L’ultima fermata la fece a Gand, il 13 novembre 2016. Pieno Nord, e non poteva chiudersi altrimenti la carriera di Fabian Cancellara, alias la Locomotiva di Berna, che sulle rotte delle grandi classiche franco-belghe aveva costruito parte della sua straordinaria carriera, vincendo tre giri delle Fiandre e altrettante Parigi-Roubaix.
Per salutarlo, al velodromo Kuipke andarono in oltre seimila: musica, spettacoli e una serie di sfide in pista, fra lo svizzero, figlio di un elettricista di Potenza, e alcuni suoi amici-avversari come Franck Schleck, Pozzato, Wiggins e Vanmarcke.
«Quando la testa ti dice che è ora di chiudere, bisogna accettarlo», disse. La testa magari no, ma fisico e gambe avrebbero potuto continuare ancora a lungo. La sua ultima stagione, a 35 anni, è stata quella di un campione ancora nel pieno delle forze. Cominciò con il terzo trionfo alla Strade Bianche, continuò con un 2° posto al Fiandre e lievitò in un fantastico crescendo a cronometro, con le vittorie alla Tirreno-Adriatico, al Giro di Svizzera e ai campionati nazionali.
Cancellara: ai Giochi di Rio la sua “crono perfetta”, proprio a un passo dal ritiro
Il suggello della sua fenomenale parabola agonistica arrivò proprio in una gara contro il tempo, alle Olimpiadi di Rio, il 10 agosto 2016. Già medaglia d’oro 8 anni prima a Pechino, Cancellara si presentò tutt’altro che sicuro di vincere, a causa di qualche acciacco e della durezza del percorso.
Invece, proprio a un passo dal ritiro, costruì quella che lui stesso definì la gara perfetta: Dumoulin fu il primo dei battuti, a 47”, Froome dovette accontentarsi della terza piazza, a 1’02”. Il secondo oro olimpico a cronometro, in aggiunta ai quattro mondiali contro il tempo già in bacheca, lo laureò come uno dei più forti specialisti della storia.