Nonno Valverde e baby Ayuso, Spagna padrona senza età: da 41 anni a 18

Valverde e Ayuso in trionfo al Giro del Delfinato e al Giro U23, nella giornata del 4 giugno 2021 (foto: A.S.O./Fabien Boukla, Team Colpack Ballan/Rodella)
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Il ciclismo è una questione di costanza, di serietà e (forse) di età. Quell’età considerata da molti schiava del tempo che non si riesce a battere e ci sottrae freschezza e capacità innovativa. Ma se parliamo di Alejandro Valverde, il concetto non vale, anzi si raddoppia e travalica qualsiasi confine possibile e immaginabile. Estate 2003: gli Eiffel 65 infiammano le piazze del Festivalbar con “Quelli che non hanno età” e sulle strade della Vuelta a España inizia la leggenda del Bala con due vittorie a Port d’Envalira e Sierra de La Pandera. Da meno di un anno, a Jávea, è nato Juan Ayuso che inizia a correre all’età di 7 anni, sognando di ripercorrere le imprese dei connazionali più grandi. E ieri, tra Le Sappey-en-Chartreuse e Imola, il ciclismo spagnolo potrebbe aver suggellato un simbolico passaggio di eredità, dopo diverse stagioni di anonimato nei Grandi Giri.

Da Valverde ad Ayuso: la Spagna può tornare grande

La risposta è sì. Per una nazione che non era andata mai così male al Giro d’Italia dal 2014, ora si apre uno spiraglio con il talento del Team Colpack-Ballan che da inizio stagione ha dominato le Classiche della categoria Under 23 e ha iniziato subito con la “garra” del fuoriclasse anche la Corsa Rosa. Ayuso, già forte di un contratto con l’UAE Team Emirates dal 1° agosto 2021 e fino al 2025, vuole lasciare il segno su un palcoscenico prestigioso come quello del Giro. Sei vittorie stagionali, un fisico che richiama i corridori moderni alla Van der Poel: alto, strutturato, agile sulle salite e potente sui tratti dove c’è da spingere a gittata prolungata. Ad appena 18 anni, ha una carriera davanti a se, ma i presupposti e le caratteristiche per lasciare il segno tra i pro’ ci sono tutti. Ayuso è l’esempio della Nuova Era del ciclismo: arrivano i giovani eroi di una stirpe che si sta imponendo in Europa e non solo, prototipi del ciclista moderno, generato dall’evoluzione dello sport, ma anche della specie, perché un tempo non era comune veder circolare ragazzoni così completi a 18-19 anni.

Alejandro Valverde sul podio della sesta tappa del Giro del Delfinato (foto: A.S.O./Fabien Boukla)

Dove può arrivare Ayuso

Altra bellissima domanda. Pensiamo a dove è arrivato l’Embatido: 4 Liegi, 5 Freccia-Vallone, 12 tappe alla Vuelta, 5 tappe al Tour, il Mondiale di Innsbruck a 38 anni. Più un’infinità di piazzamenti nelle Top Ten dei Grandi Giri e tantissime Classiche corse da indiscusso protagonista. Ayuso approderà nel WorldTour con quattro primavere di anticipo rispetto al murciano del Team Movistar che ha sempre difeso i colori di squadre spagnole: Kelme, Illes Ballears, Caisse d’Erpagne e Movistar. Per Ayuso lo step rappresenta un upgrade rispetto al “nonno” delle due ruote iberiche. Andrà all’Estero e già sta vivendo un’esperienza complessivamente molto formativa, visto che si divide tra Andorra e Bergamo. I trionfi al Trofeo Piva e al Giro del Belvedere sono stati la naturale prosecuzione di un’ottima Settimana Internazionale Coppi e Bartali, dove ha dimostrato di sapersi già muovere tra i big. Il futuro? Tutto da scrivere, magari vincendo il Giro Under 23 e realizzare un nuovo capitolo della saga di “Quelli che non hanno età”.