoi genitori e la tua ragazza come hanno esultato?

«Erano tutti contentissimi. Dal mio papà, alla mamma, alla fidanzata. Erano più felici loro di me».

L’accoglienza al rientro a Castel de’ Britti?

«Sono stati tutti felici, c’erano cartelloni con sopra scritto “Fortunato, Re dello Zoncolan”. Erano tutti orgogliosi e felicissimi. Dopo il campionato italiano organizzeremo una festa in paese».

Dei “vecchi” e piccoli compagni dei G4 a San Lazzaro, in quanti ti hanno scritto?

«Mi hanno scritto tutti. Ho ancora più di cento messaggi da leggere da dopo lo Zoncolan».

E da Basso e Contador?

«Il video di Contador è stato fantastico e poi avere Ivan Basso e tutti gli altri a seguirmi, è stata la cosa migliore».

Nel futuro che tipo di corridore vuoi diventare?

«Sicuramente fare bene nelle corse a tappe di tre settimane, quindi un corridore da Grandi Giri».

A proposito del futuro in gruppo, arrivano proposte?

«Ho tante proposte, devo ancora valutare, però la Eolo-Kometa è stata la squadra che mi ha fatto crescere tantissimo ed è come una famiglia per me».

Fortunato potrebbe essere molto vicino al salto nel World Tour?

«Sì, sì».

Ultimo chilometro in compagnia di Lorenzo Fortunato e quibicisport: il trionfo sullo Zoncolan, la cartolina più bella del Giro d’Italia 2021 anche per i bambini che si appassionano a uno sport magnifico.

«Ho lanciato un messaggio importante: che tenere duro e non mollare mai paga sempre. E che il divertimento rappresenta la parte fondamentale del nostro sport. Senza dimenticare di crederci sempre e comunque».