Magrini: «È facile ora massacrare Aru. Non è finito, ma vada all’attacco»

Fabio Aru, alla prima stagione con il Team Qhubeka-Assos, impegnato nel training camp di apertura del 2021
Tempo di lettura: 3 minuti

La miglior strategia è l’attacco. Di quelli di una bellezza brutale per il gruppo che resta lì in bilico ad aspettarti. Per Riccardo Magrini, Fabio Aru deve tornare al coraggio e alle azioni arrembanti di un tempo senza fare troppi calcoli o preoccuparsi delle conseguenze. Tra strategie di attacco e terapie di difesa, la scelta vincente secondo Magrini – ex pro’ e direttore sportivo e attuale commentatore tecnico di Eurosport, molto perspicace e competente in materia – è la prima. Convinto con un flow maggiore che magari potrebbe anche mandarlo fuorigiri all’inizio, ma almeno potrebbe fargli comprendere le sue condizioni reali. Il sardo della Qhubeka-Assos che chance avrà al Tour of the Alps? Che tipo di corsa dovrà fare per arrivare bene al Giro d’Italia? Riccardo Magrini, come il miglior Oracolo di Delfi, vira sul “Conosci te stesso” e su quibicisport.it analizza il futuro del Cavaliere dei Quattro Mori.

Magro, il Fabio Aru dei Paesi Baschi che impressioni ti ha lasciato?

«Mi sembra un po’ affrettato fare dei commenti sulla prova di Fabio Aru. Direi che sia il momento di lasciarlo un po’ tranquillo e aspettare un po’ più avanti. Deve ritrovare la condizione. Il Giro dei Paesi Baschi è una corsa molto esigente, molto dura e con un livello molto alto. Un giorno lo abbiamo visto abbastanza bene in salita, però chiaramente è lontano dalla condizione, dobbiamo aspettare».

Al Tour of The Alps farà meglio?

«Credo di sì perché è chiaro che poi correndo la condizione aumenta e si va sicuramente meglio. Se sarà così, potrà capire veramente quali sono le sue reali possibilità di tornare ai livelli di qualche anno fa. Ci vuole un po’ di tempo. Cavendish per esempio ha vinto dopo annate difficili. Parlando di Aru, non si tratta di un corridore che ha vinto cento corse come Cavendish, ma vado a memoria e ne avrà vinte sette/otto. Non è uno di quelli super vincenti. Ma bisogna avere pazienza».

Partirà con quali obiettivi?

«Provare a fare classifica e migliorare la sua condizione per stare con i migliori. In ottica Giro d’Italia deve fare un salto in avanti. Lo sa lui e lo sa tutto il suo staff. Ha ancora un po’ di tempo per crescere in vista del Giro, non tantissimo, ma quest’anno si è rimesso in gioco con umiltà anche nel ciclocross e credo che questa sia la strada giusta».

Nella Qhubeka-Assos, che tipo di prospettive può avere?

«Il suo obiettivo sono le grandi corse a tappe. Il Tour of the Alps è già una corsa che ci può dare il suo valore. Il ciclismo corre, ci sono i giovani, la qualità è aumentata e il livello si è alzato notevolmente. L’importante è che lui non perda la retta via, non abbia cali di morale e vada avanti con il suo programma. Non me la sento di dare dei giudizi e sicuramente al Tour of the Alps la squadra girerà in maniera diversa nei suoi confronti, se è lì ha fiducia da parte del team e sta a lui farsi vedere. Farà qualcosa in più rispetto al Giro dei Paesi Baschi, in caso contrario ci sarà da preoccuparsi».

Immaginiamo una conversazione tra Riccardo Magrini e Fabio Aru: cosa gli diresti? C’è grande attesa di vederlo al Giro d’Italia.

«L’attesa su Fabio Aru c’è. Se togli Nibali, in seconda battuta la speranza è quella di rivedere Fabio Aru. Deve ritrovare la serenità che gli manca da un po’, questa pressione intorno a lui non fa sicuramente bene. Io gli direi di andare per la sua strada, tranquillo e di cercare di provare a fare qualche azione per misurarmi un po’ e fare fatica. Stare tutto il giorno in gruppo ti porta a subire soltanto. Cercherei di avere un atteggiamento più aggressivo: lui era un attaccante e che faceva delle cose a volte anche un po’ avventate, ma le faceva. Fa niente che poi lo staccano, ma stare lì ad aspettare la fiammata degli altri secondo me non rende».

LEGGI L’INTERVISTA DI GIGI SGARBOZZA SU FABIO ARU, SU QUIBICISPORT.IT