AMARCORD/40 Il giovane Cunego “studia” Simoni: due anni dopo scoppierà la guerra

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Quando, da Juniores, vinse il campionato del mondo, andava in bici soltanto da un paio d’anni. Sulle strade della sua Verona, staccò in salita il russo Kajumov e volò da solo al traguardo. Pieno di talento, con marcate attitudini da scalatore, Damiano Cunego si attirò subito la scomoda etichetta di nuovo Pantani

Quasi inevitabile, del resto: era l’ottobre del 1999 e il Pirata, che qualche mese prima a Madonna di Campiglio aveva cominciato il suo calvario, era davvero sulla bocca di tutti. Il cammino successivo farà scolorire il paragone, a parte una curiosa analogia: come Pantani aveva fatto con Chiappucci, anche Cunego frantumò rapidamente la leadership del suo capitano, Gilberto Simoni.

La copertina di Bicisport del febbraio 2002 offre un quadretto che con il senno del poi assume un retrogusto beffardo. La recluta, appena approdata tra i professionisti, apprende i segreti del campione, che alle spalle ha già trent’anni e due Giri d’Italia vinti. 

Cunego: il “tradimento” di Bormio sancì la rottura

Si sa come sono andate poi le cose: nel 2004 l’esplosione di Cunego sulle strade rosa culminò con l’attacco nel tappone alpino di Bormio. Simoni lo considerò un tradimento e giurò vendetta immediata, ma dovette arrendersi e vedere il “delfino” festeggiare a Milano. 

Fu facile pensare a un passaggio di consegne: Simoni aveva già 33 anni, Cunego dieci di meno e il mondo in mano. In realtà, il vecchio Gibo continuò a correre Giri d’Italia da protagonista (pur non vincendone più alcuno), mentre il talento veronese si allontanò sempre di più dai vertici delle grandi corse a tappe, rivelandosi invece talvolta vincente nelle classiche. I suoi tre Giri di Lombardia bastano da soli a riempire una carriera