Cassani spiega perché i nostri giovani non riescono ad affermarsi come gli altri

Cassani
Davide Cassani in una foto d'archivio alla partenza della Milano-Sanremo 2021.
Tempo di lettura: < 1 minuto

Davide Cassani, alla vigilia della Sanremo, si è lasciato andare ad una serie di considerazioni molto interessanti sulle nuove generazioni di corridori.

«Il problema dei giovani corridori italiani – ha affermato Cassaniè piuttosto evidente. All’estero i corridori arrivano al professionismo dopo tre anni nel corso dei quali corrono prima una, poi cinque ed infine anche dieci corse a tappe. Per un giovane le corse a tappe sono fondamentali perché formano il motore e portano il fisico alla maturità.

«In Italia – ha proseguito – abbiamo corridori che sono arrivati al professionismo senza aver mai corso una gara a tappe. Inevitabile che il loro approccio sia difficile: hanno un fisico immaturo ed una conoscenza del proprio fisico limitata.

«Nel ciclismo di oggi – ha continuato – non c’è molta pazienza ad aspettare i giovani per cui i nostri molto spesso non hanno il tempo di maturare. Dopo uno o due anni, nella migliore delle ipotesi vengono messi a lavorare, nella peggiore vengono licenziati. Così i nostri si bruciano nel disinteresse di tutti. Forse, se ci fosse una squadra ProTour italiana potrebbe avere più pazienza ed aspettarli un anno in più. Ma una squadra belga, francese, spagnola non ha nessun interesse ad aspettare un giovane italiano dal futuro incerto.

«Quindi – ha concluso il tecnico delle Nazionalibisogna curare di più i nostri giovani prima del passaggio al professionismo. Rinunciare ai circuiti di paese e farli correre di più all’estero, fargli fare corse a tappe, aiutarli a maturare prima del passaggio al professionismo altrimenti rischiamo di bruciare i nostri giovani e pensare che gli altri sono più forti, mentre sono solo curati meglio».